Sette bambini su dieci tra coloro che nel mondo sono sfruttati e lavorano nei campi per produrre il cibo che spesso arriva sulle tavole europee all’insaputa dei cittadini. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Ilo diffusa in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, che ricorre il 12 giugno, promossa dall’Organizzazione internazionale del lavoro.
Dalle banane dal Brasile al riso birmano, passando dalle nocciole turche ai fagioli messicani fino ad arrivare al pomodoro cinese fino, alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi. Sono tanti i prodotti alimentari che ogni giorno finiscono sulle nostre tavole accusati di essere coltivati e ottenuti grazie all’impiego di minori, dal Sudamerica all’Asia fino alla vicina Turchia, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati del Dipartimento del lavoro Usa.
Prodotti che a volte finiscono per essere spacciati per italiani dopo lavorazioni anche minime, grazie all’attuale codice doganale sull’origine dei cibi che permette questo vero e proprio furto d’identità. Uno scandalo contro il quale la Coldiretti ha avviato una mobilitazione per cambiare le regole e affermare in Europa il principio di reciprocità, assicurando che dietro ai cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguardi la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute.
Una prima risposta alle richieste di Coldiretti è venuta dall’approvazione da parte del Parlamento Europeo del regolamento proposto dalla Commissione per vietare l’accesso al mercato comunitario alle merci ottenute dal lavoro forzato, che include anche quello minorile. L’accordo attende ora l’ok del Consiglio Ue.
Una svolta importante che deve ora valere anche negli accordi commerciali che in questi anni – ricorda Coldiretti – hanno favorito l’importazione agevolata anche in Italia di prodotti agroalimentari che sono ottenuti dallo sfruttamento dei bambini come il riso del Vietnam o della Birmania o i fiori dell’Ecuador. Un pericolo legato anche al Mercosur, l’accordo di libero scambio che l’Unione Europea sta trattando con i Paesi sudamericani (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) su alcuni dei quali gravano pesanti accuse proprio per sfruttamento del lavoro minorile. Se per l’Argentina – conclude la Coldiretti – sono segnalati preoccupanti casi dalla produzione di uva, fragole, mirtilli e aglio, per il Brasile le ombre riguardano l’allevamento bovino e quello di polli, oltre alle banane, al mais e al caffè, mentre per il Paraguay problemi ci sono per lo zucchero di canna, i fagioli, la lattuga.