Le cronache degli ultimi anni ci hanno mostrato episodi criminosi i cui protagonisti erano genitori e figli. Sono casi estremi, ma siamo certi di conoscere davvero i nostri figli -spesso totalmente diversi da noi- e di gestire al meglio il rapporto?
Quello di genitore è un mestiere assai complesso, da assolvere nel migliore dei modi possibili. La genitorialità, oggi come ieri, non cessa con l’evento biologico della nascita. Essere buoni genitori significa riuscire ad adottare modalità comunicative e interattive diverse a seconda dell’età, del temperamento e della personalità dei figli. La relazione tra il nostro temperamento e quello di nostro figlio può influire profondamente nel rapporto.
Comprendere il temperamento e la personalità può aiutarci a riconoscere i motivi che sono alla base di situazioni spesso conflittuali in famiglia. I nostri temperamenti, così come i temperamenti dei nostri figli, difficilmente possono essere mutati, se non per una scelta autonoma; possiamo tuttavia trovare il modo di risolvere le situazioni conflittuali senza aggravare la conflittualità, e cercare -senza pregiudizi- di rispettare le differenze reciproche, superandone i motivi di attrito.
Dobbiamo saper comprendere e avere la capacità di cambiare continuamente il nostro stile educativo, considerando ogni figlio un individuo con la propria personalità e il proprio carattere, diversi dai nostri.
La nascita del primo figlio, più di tutti, segna la coppia di coniugi a triade familiare, e sarà la riuscita o il fallimento di questo passaggio a condizionare fortemente l’evoluzione del ruolo di genitore. I genitori hanno un compito fondamentale: proteggere i propri figli da ogni pericolo, ma quando i genitori invece di proteggere feriscono emotivamente, questo rapporto si indebolisce, e possono emergere difficoltà emotive e comportamentali difficilmente superabili. I figli “non nascono grandi” e non chiedono di venire al mondo. Siamo noi a gestirli e seguirli, ma dobbiamo tener presente che presunzione, autorità ed egoismo devo essere messi da parte per la buona riuscita di un rapporto solido genitori / figli.
Ogni figlio ha bisogno di sapere che è apprezzato: per salvaguardare e non danneggiare la propria autostima. I genitori che usano punizioni degradanti producono nei figli sentimenti di rancore e ostilità, che magari non esprimeranno mai direttamente, ma che genereranno la paura dei genitori, e -di conseguenza- li costringeranno a mentire per difendersi.
Molti genitori hanno la presunzione di cambiare il temperamento di un figlio vivace, ma sappiamo che ciò non è possibile, oltre a rappresentare uno sforzo controproducente. Possiamo invece individuare i punti di forza del temperamento di ogni figlio facendo leva su questi, e capire le somiglianze e le differenze che esistono tra figlio e genitori: se inizieremo a riconoscere che esistono differenze non sopprimibili tra la personalità e il carattere di ognuno, potremo adeguare le nostre aspettative nei confronti dei figli e trovare il “modus in rebus” per andare incontro alle loro esigenze. In caso contrario, rimarrà in noi la convinzione di avere un figlio “sbagliato” È importante quindi che i genitori riflettano sul proprio temperamento, sulla propria personalità e sul proprio carattere, mettendosi in discussione di tanto in tanto e confrontandosi -più spesso- con i propri figli, per evitare i conflitti.
Il manuale del genitore perfetto non esiste, ed è proprio per questo che bisogna imparare a contestualizzare e comprendere, consapevoli della grande responsabilità che ogni genitore ha nella vita dei propri figli.
Sotto: da varesenews.it