Mercoledì 18 gennaio alle ore 21 va in scena al Teatro Duse di Bologna ‘Il fu Mattia Pascal’ dal romanzo di Luigi Pirandello. Sul palco Giorgio Marchesi che firma la regia insieme a Simonetta Solder. Lo spettacolo è accompagnato dalle musiche dal vivo di Raffaele Toninelli. Identità e rinascita sono i temi al centro di questa versione contemporanea e ambientata nell’arco di tutto il Novecento, non solo a cavallo dei due secoli scorsi.
“Abbiamo voluto sperimentare un linguaggio che potesse essere accessibile e appetibile a tutti, anche e soprattutto alle nuove generazioni – spiegano Marchesi e Solder – con l’obiettivo di allontanarci dalla visione polverosa erroneamente associata ad alcuni capolavori letterari, abbiamo scelto un punto di vista vitale, dinamico e divertito” della vicenda. “Insieme a Raffaele Toninelli, che ha creato una drammaturgia musicale sul testo, abbiamo dato vita a un’atmosfera non realistica. Non abbiamo voluto ambientare il testo precisamente nei primi anni del secolo scorso, abbiamo preferito traslarlo e trascinarlo lungo il Novecento – aggiungono in registi – per assecondare la contemporaneità dei temi trattati nell’opera: il rapporto con la propria identità, oggi moltiplicata dai tanti profili di cui ormai ci serviamo quotidianamente per comunicare sui social. Ma anche la rinascita, dopo lo sconvolgimento delle nostre vite negli ultimi due anni”.
“Mi trasformerò con paziente studio sicché, alla fine, io possa dire non solo di aver vissuto due volte, ma di essere stato due uomini diversi” scrive Pirandello. Pascal sembra chiedere quindi “non solo un’altra possibilità, come spesso sogniamo tutti, di ricominciare da capo o di correggere gli errori del passato, ma vuole anche abitare un’altra persona, nuova, diversa, sconosciuta” osservano ancora Marchesi e Solder, svelando che “da queste due frasi, da questi due spunti è nata l’idea di proporre al pubblico la storia di Mattia Pascal e Adriano Meis, concedendoci la libertà di giocare con questi due personaggi e sottolineando l’umorismo presente nel testo, pur lasciando intatto lo stile e il linguaggio originali. Perché un testo, anche se un classico, rimane un pre-testo per comunicare col pubblico e, visto il momento storico, meglio farlo con leggerezza”.