Come risaputo tutte le opere dell’ingegno umano nascono da un pensiero e ciò che genera suscita altri pensieri ancora, potremmo dire un ‘caleidoscopio’ di pensieri ‘ad libitum’ che muove nella quarta dimensione, il tempo. Non poteva essere diversamente per la Divina Commedia di Dante Alighieri. Un’opera unica che nel tempo è anche diventata un vero pilastro della letteratura mondiale. Ma il sommo poeta Alighieri dove ha tratto ispirazione per realizzare il suo fantastico viaggio allegorico e metafisico? Ecco, offrire anche un viaggio fantastico visivo e immersivo nelle tre regioni celesti è uno degli obiettivi de “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”, un film con la regia di Jordan River e prodotto dalla Delta Star Pictures.
La pellicola è un percorso metafisico nell’Apocalisse immaginaria descritta dall’esegeta biblico Gioacchino da Fiore. Ambientato nel Medioevo, tra antiche abbazie, scriptorium, atmosfere di altri tempi e luoghi mistici per scoprire un tema più che mai attuale, ossia lo scontro tra il bene e il male, la morte e la vita oltre la vita. Tema centrale dell’opera è il superamento della seconda morte. Importante sia per Gioacchino che per Dante, infatti, non è vincere la prima morte, quella del corpo materiale (che è certa per tutti), ma trionfare sulla seconda morte, quella dello spirito.
Come ha annunciato la produzione, l’opera si muove su più livelli narrativi: uno storico, che si basa su eventi realmente accaduti, e uno fantasy, che prende vita da stati metafisici come la dimensione onirica, ma anche l’estasi e il viaggio nei tre regni dell’immaginario dantesco, ossia Inferno, Purgatorio e Paradiso. Leggendo la Divina Commedia sappiamo che Dante si ispirò molto alle opere di Gioacchino. L’Abate fondatore dell’Ordine florense, infatti, non fece semplicemente da eco ad aspetti spirituali, ma si dedicò a una disamina della storia dell’umanità. Il poema De Gloria Paradisi, scritto da Gioacchino ben oltre un secolo prima di Dante, già divideva l’aldilà in Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Un film storico, certo, poiché si basa su fatti realmente accaduti che hanno interessato in prima persona le vicende del grande pensatore medioevale, che dopo un viaggio in Terrasanta ebbe una crisi mistica e decise di diventare monaco per studiare e scrivere sull’Apocalisse (su licenza ricevuta da Papa Lucio III); all’epoca il monaco cistercense era una figura di spicco che di tanta luce aveva irradiato il Medioevo, Dante stesso nel XII canto del Paradiso lo definì “…di spirito profetico dotato”.
Grazie a moderne tecniche di modellazione 3D e di fotogrammetria digitale saranno presenti nel film scenari virtuali che faranno rivivere alcuni luoghi delle terzine dantesche. A curare tali scene è stato lo stesso supervisore agli effetti visivi digitali Nicola Sganga (veterano degli FX e vincitore di due David di Donatello); la produzione ha annunciato che nel film sono stati ricostruiti per la prima volta alcuni ambienti realmente esistenti, che hanno ispirato il monaco cistercense nel 1200, e che poi Dante ha ripreso nella Divina Commedia circa un secolo dopo. Immergersi in queste scene sarà così come entrare un po’ anche nell’anima del poema di Dante.
Come ha annunciato la produzione, l’opera si muove su più livelli narrativi: uno storico, che si basa su eventi realmente accaduti, e uno fantasy, che prende vita da stati metafisici come la dimensione onirica, ma anche l’estasi e il viaggio nei tre regni dell’immaginario dantesco, ossia Inferno, Purgatorio e Paradiso. Leggendo la Divina Commedia sappiamo che Dante si ispirò molto alle opere di Gioacchino. L’Abate fondatore dell’Ordine florense, infatti, non fece semplicemente da eco ad aspetti spirituali, ma si dedicò a una disamina della storia dell’umanità. Il poema De Gloria Paradisi, scritto da Gioacchino ben oltre un secolo prima di Dante, già divideva l’aldilà in Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Un film storico, certo, poiché si basa su fatti realmente accaduti che hanno interessato in prima persona le vicende del grande pensatore medioevale, che dopo un viaggio in Terrasanta ebbe una crisi mistica e decise di diventare monaco per studiare e scrivere sull’Apocalisse (su licenza ricevuta da Papa Lucio III); all’epoca il monaco cistercense era una figura di spicco che di tanta luce aveva irradiato il Medioevo, Dante stesso nel XII canto del Paradiso lo definì “…di spirito profetico dotato”.
Grazie a moderne tecniche di modellazione 3D e di fotogrammetria digitale saranno presenti nel film scenari virtuali che faranno rivivere alcuni luoghi delle terzine dantesche. A curare tali scene è stato lo stesso supervisore agli effetti visivi digitali Nicola Sganga (veterano degli FX e vincitore di due David di Donatello); la produzione ha annunciato che nel film sono stati ricostruiti per la prima volta alcuni ambienti realmente esistenti, che hanno ispirato il monaco cistercense nel 1200, e che poi Dante ha ripreso nella Divina Commedia circa un secolo dopo. Immergersi in queste scene sarà così come entrare un po’ anche nell’anima del poema di Dante.