Si è conclusa la Conferenza Nazionale Straordinaria di Sanità Pubblica, organizzata dalla Società Italiana d’Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) presso Villa Erba a Cernobbio.
“Siamo molto soddisfatti nell’aver portato a termine un evento che ha visto impegnati più di 1000 Igienisti su tematiche cogenti per la Prevenzione – dichiara la Prof.ssa Roberta Siliquini, Presidente della Società Italiana d’Igiene (SItI) – È stata una Conferenza estremamente operativa, dalla quale usciamo accresciuti dal punto di vista della consapevolezza di quelle che sono le azioni intraprese e da intraprendere. La nostra Società scientifica è fortemente determinata ad essere pro-attiva nel portare la Prevenzione al centro delle politiche di Sanità pubblica, interagendo sempre di più con le Istituzioni e con il Governo”. “In queste giornate sono state affrontate tutte le tematiche relative alla prevenzione con un approccio molto pragmatico, spiega la Presidente –
Abbiamo cercato di individuare le criticità e trovare le soluzioni da poter offrire alle Istituzioni per rendere la nostra prevenzione più efficiente possibile e farne uno strumento utile per migliorare la qualità della vita e la salute della nostra popolazione.”
Alla cerimonia di chiusura dell’evento ha partecipato, in collegamento, anche la Ministra dell’Università e della Ricerca, On. Anna Maria Bernini che, come Ministro ma anche come Professore universitario, condivide la responsabilità di informare i giovani e lanciarli in un mondo del lavoro adeguato alla loro formazione. Ai tanti giovani specializzandi presenti ha confermato di voler essere sempre al loro fianco – insieme al Ministro della Salute, On. Orazio Schillaci – per rendere sempre più efficiente il nostro SSN. “Come dice il nostro Presidente della Repubblica Mattarella – ha affermato l’On Bernini – il nostro Sistema Sanitario Nazionale è un motore di giustizia, un vanto per il nostro sistema, ma un vanto che va mantenuto, e come tale abbiamo iniziato a lavorare insieme all’On Schillaci.” L’On Bernini ha evidenziato di avvertire l’esigenza di un’ulteriore maggiore qualificazione di
figure professionali che operano e dovranno operare nella gestione di un mondo sanitario che sta cambiando. “Nei confronti dei giovani professionisti del futuro – ha aggiunto la Ministra – abbiamo un dovere di flessibilità e di professionalità, dobbiamo essere consapevoli del fatto che stiamo formando figure professionali per occupazioni che esistono ancora solo in parte e sono destinati a subire importanti modifiche.” Nel corso
del collegamento, l’On Bernini ha illustrato tre punti fondamentali sui quali i due Ministeri – dell’Università e Ricerca e della Salute – si stanno muovendo, ovvero la riflessione sull’accesso ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, che deve essere progressiva per garantire la qualità dell’offerta formativa, il rafforzamento delle borse di studio con l’obiettivo di mettere in campo più fondi per i dottorati di ricerca favorendo la crescita dell’Università Italiana e il finanziamento alla Ricerca anche grazie ai fondi del PNRR per garantire l’investimento in sistemi virtuosi. “Iniziative rivolte ad un Paese che ha a cuore la formazione, la capacità e la flessibilità dei suoi professionisti nell’ambito della salute soprattutto per un miglioramento della qualità delle cure che il SSN può offrire.” come ha sottolineato la Presidente Siliquini.
La formazione, infatti, per i tantissimi giovani partecipanti alla Conferenza, rappresenta un aspetto fondamentale e, proprio per questo motivo, in più di una delle sessioni in programma si è discusso su quali siano gli spazi e quali le carenze formative a cui si deve far fronte.
“La formazione rappresenta un caposaldo della nostra attività – chiarisce il Prof. Carlo Signorelli, Presidente della sezione Lombardia della Società Italiana d’Igiene (SItI) – C’è la formazione per i Corsi di Laurea – non solo in Medicina ma anche in altri Corsi di Laurea – la formazione Specialistica in Igiene e Medicina Preventiva e la formazione ‘di terzo livello’, con i Master – sia di approfondimento tecnico che in Management – dato che molti dei nostri specialisti si occuperanno poi di attività dirigenziali. Alla Conferenza appena conclusa hanno partecipato moltissimi medici specializzandi in Igiene e Medicina Preventiva, che hanno portato e discusso lavori interessanti, mettendo in evidenza spazi e carenze formative ai quali dobbiamo far fronte. Una comunità scientifica che ha l’ambizione di essere referente per le politiche di prevenzione deve naturalmente avere i
quadri ben formati per poter essere di aiuto alle Aziende Sanitarie Locali e all’Università per attività di comunicazione e formazione anche del personale sanitario. Durante la Conferenza Nazionale di Sanità Pubblica sono state discusse ed approfondite tutte queste tematiche, al fine di poter dare ai nostri giovani elementi per essere aggiornati e pronti alle sfide del futuro”.
Come sottolineato anche dal Prof. Silvio Brusaferro, Past President dell’Istituto Superiore di Sanità e Socio della Società Italiana d’Igiene, “la sfida attuale è quella di poter garantire ed attualizzare il Servizio Sanitario Nazionale con i suoi valori ed i suoi principi, nella transizione globale che stiamo vivendo”. Tutto ciò passa attraverso Professionisti competenti e capaci di orientare e supportare le scelte delle persone e della comunità. “In Sanità Pubblica – ha concluso Brusaferro – sono essenziali formazione, aggiornamento continuo e percorsi di esperienza”.
Durante la tre giorni di incontri organizzati dalla Società Italiana d’Igiene, però, si è fatto il punto anche su tantissime tematiche legate alla prevenzione della salute pubblica, dalla sicurezza dell’acqua e dell’ambiente alla corretta alimentazione e nutrizione, dagli stili di vista all’invecchiamento in salute, fino all’antibiotico resistenza.
“Uno dei temi affrontati riguarda la qualità dell’acqua destinata al consumo umano, alla luce dei principi di ‘One Health’ che, sul fronte ‘salute’, vede il passaggio da una visione lineare e retroattiva ad un approccio prospettico, olistico e interdisciplinare – commenta la Prof.ssa Maria Teresa Montagna, membro della Giunta Esecutiva SItI – Questo nuovo concetto considera la risorsa idrica come fonte essenziale di vita, resa particolarmente vulnerabile dai cambiamenti climatici per le ripercussioni sulle falde idriche sotterranee e sugli oceani. Basti pensare alla presenza di micro e nano-plastiche nelle risorse idriche e nell’ambiente marino che noi ingeriamo con il consumo di acqua e pietanze a base di pesce. Anche la presenza di ‘inquinanti emergenti’, ad esempio PFAS, antibiotici, prodotti cosmetici, droghe, rappresenta un tema cruciale perché legati allo sversamento dei reflui su suolo e indirettamente nelle acque sotterranee, con un ritorno dall’ambiente all’uomo.
Nella sessione è stato presentato il nuovo D. Lgs. 18/2023, che ha recepito la Direttiva Europea 2020/2184 con un approccio basato sull’analisi del rischio, la sicurezza delle acque negli edifici, l’informazione e la comunicazione. La sessione si è conclusa con l’auspicio di poter garantire nel prossimo futuro un accesso all’acqua ‘sicuro’ attraverso l’attuazione dei moderni approcci proposti dalle nuove direttive e un confronto tra i più rilevanti attori dei processi normativi, basato su un’attenta analisi delle interdipendenze
tra acqua, ambiente, clima e salute umana”.
Altro importante tema affrontato è quello dell’invecchiamento in salute, ovvero l’importanza per gli anziani di avere una comunità che li protegga permettendo loro una vita sociale che gli igienisti ritengono fondamentale. In più sessioni si è ribadito quanto sia importante mantenere gli anziani in un buono stato di salute, fisicamente e
mentalmente attivi seguendo corretti stili di vita e di alimentazione. “La situazione sociodemografica italiana è in continua evoluzione ed è fondamentale, per il Sistema sanitario, che gli anziani dei prossimi anni, mantengano un buono stato di vita – ha commentato il Dr. Antonio Ferro, Past President SItI – Se da un punto di vista anagrafico l’Italia, insieme al Giappone, è quella che possiede l’età media più avanzata, dobbiamo ancora recuperare
degli anni di vita potenzialmente buoni e di qualità rispetto ai paesi del Nord Europa. È fondamentale che questa fascia di popolazione mantenga stili di vita sani. La sanità, ed in particolare i Dipartimenti di Prevenzione, devono lavorare per mantenere queste persone in salute attraverso l’attività fisica ed una corretta alimentazione, evitando l’abuso di alcol ed il fumo. Tutto questo permetterà di migliorare complessivamente la salute dell’anziano, grazie anche ad un attento utilizzo degli screening oncologici attivi nella popolazione. Un altro elemento su cui la Sanità Pubblica dovrà lavorare è quello dell’integrazione con tutti gli altri Enti e in particolare i Comuni perché una vita sana si può condurre solo se anche l’ambiente è predisposto, un ambiente dove ci sono piste ciclabili, dove c’è aria pulita, dove ci sono dei Parchi, dove c’è una comunità che avvolge e permette di mantenere una vita sana. Il ruolo chiave dei Dipartimenti di Prevenzione e della Sanità Pubblica non è solo sulla salute in senso stretto ma nella prevenzione ovvero nell’aiutare tutta la società civile a lavorare per mantenere la popolazione anziana in salute.”
A questo proposito la Dr.ssa Elena Alonzo, Coordinatrice del Collegio Operatori SItI, ha voluto ricordare quanto sia fondamentale seguire e recuperare il “modello” – seguito ormai solo una percentuale minoritaria della popolazione – della dieta mediterranea.
Adottandola, infatti, si può ottenere una riduzione del 30% degli eventi cardiovascolari e complicanze di diabete, ma anche una riduzione del 14% di mortalità per neoplasie e un calo del 14%-18% di incidenza di tumori al seno.
“La Dieta mediterranea non è più conosciuta, utilizzata e seguita dalla popolazione italiana ed è un valore che dobbiamo assolutamente recuperare, in quanto è la principale soluzione che permette di stare in salute, all’insegna delle tradizioni e abitudini del nostro territorio – spiega la Dr.ssa Alonzo – Frutta, verdura, pesce, specialmente quello azzurro, olio extra vergine d’oliva, cereali integrali. Sono tutti alimenti che consentono, con
semplicità, di portare sulla tavola alimenti gustosi che fanno guadagnare in salute. Su questo fronte si sta lavorando molto, con il Ministero della Salute, grazie all’istituzione del Tavolo Tecnico sulla Sicurezza Nutrizionale che, come primo obiettivo, punta alla promozione del consumo, ogni giorno, di cinque porzioni di differenti colori di frutta e verdura. Solidi studi basati su evidenze scientifiche a livello mondiale hanno dimostrato,
infatti, come tale consumo eviti un enorme numero di morti e di anni trascorsi in cattive condizioni di salute. La dieta mediterranea previene lo sviluppo di malattie cardiovascolari, del diabete di tipo 2 e di numerosi tipi di tumore e delle malattie neurodegenerative. Un altro elemento fondamentale è quello della riduzione del consumo del sale. Forti evidenze scientifiche dimostrano come sia sufficiente ridurre gradualmente
un suo utilizzo, sostituendolo magari con erbe aromatiche o spezie, per avere una notevole diminuzione delle incidenze di patologie cardiovascolari, come infarti, ictus ed ipertensione. Basta poco per seguire degli accorgimenti che possono rendere più varia e più ricca l’alimentazione di tutti, per trascorrere veramente bene buona parte della vita, in buona salute”.
Ultimo importante spunto dalla Conferenza Nazionale Straordinaria di Sanità Pubblica è quello dell’antimicrobico-resistenza, un problema che tende, nel corso del tempo, ad aumentare anziché diminuire. “Va fatta una politica di uso prudente degli antibiotici. Non bisogna usarli male e troppo” commenta il Prof. Gianni Rezza, medico ed epidemiologo, ex Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria presso il Ministero della Salute e dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità. “Gli antibiotici sono uno strumento troppo prezioso per perderne l’efficacia e bisogna adottare tutte quelle procedure che fanno sì che i germi all’interno degli Ospedali, dalle RSA verso gli Ospedali, non circolino o che la loro circolazione tenda ad arrestarsi. Se l’Ospedale è il luogo dove si amplificano le epidemie di antibiotico-resistenza è pur vero che esiste un problema anche in comunità.
Alcuni antibiotici che erano estremamente efficaci nei confronti dei germi comuni adesso non sono più efficaci nei confronti di questi stessi germi perché vengono usati troppo e male. Va fatta informazione nei confronti dei cittadini affinché non facciano terapia antibiotica da sé. È necessaria anche una collaborazione stretta con i Medici di Medicina Generale che istruiscano i loro assistiti. Negli ultimi anni, l’uso, l’abuso e il mis-uso di
antibiotici, a livello di comunità, è un po’ diminuito ma bisogna fare di più per far sì che questi strumenti preziosi che noi abbiamo restino efficaci e che vengano utilizzati appropriatamente.”