Esce con ROI Edizioni Vivere il metaverso, il nuovo libro di Alessio Carciofi che offre ampie riflessioni sul futuro della tecnologia e sulla trasformazione digitale radicale che stiamo attraversando.
Lo sviluppo del metaverso procede a ritmi esponenziali e il suo avvento è l’opportunità di ripensare la nostra realtà, imparando anche dagli errori del passato. Possiamo pensarlo, scrive l’autore, «come una rete tridimensionale in cui ogni utente, con il proprio alter ego digitale, può creare mondi paralleli e immaginari, fatti su misura per lui.» Una rete di mondi virtuali in cui immergersi per vivere una realtà desiderabile che si adatta ai nostri desideri e ai nostri comandi. E la sfida più grande e più che mai necessaria in questa transizione epocale rimane quella di non perdere l’umanità, tenendo alta l’attenzione sulle tematiche del benessere, dell’inclusione e della sostenibilità. Perché, al di là delle potenziali forme che assumerà, il Metaverso è qui. E non sta solo trasformando il modo in cui vediamo il mondo, bensì il modo in cui partecipiamo al mondo. Non sostituirà Internet, ma si appoggerà a esso fino a trasformarlo. In questo mondo virtuale la dimensione spazio-temporale si dilata in un non-tempo e in un non-luogo, che mette in discussione tutte le leggi sociali stratificate nei secoli. Un mondo nuovo, veloce, mutevole e governato da algoritmi, che a loro volta governano chi vi migra, in cui la tecnologia immersiva cambia il modo in cui interagiamo con qualsiasi cosa, dallo sport alla medicina.
Anche gli investimenti iniziano a essere significativi e influenti: secondo la ricerca di ReportLink, il mercato del Metaverso potrebbe valere 758,6 miliardi di dollari nel 2026; Microsoft, Nvidia, Apple stanno investendo e continueranno a farlo, Airbnb già immagina di affittare case in questa mixed reality. Bloomberg calcola che entro fine decennio si raggiungerà un miliardo di utenti.
Su questa trasformazione radicale Alessio Carciofi offre una riflessione ampia: come cambieranno famiglia, lavoro, istruzione, cultura? Come gestiremo gli aspetti normativi ed etici? Ma anche: quali sono i rischi? E quali sono i modi per vivere al meglio questa realtà? Dal 2020, con la pandemia, tutti abbiamo abbracciato il digitale con maggiore enfasi, ma non abbiamo avuto ancora l’occasione per rallentare e comprendere cosa ci aiuta e cosa ci fa stare male. Questo, per Carciofi, è il punto centrale: quando parliamo di Metaverso dobbiamo prima di tutto comprendere la transizione digitale nelle nostre vite personali. Un rapporto equilibrato con la tecnologia – il cosiddetto digital well being o benessere digitale – è dunque il fulcro delle sue riflessioni: non è necessario aspettare l’avvento del Metaverso per comprendere che è già adesso un punto focale: dell’abbuffata digitale che stiamo vivendo dobbiamo essere tutti consapevoli. Ora più che mai è determinante farsi domande sull’impatto che la tecnologia ha sulla nostra mente e sul nostro corpo, e su come questa influisce nelle relazioni e nel mondo del lavoro. Il benessere digitale diventa quindi una nuova competenza, una nuova materia che andrebbe inserita in modo strutturale anche nei programmi per poter contribuire anche a un dibattito più ampio sui problemi di inclusione ed empatia digitale.
Carciofi pone poi l’attenzione sulla pluralità di luoghi virtuali in cui il soggetto si può trovare contemporaneamente, sul valore della presenza e dell’attenzione. Indaga sul valore umano in termini aziendali e di rendimento, sulle sfumature dei sentimenti, non governati da numeri ma da istinti difficilmente replicabili virtualmente.
E, in tutto questo, il compito delle aziende è quello di creare una tecnologia che rispetti:
Tempo e valore: le tecnologie che ci fanno risparmiare tempo ci danno accesso a contenuti che migliorano le nostre vite e che apportano un qualche tipo di valore aggiunto.
Salute e privacy: questi due fattori sono discriminanti per lo sviluppo di un futuro tecnologico che rispetti il nostro benessere fisico e virtuale. La privacy in particolare è già uno degli elementi più conflittuali di tutto il processo di transizione digitale.
Fiducia verso il mondo digitale: la tecnologia che porta efficienza, valore, salute e privacy non ottiene nulla se non infonde anche fiducia. Questo sentimento può essere incoraggiato e costruito nel tempo, ma dipende enormemente dai contesti sociali in cui viviamo e dai nostri principi.
Equilibrio per la società e per l’individuo: la capacità di una società di andare verso una direzione quanto più etica e responsabile ne determinerà il successo in futuro.
Se il Metaverso, nelle sue declinazioni, rappresenta il mondo “immateriale”, sarà sempre più necessario bilanciarlo con uno “materiale”, a contatto con la natura. «Ci sono diversi obbiettivi», scrive Carciofi, «che dovremmo porci per transitare verso il futuro dell’umanità. Il più ignorato è, semplicemente, assicurarsi che l’umanità rimanga umana». Man mano che il Metaverso cresce, dobbiamo ricordarci i problemi sorti dai mondi virtuali precedenti, come il culto della disponibilità 24/7. Impariamo dai nostri errori. Dedichiamoci tempo e spazio per rallentare e riposare. Per sognare e riflettere. Per nuovi percorsi, nuovi esperimenti. «La tecnologia non si progetta autonomamente: alla guida ci sarà sempre l’anima dell’uomo che vive e sogna su questa Terra.»