Nonostante i danni ingenti, dopo appena 2 settimane in Veneto buona parte delle zone colpite dal maltempo è tornata alla normalità . A Rocca Pietore, paesino tra i più devastati del bellunese, lo scorso 29 ottobre c’erano 500 sfollati, ora sono 100
Pensare di rimettersi in piedi in 15 giorni dopo una tempesta di proporzioni bibliche sarebbe stata una previsione troppo ottimistica, improponibile agli occhi di chiunque avesse visto lo stato in cui versavano i territori colpiti dall’ondata di maltempo dello scorso 29 ottobre. Eppure, a sole due settimane di distanza, il Veneto ce l’ha fatta, tanto che il vescovo di Belluno, dalle pagine del Corriere del Veneto, non ha esitato a definire questa rinascita a tempo record dalle macerie un “miracolo di San Martino”.
E ci sarebbero tutti i presupposti per credergli visto che il Santo, la cui festa in calendario cade l’11 novembre, è anche il patrono della città di Belluno. In realtà, a fare la differenza in questi 15 giorni è stata la straordinaria e operosa organizzazione dei volontari che, tra Protezione civile regionale, colonne di altre Regioni e Soccorso alpino, hanno prestato servizio su tutto il territorio regionale, dalle montagne dell’Agordino e dell’Altopiano di Asiago, alla valle del Piave esondato nel Trevigiano, fino al litorale veneziano, pesantemente danneggiato dalle mareggiate.
Non mi stancherò mai di dirlo: QUESTO È IL VENETO, QUESTI SONO I VENETI.
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— Luca Zaia (@zaiapresidente) 15 novembre 2018
Basti pensare che solo a Rocca Pietore, il paesino ai piedi della Marmolada finito nell’occhio del ciclone del 29 ottobre, sono arrivati a lavorare fino a 5mila volontari: il primo giorno si contavano 500 sfollati, ora ne restano meno di cento. “Ci sono 7 milioni di danni solo per il bosco rovesciato dal vento — tiene a precisare il sindaco, Andrea De Bernardin — ma abbiamo lavorato tanto e la viabilità è ripristinata». Così come l’elettricità e il servizio idrico, compromesso dalla piena del torrente Cordevole, che aveva spazzato via l’acquedotto del paese.
Restano ancora numerose abitazioni scoperchiate, specie nel feltrino, e soprattutto il danno ingente dei quindici milioni di alberi abbattuti dal vento. “Nel cammino che ci attende abbiamo una squadra bella, motivata ed efficiente, ed è un ottimo punto di partenza”, afferma il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ieri è stato nominato Commissario Delegato per gli interventi con un’ordinanza firmata dal Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli. “La grande sfida – aggiunge Zaia – è recuperare i danni subiti dalle strutture pubbliche e private, ma il ritorno alla normalità non può prescindere dalla necessità di rispondere all’immane catastrofe che abbiamo subito nei boschi, con centomila ettari rasi al suolo. Questa è una sfida unica e nuova, per il Veneto e per l’Italia, dove un danno del genere non si era mai verificato prima”. “In passato – ricorda Zaia – sono stato Commissario per l’alluvione del 2010 e per il terremoto del 2012. Questa di oggi è però la situazione più complicata che mi sia mai capitato di affrontare”. Complicata anche dal fatto che la stagione è alle porte e il turismo invernale non aspetta. Ma San Martino oggi fa ben sperare i veneti: i miracoli esistono.