Tutti sanno ormai che “il fumo fa male” ed è responsabile dell’insorgenza di un ampio spettro di patologie, dal cancro alle malattie respiratorie, fino a quelle cardiovascolari e dell’apparato riproduttivo. Secondo il Ministero della Salute, 20 sigarette al giorno a partire dai 25 anni riducono la vita media di oltre 4 anni e mezzo: per ogni settimana di fumo si perde un giorno di vita.
In occasione della giornata mondiale senza tabacco, la ricercatrice della Fondazione Ri.MED Chiara Cipollina spiega cosa avviene nei polmoni dei fumatori e come a Ri.MED stiano sviluppando nuovi farmaci per il trattamento delle malattie infiammatorie polmonari, di cui il fumo è la principale causa.
Innanzitutto, il team Ri.MED di Ricerca sperimentale sul polmone guidato della dott.ssa Cipollina si è concentrato sullo studio dei “macrofagi alveolari”, cellule immunitarie che rappresentano la linea di difesa primaria dei polmoni. Il buon funzionamento dei macrofagi alveolari è fondamentale per la salute del polmone e dell’intero organismo. Queste cellule, infatti, svolgono la funzione di “difensori” delle vie aeree, attivando la risposta immunitaria in caso di attacco da parte di virus e batteri. Inoltre, lavorano come “spazzini” dell’alveolo polmonare, eliminando tutte quelle sostanze potenzialmente dannose (pulviscolo atmosferico, detriti derivanti da cellule morte, etc.). Se la risposta immunitaria viene correttamente attivata, virus e batteri vengono sconfitti, l’infiammazione viene risolta e i macrofagi “ripuliscono il campo di battaglia”.
Gli studi del team Ri.MED hanno dimostrato che il fumo riduce drasticamente l’attivazione del macrofago e dunque la risposta immunitaria. I macrofagi dei fumatori, non solo hanno minore capacità di contrastare virus e batteri, ma rischiano persino di “soccombere” ad essi, andando incontro alla morte cellulare e contribuendo così ad accrescere reazioni infiammatorie.
Quindi, non solo un fumatore è più esposto a livello polmonare a virus e batteri, ma sviluppa anche un forte rischio di infiammazione cronica, che induce a bronchiti croniche e contribuisce alla progressione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una malattia polmonare infiammatoria cronica che secondo l’OMS rappresenta la terza causa di morte nel mondo.
“La BPCO si manifesta in età avanzata ed è caratterizzata da un invecchiamento accelerato del polmone, di cui il fumo di sigaretta rappresenta il maggiore fattore di rischio ambientale” spiega la dott.ssa Cipollina. “Attualmente non ci sono farmaci in grado di fermare la progressione della malattia e nei casi più gravi il trapianto di polmone può essere l’unica cura praticabile. La ricerca che stiamo conducendo punta proprio a questo: trovare un modo per controllare l’infiammazione cronica, intervenendo sui meccanismi che regolano attivazione e morte dei macrofagi alveolari.
Lo studio delle alterazioni molecolari causate dal fumo sta portando all’individuazione di alcuni potenziali target terapeutici per lo sviluppo di nuovi farmaci per il trattamento di malattie infiammatorie polmonari, a cui stiamo attualmente lavorando”.
La dott.ssa Cipollina collabora con diversi enti, in primis con la Divisione di Chirurgia Toracica e Trapianto di polmone dell’ISMETT di Palermo, di cui la Fondazione Ri.MED è partner. Progetti di ricerca congiunti come questo tra la Fondazione Ri.MED e l’IRCCS ISMETT consentono il rapido trasferimento dei risultati scientifici alla pratica clinica e rappresentano un’integrazione di ricerca e cura a beneficio dei pazienti.