Pubblicato il: 04/04/2019 10:05
La deposizione di uova di corallo è precipitata sulla Grande Barriera Corallina dopo i recenti eventi di sbiancamento di massa. E’ quanto rivela un nuovo studio dei ricercatori australiani pubblicato sulla rivista Nature, gettando dubbi sulla resistenza della bersagliata meraviglia della natura e sulla sua capacità di recupero. La Grande Barriera Corallina, al largo della costa nord-orientale dell’Australia, è il più grande sistema corallino del mondo, che copre un’area più grande dell’Italia, ed è uno degli ecosistemi più biodiversi del Pianeta.
La barriera corallina ha visto due eventi di sbiancamento di massa nel 2016 e nel 2017, attribuiti al riscaldamento globale, che ha visto una “perdita senza precedenti di coralli adulti”. In seguito, spiegano i ricercatori, il numero di nuove larve di corallo è sceso dell’89% rispetto ai livelli storici.
“I coralli morti non fanno piccoli”, ha detto un autore dello studio, Terry Hughes, direttore dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies alla James Cook University (Jcu) nel Queensland. Lo studio ha misurato il numero di coralli adulti sopravvissuti all’estremo stress termico e quanti nuovi coralli hanno prodotto per ripopolare nel 2018.
In alcune delle parti settentrionali della barriera, quelle più vicino all’equatore che ha visto acque più calde, il numero di nuovi coralli è crollato del 95%. Lo studio ha anche rilevato che la composizione dei nuovi coralli è cambiata, il che influirà anche su una ripresa più lenta del normale e sulla capacità di fronteggiare futuri eventi di sbiancamento.
“Il numero di larve di corallo che vengono prodotte ogni anno e dove viaggiano prima di stabilirsi su una scogliera sono elementi vitali della resilienza della Grande Barriera Corallina – ha detto il coautore Andrew Baird – Il nostro studio dimostra che la resilienza della barriera corallina è ora gravemente compromessa dal riscaldamento globale”.
I ricercatori affermano che la misura in cui la Grande Barriera Corallina sarà in grado di ristabilirsi rimane incerta, dato il previsto aumento della frequenza degli eventi climatici estremi nei prossimi due decenni.
La Grande Barriera Corallina ha sperimentato eventi di sbiancamento di massa quattro volte negli ultimi 20 anni, tutti attribuiti al riscaldamento globale. Lo sbiancamento dei coralli si verifica quando un aumento della temperatura del mare o l’acidificazione delle acque danneggia le alghe microscopiche, un organismo vivente all’interno dei coralli che fornisce loro energia oltre ai caratteristici colori vibranti e vivaci.
Gli scienziati affermano che se le attuali emissioni di gas serra non vengono frenate, la barriera è destinata a sbiancare due volte ogni dieci anni dal 2035 e ogni anno dopo il 2044.
Il mese scorso, in un altro studio condotto nell’arcipelago di Palau nel Pacifico occidentale, i ricercatori hanno scoperto che i coralli hanno bisogno dai 9 ai 12 anni per riprendersi completamente in seguito a grandi eventi ambientali come sbiancamenti di massa e danni legati alle tempeste. A parte lo sbiancamento dei coralli di massa del 2016-2017, la Grande Barriera Corallina si sta attualmente riprendendo da un focolaio di stelle corona di spine, così come da danni provocati dal Ciclone Debbie nel 2016 e dalle inondazioni degli ultimi mesi che hanno portato detriti, sabbia e acqua di scarsa qualità verso l’oceano.
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