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Jose Angel Gurria
Nel suo report sull’Italia, che l’Ocse presenta a Roma con il segretario Angel Gurria al fianco del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, l’istituto di Parigi torna a suonare l’allarme crescita, a pochi giorni dalla presentazione del Def, pronosticando un Pil a -0,2%, cioè in recessione, nel 2019 e solo un debole +0,5% nel 2020.
Inoltre boccia il reddito di cittadinanza contenuto nel decretone appena approvato dal Parlamento. “L’Italia è in stallo” dice Gurria, il quale bacchetta in particolare su quota 100: “Sappiamo che questa è una misura temporanea ma come ex ministro delle Finanze so che non c’è niente di più permanente di una misura temporanea”.
Tria gli risponde, difendendo il provvedimento: “La Pa italiana ha i dipendenti più anziani dei paesi avanzati, per questo bisognava intervenire”. E ha aggiunto: “Il risultato andrà monitorato e aiutato” portando “maggiore efficienza al ricambio generazionale” e intervenendo “rafforzando la produttività”. Anche il vice premier, Luigi Di Maio replica all’Ocse: “Qualcuno seduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri crede che l’Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity? Bene, le facessero a casa loro. I nostri prossimi passi sono un abbassamento del carico fiscale alle imprese e un grande aiuto alle famiglie. No intromissioni, grazie. Sappiamo quello che stiamo facendo!”.
Le bocciature dell’Ocse
Netta la bocciatura dell’Ocse sull’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni, con almeno 38 di contributi: “Rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo sotto il profilo attuariale, accrescerà la diseguaglianza generazionale e farà aumentare il debito pubblico”.
Già ora, l’Ocse stima che il rapporto sul Pil salirà al 134% quest’anno e al 135% nel 2020. Sul Reddito di cittadinanza, l’Ocse ammette che il bilancio 2019 “giustamente” si pone l’obiettivo di “assistere i cittadini poveri” e il Rdc – rispetto al REI – mette sul piatto “fondi supplementari significativi per i programmi di contrasto alla povertà”.
D’altra parte, però, ritiene che “gli effetti positivi sulla crescita dovrebbero essere scarsi, in particolare a medio termine”. Inoltre, “l’efficacia dipenderà in misura cruciale da sostanziali miglioramenti dei programmi di formazione e di ricerca di lavoro”. La preoccupazione dell’Ocse è che il reddito di cittadinanza “rischia di incoraggiare l’occupazione informale (cioè il lavoro nero, ndr) e di creare trappole della povertà”.
Non a caso, nella parte delle raccomandazioni suggerisce di “abbassare e ridurre progressivamente nel tempo le prestazioni del Rdc e introdurre un sussidio per i lavoratori occupati a basso reddito, per incoraggiare i beneficiari a cercare un impiego nel settore formale”.
Il tenore di vita degli italiani è lo stesso da 20 anni
Inoltre, secondo l’Ocse, il tenore di vita degli italiani è fermo è quello di quasi 20 anni fa, o meglio “è quasi pari a quello rilevato nel 2000” e “negli ultimi decenni le grandi disparità regionali si sono ampliate”. “Le variazioni regionali del Pil pro capite e del tasso di occupazione già significative, si sono ampliate ulteriormente negli ultimi decenni” si legge nel rapporto, secondo il quale “le disparità regionali dei tassi di occupazione spiegano in larga misura la differenza del tenore di vita tra una regione e l’altra”.
Per quanto riguarda l’occupazione, l’Ocse prevede che nel 2019 il tasso di disoccupazione crescerà al 12% dal 10,6% del 2018 e nel 2020 salirà ancora al 12,1%. “Sebbene il tasso di occupazione sia aumentato, è ancora uno dei più bassi tra quelli dei Paesi dell’Ocse, in particolare per le donne.
La qualità del lavoro è bassa e la discrepanza tra gli impieghi e le qualifiche dei lavoratori è elevata se raffrontata su scala internazionale. La crescita della produttività è stata debole o negativa negli ultimi 25 anni.
C’è anche un altro aspetto: secondo l’organizzazione parigina, in Italia i giovani sono spinti ad emigrare e tra di loro sale il tasso di povertà, che resta elevato. Il report critica infatti la struttura economica stessa dell’Italia. Non è una novità sentirsi dire che “la crescita della produttività è stata debole o negativa negli ultimi 25 anni”, sostiene l’organismo di Parigi, secondo il quale “la qualità del lavoro è bassa e la discrepanza tra gli impieghi e le qualifiche dei lavoratori è elevata, se raffrontata su scala internazionale”.
Non a caso, “la penuria di opportunità spinge molti giovani a emigrare, aggravando il processo di già rapido invecchiamento della popolazione”. Per questo l’Ocse lancia una proposta di riforma strutturale che farebbe passare – entro il 2030 – la crescita annuale del Pil dallo 0,6% previsto con le politiche attuali all’1,5%. Un “programma pluriennale”, l’ha definito Gurria.
Se intanto si mantenesse la disciplina di bilancio tale da portare l’avanzo primario (saldo tra entrate e uscite dello stato, al netto degli interessi sul debito) sopra il 2%, così il debito finalmente scenderebbe. Nel “vasto” pacchetto di riforme ritenuto “essenziale per rafforzare la crescita e l’inclusione sociale” trova spazio un pò di tutto. Si va dalla “promozione della concorrenza nei mercati tuttora protetti, come i servizi professionali e i servizi pubblici locali”, allo sviluppo dell’innovazione anche attraverso incentivi mirati legati al programma Industria 4.0.
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