Burro e formaggi a latte crudo, biologici, ottenuti con il latte di animali bovini e caprini allevati liberi e con sola erba di montagna, d’estate negli alpeggi fino a 2000 metri, e senza l’utilizzo di insilati e mangimi industriali; vini ottenuti recuperando antichi terrazzamenti. Questo offrono le nostre Alpi: un cibo vivo, coltivato, raccolto e lavorato nell’aria fresca e pulita delle vette alpine, un cibo che diversi importanti enti italiani e stranieri, tra i quali la Regione Lombardia, chiedono venga riconosciuto patrimonio immateriale UNESCO, da proteggere perché si fonda su una agricoltura straordinaria, che rispetta persone, animali e paesaggi e su un’antropizzazione che si inserisce con umiltà nella bellezza spontanea dei paesaggi.
Invece, in Italia, i territori di montagna vengono abbandonati, i piccoli agricoltori e allevatori lasciano il territorio sia per mancanza di adeguati sostegni dalle istituzioni sia per la difficoltà a commercializzare i loro prodotti nelle città, dove cresce invece l’esigenza di una alimentazione più sana, insieme alla coscienza green.
Il sito ecommerce www.ilcipodellealpi.it nasce con l’intento di contribuire a colmare questi gap rendendo disponibili facilmente a tutti gli italiani le produzioni giornaliere genuine delle piccole aziende a conduzione familiare dei borghi delle Alpi italiane a rischio di spopolamento, a cominciare da quelli della Valtellina e della Valle Camonica, designata dall’UNESCO Riserva della Biosfera (UNESCO 2018) e terra di origine gli ideatori dell’iniziativa: Fabrizio Zanotti, documentarista ed esperto di comunicazione, impegnato da anni nella valorizzazione del cibo, dell’ agroecologia, e delle comunità alpine; Valentino Bonomi, laurea in agraria alla Università della Montagna di Edolo e titolare con la moglie della azienda agricola e di agriturismo San Faustino a Ceto (Bs), dove i Bonomi vivono da secoli e oggi abitata appena da 777 persone; Claudio Furloni, ex dipendente in pensione del Comune di Milano, esperto di cibo e storia delle comunità alpine.
Il progetto www.ilcibodellealpi.it è stato presentato dai tre soci martedì 26 settembre a Milano, allo storico locale Sacrestia Farmacia Alcolica.
Proprio nella città della Madonnina, aprirà a ottobre 2023 il primo punto fisico di ritiro dei prodotti, in via Ascanio Sforza 57, secondo una logica di slow delivery. Il locale appartiene agli imprenditori milanesi Giampiero Carota e Davide Casneda, che hanno sposato la mission dell’ecommerce.
Inoltre, in alcune zone di Milano, sarà possibile anche ricevere gli acquisti al proprio indirizzo, pagando un sovrapprezzo per sostenere attività di piantumazione a compensazione della CO2 emessa in atmosfera. I punti di ritiro vogliono essere anche luoghi d’incontro, front office per le prenotazioni dei freschi e spazio per esposizioni ed eventi, al fine di diffondere l’informazione e la passione per il cibo di montagna.
“L’idea è nata nel 2020 in Valle Camonica, dove abbiamo la sede della società, presso l’azienda San Faustino di Valentino Bonomi, a Ceto, che offre anche un negozio partner come pure l’Azienda Agricola Bezzi di Ponte di Legno (Bs). – spiega Fabrizio Zanotti -. Vogliamo diventare la comunità per eccellenza di chi ama la montagna italiana, le sue sfide, la sua cultura alimentare”.
Gianna Del Prestello, Agriturismo Prestello: «Chi acquista dal Cibo delle Alpi fa una scelta consapevole rivedendo con spirito di comunità i paradigmi del delivery moderno. Noi diamo valore alla lentezza. In quest’ottica, i punti di ritiro sono nodi di una rete attenta ai diritti dell’ambiente, delle persone e degli animali».
I prodotti
L’offerta dell’ ecommerce comprende un paniere completo di latte e diverse tipologie di formaggi unici, creati da agricoltori/casari con metodi tradizionali, come il latte innesto, il latte crudo e la lenta stagionatura in cantina, senza coloranti o conservanti, vaccino e di capra; salumi a stagionatura naturale, resi esclusivi dagli agricoltori e dalla mano dei norcini, tra i quali il salame camuno o la slinzega e bresaola della Valtellina; pasta fresca di farine e acqua di montagna, a lenta essicazione, come i Casoncelli Camuni e i Calsù di Vione, preparati a mano; prodotti da forno in primo luogo il pane di farine locali e lievito madre impastato a mano e cotto nei forni a legna; e poi liquori e vini estremi come lo TZERB, ottenuto recuperando antichi vitigni autoctoni della Valtellina; miele e dolci tipici come la spongada o la bisciola cotte nel forno a legna. Non mancano, gli ortaggi biologici e biodinamici. Tutto da piccole realtà di montagna dove la produzione del cibo è un’arte tramandata da generazioni e le condizioni naturali per la produzione degli alimenti è ideale.
Basta pensare per esempio all’acqua che in montagna conserva un equilibrio, nel pH e nella durezza fondamentali nella produzione dei prodotti da forno: infatti, il pH è spesso bilanciato tra 7 e 8, il che significa che non è né troppo acida né troppo alcalina. La varietà di minerali è vasta, ma la quantità non è quasi mai eccessiva e questo rende l’acqua con un livello di durezza ben equilibrato. In particolare, in termini di purezza, durezza e pH, l’acqua di Prestine, antico borgo con 390 abitanti del Comune di Bienno (Bs) in Valle Camonica, è famosa da secoli per le sue altissime qualità.
La montagna offre anche un campionario ricco, curioso e benefico di erbe selvatiche, dal notevole valore nutrizionale, con i loro micronutrienti, come racconta Abbi Molinari, da 35 anni famosa raccoglitrice che collabora con “Il Cibo delle Alpi” e fa parte dell’Associazione Italiana di Fitoalimurgia. Le erbe selvatiche delle Alpi sono ricche di vitamine, minerali e antiossidanti, che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario e a contrastare i danni dei radicali liberi nel corpo. In passato, quando le persone di montagna si nutrivano di una scarsa varietà di cibo (per lo più patate, cereali minori e poca carne), l’inclusione regolare di erbe spontanee nella dieta favoriva lo stato di salute.
I cereali di montagna, maturando ad altitudini elevate dove fa più freddo, con maggior esposizione ai raggi UV e presenza di rocce e minerali nei terreni, offrono semi più ricchi di sostanze nutritive e aromatiche.
Le coltivazioni vengono fatte in modo tradizionale e artigianale, senza l’uso di pesticidi o fertilizzanti chimici, fattore che tra l’altro contribuisce a preservare la qualità e la biodiversità del terreno e degli ecosistemi circostanti. A vantaggio anche dei pascoli.
Gli animali: solo in Valle Camonica si trova ancora la Capra Bionda dell’Adamello una razza autoctona che si è sviluppata nell’ambiente protetto e chiuso della Valsaviore. Una capra dalle origini antichissime che accompagna da secoli l’uomo in ambienti difficili dove altri animali domestici non potrebbero vivere. La Capra Bionda dell’Adamello ha mantenuto nei secoli qualità da animale selvatico e dona latte pregiato, magrissimo e ricco di nutrienti. Nella sua dieta ci sono piante ed aromi che altri animali rifiutano, come il rovo e i licheni. Questa alimentazione conferisce al suo latte caratteristiche estremamente interessanti, in particolare ha una percentuale di grassi molto bassa che non supera quasi mai la media del 3,1%.
Sviluppo sostenibile
Con www.ilcibodellealpi.it, che mira in prospettiva a riunire tutti i piccoli produttori delle nostre montagne, dal Piemonte al Friuli, si favorisce insomma un modello di sviluppo sostenibile. Le parole chiave sono agroecologia e biodiversità, artigianalità, ma anche turismo sostenibile, alternativo ai grandi flussi legati allo sci; salvaguardia della tradizione senza ridurla a folklore, traghettandone i valori negli scenari economici e di vita più attuali. Non ultimo, si crea lavoro per i giovani: solo in Valle Camonica si stimano alcune centinaia di potenziali opportunità. Senza contare le persone di ogni età che sempre più numerosi sono interessati a lasciare le città per attività nella natura.
Il patrimonio alimentare alpino racchiude la costante e millenaria ricerca di equilibrio tra uomo e natura e per questo il cibo delle Alpi è un laboratorio di buone pratiche agricole, ma anche di filosofia di vita: “Da noi – ricorda Fabrizio Zanotti – c’è una cultura dei limiti perché l’asprezza della terra ci insegna che non le si può chiedere più di quello che ci può dare e che la terra e gli animali vanno tutelati, non sfruttati, perché si sopravvive o si muore insieme”.
“In montagna l’unico modello agricolo veramente sostenibile è rappresentato dalle piccole realtà produttive – sottolinea Valentino Bonomo-. Grazie ad una rinnovata cultura dei limiti stiamo ritrovando l’antico rispetto dell’uomo per la natura. Questo è il principio che vogliamo diffondere. Gli agricoltori della nostra comunità sanno bene quanto è importante osservare ed ascoltare il territorio per avere il meglio, in armonia. Con il cibo si concretizza un lungo processo di scambio e dialogo tra uomo e ambiente”.
La montagna, a differenza degli oceani e delle foreste, non è interessata direttamente dai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, eppure è un genere territoriale rilevante per l’Italia e proprio le comunità di montagna possono offrire risposte concrete ai grandi temi ambientali e alimentari del nostro tempo.
Sul sito www.ilcibodelllealpi.it si trovano anche storie di agricoltori, delle loro scelte radicali in nome ,spesso, di un sogno tramandato di padre in figlio.