Sono dieci e si prendono cura del pianeta. Lo fanno in modi diversi, ma tutti legati a doppio filo con il cibo e con ciò che questo porta con sé: sono le Donne che salvano la terra, dal nome dell’iniziativa con cui Slow Food Italia ha voluto dare valore e voce a chi, spesso nell’ombra, lavora per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto e – in un certo senso – cambiare il futuro. Da un lato, perché lavorano consapevoli che ciò che saremo domani (e le risorse che avremo a disposizione in futuro) dipendono da quello che facciamo oggi. Dall’altro, perché possono essere fonte di ispirazione per le ragazze e i ragazzi che stanno compiendo il loro percorso di formazione scolastico e personale. Proprio per questo motivo, la cerimonia di premiazione si è svolta questa mattina – in occasione della Giornata della Terra – al Liceo Classico e Linguistico “Gioberti” di Torino, istituto che ha dato vita alla prima comunità Slow Food di studenti e insegnanti.
Le protagoniste sono dieci donne piemontesi, provenienti da tutte le province: dieci storie che Slow Food Italia riesce a raccontare grazie al lavoro della sua rete, che le ha scovate e segnalate, e al patrocinio e al contributo della Regione Piemonte.
«Il mondo del cibo racchiude in sé uno dei preconcetti che maggiormente hanno contribuito a identificare la donna con la casa e con le mansioni domestiche: non una scelta, ma come obbligo indiscutibile» sostiene Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. «Lo stesso è valso per la cura dell’orto e del giardino, della cucina e della dispensa. Ma il cibo – coltivato, trasformato, venduto, narrato – può essere anche strumento di emancipazione. Autodeterminarsi può significare allontanarsi o reinterpretare i ruoli che la storia e la cultura hanno cucito addosso alle donne, esercitando il diritto imprescindibile di esprimere attitudini, competenze, capacità, desideri, ambizioni».
Le donne che salvano la terra attraverso il cibo, prosegue Nappini, «sono figure eroiche e concrete che scelgono strade poco battute, nelle quali intravedono la possibilità di scrivere una narrazione diversa, di rigenerazione. È così che il cibo si fa palcoscenico di dieci-cento-mille storie di emancipazione femminile. Occuparsi di cibo diventa un progetto culturale, la scelta consapevole di assumere il ruolo attivo di artefici di senso piuttosto che quello passivo di consumatrici». Il loro è un «modello di relazione con l’altro e col vivente tutto diverso da quello vigente, basato su antagonismo e prevaricazione, perché imperniato sull’ascolto e sull’empatia, sulla comprensione e sull’accoglienza. Integrare le attività umane con l’ambiente che ci ospita è la naturale alternativa per chi non ha privilegi da preservare e abbraccia la sperimentazione, mettendo a valore resilienza, sensibilità e potenza. Sono storie concrete e poetiche – conclude Nappini – capaci di ispirare e disegnare un futuro migliore per se stesse e per le generazioni a venire».
Le dieci donne premiate sono state selezionate da un’apposita commissione tra le oltre trecento segnalazioni arrivate nei mesi scorsi dalla rete di Slow Food in Piemonte, composta non soltanto da soci e simpatizzanti, ma anche da gastronomi, attivisti ambientali e operatori della società civile, giornalisti e blogger. Le loro storie rappresentano qualcosa in più delle semplici vicende personali e professionali delle protagoniste: sono una testimonianza e la dimostrazione che esiste un modo diverso di stare al mondo, alimentato dalla cura, nutrito e ispirato dal cibo buono, pulito e giusto, vissuto attraverso la gioia di condividere e di costruire un futuro migliore per tutti.
Per raccontarle, Slow Food Italia ha realizzato una serie di materiali pubblicati sui propri canali: un libretto pensato come strumento di orientamento al lavoro per le scuole di secondo grado della regione e interviste da leggere sul sito slowfood.it; dieci video pubblicati su YouTube; un book fotografico per ciascuna e una collana di podcast con la quale l’associazione della chiocciola inaugura il suo canale. Anche le musiche originali dei podcast sono realizzate da un gruppo di donne piemontesi: fanno parte dell’Orchestra di Terra Madre e, attraverso un linguaggio diverso e gli strumenti classici e della tradizione, trasformano in musica il lavoro delle donne che salvano la terra.
Le dieci premiate sono:
- Irene Calamante, fornaia e panettiera, Cabella Ligure (Alessandria)
- Alice Cerutti, agricoltrice, Crova (Vercelli)
- Bruna Ferro, vignaiola, San Marzano Oliveto (Asti)
- Elisa Mosca, pastora e casara, Sordevolo (Biella)
- Ariele Muzzarelli, apicoltrice e formatrice, Torino
- Paola Naggi, cuoca, Sizzano (Novara)
- Maria Cristina Pasquali, Verbania (Verbano-Cusio-Ossola)
- Elena Rodigari, pastora e allevatrice, Traversella (Torino)
- Rita Tieppo, insegnante, Moncalieri (Torino)
- Miranda Tomatis, castanicoltrice, Torre Mondovì (Cuneo)