BRUXELLES – Dal riuso delle acque in agricoltura alle strategie per la difesa delle coltivazioni delle fragole, fino alla creazione di una filiera per il latte di cammello e l’uso di caglio estratto dai cardi per la produzione di formaggi. Sono solo alcuni dei 36 progetti di ricerca finanziati con un budget complessivo di 48 milioni di euro nel primo anno di attività del Partenariato per la ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare nel Mediterraneo (PRIMA). Il partenariato presenterà i risultati del primo anno di attività alla sede di Bruxelles dell’Europarlamento, con la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni europee e dei 19 paesi coinvolti.
E’ il primo e più grande partenariato internazionale specificatamente dedicato alla ricerca di base e applicata per l’agroalimentare nel Mediterraneo. Coinvolge 19 Paesi, di cui 8 non Ue, e la Commissione europea, che hanno contribuito con quasi 500 milioni per il 2018-2028. Nel primo anno di attività ha finanziato 36 progetti su gestione dell’acqua, agricoltura sostenibile e catene del valore agroalimentari, con un totale di 48,5 milioni di euro. Italia e Spagna sono i Paesi con il maggior numero di partecipazioni e coordinamento dei progetti.
Si tratta di un esordio “molto incoraggiante” per un partenariato cui “l’Italia lavora dal 2012”, e che costituisce un’opportunità “per la ricerca, la cooperazione, lo sviluppo economico e la diplomazia scientifica” nel Mediterraneo, spiega il presidente di PRIMA, Angelo Riccaboni. “Un’accelerazione decisiva” aggiunge, è arrivata nel 2014, con la presidenza italiana dell’Ue, quando il partenariato assume una precisa fisionomia. Nel 2018 il primo invito a presentare progetti, con 840 proposte ricevute e 5.400 soggetti pubblici e privati coinvolti.