La sicurezza è uno dei temi più sentiti dall’opinione pubblica. Ma, se si prendono in considerazione le proposte di legge (circa 50) presentate in Parlamento in questa legislatura, sembra un cavallo di battaglia del centrodestra. La Lega ne ha presentate una decina e Fdi una ventina, con un occhio particolare a porto d’armi e videosorveglianza. Mentre il Pd e soprattutto M5s sembrano scontare una certa carenza di iniziative legislative.
Dopo l’ok definitivo alla legge sulla legittima difesa, l’attenzione negli ultimi giorni si è spostata sulle norme che regolano il possesso delle armi. Complice la proposta firmata da 70 deputati della Lega (prima firmataria Vanessa Cattoi) per «rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale». Una iniziativa che ha alzato la tensione tra M5S e Lega, nonostante sia stato lo stesso leader del Carroccio Matteo Salvini a frenare.
Meno limiti per l’acquisto di armi
In Parlamento ci sono in tutto 10 proposte di legge che vogliono modificare la legge sulle armi: 4 della Lega, 2 del gruppo misto, 2 di FI, una di FdI e una del movimento Per le Autonomie. In casa leghista va registrata ancora la proposta del deputato Virginio Caparvi (firmata anch’essa da 70 leghisti), complementare di fatto a quella di Vanessa Cattoi: punta a limitare la discrezionalità per il rilascio e ritiro di licenze. Per esempio si chiede che l’autorizzazione possa essere revocata solo in caso di «abuso dimostrato»; inoltre il prefetto può sequestrare le armi solo per «gravissime ragioni».
I «controlli informali» tra vicini di casa
La Lega ha presentato lo scorso ottobre anche un ddl che punta sui controlli informali tra vicini di casa, per individuare «situazioni anomale che possano generare apprensione, informando gli abitanti della zona». «Non si tratta di effettuare ronde», chiarisce la proposta di legge sottoscritta da un’ottantina di deputati della Lega (primo firmatario Alex Bazzaro). Piuttosto, la soluzione a cui i rappresentanti del Carroccio hanno pensato è un «controllo di vicinato», attraverso «un controllo informale della zona di residenza e la cooperazione tra cittadini e istituzioni». Mentre la deputata leghista Silvana Andreina Comaroli propone «agevolazioni tributarie per favorire l’installazione di sistemi di sicurezza per la protezione delle persone e della proprietà privata».
Fdi: sì al porto d’armi in caso di riabilitazione
Altro partito in cui fioriscono proposte di legge in questo settore (circa una ventina) è Fdi. La leader Giorgia Meloni propone «modifiche al codice penale in materia di violenza, minaccia o resistenza a pubblico ufficiale». Mentre la deputata Maria Cristina Caretta ha presentato un testo per consentire di rilasciare la licenza di porto darmi a chi sia stato condannato alla reclusione «per delitti non colposi contro le persone commessi con violenza, ovvero per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione» a patto che sia intervenuta la sentenza di riabilitazione.
Agevolazioni fiscali per l’installazione di impianti di allarme
Fabio Rampelli (sempre Fdi) è il primo firmatario di una proposta di legge per l’Istituzione di una “Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie”. Sempre Rampelli ha presentato un ddl in materia di «videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia nonché presso le strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazione di disagio». Il senatore di Fdi Gaetano Nastri ha proposto invece «agevolazioni fiscali» per l’installazione di «impianti di allarme dotati di telecamere con trasmissione diretta audio-video» a fronte della segnalata «recrudescenza di episodi di furto con scasso presso esercizi commerciali, banche, distributori di benzina, appartamenti e ville private».
Fi: istituire nelle città zone senza prostituzione
Restando nel centrodestra Antonio De Poli (Fi), insieme all’ex leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, ha invece depositato un testo per inasprire le pene nei delitti contro la persona (lesioni gravi e omicidio preterintenzionale) in caso di possesso di armi sia proprie che improprie. Come pure aumenta le pene in caso di porto abusivo di armi e aumenta le sanzioni per il porto fuori dalle mura domestiche delle cosiddette «armi improprie» (per esempio bastoni muniti di punte acuminate). Mentre la deputata Renata Polverini è prima firmataria di una proposta che ha l’obiettivo di integrare e coordinare le politiche di sicurezza tra Stato e enti locali, a partire dallo scambio di informazioni. Gaetano Quagliariello, senatore di Fi, invece, avanza proposte «in materia di prevenzione e di lotta al degrado urbano, nonché per la sicurezza metropolitana», che comprendono anche l’istituzioni di zone delle città libere dalla prostituzione.
M5s: più vincoli e anagrafe online
La “risposta” al Carroccio dell’alleato di governo M5S è in discussione sulla piattaforma Rousseau, e presto sarà depositata al Senato. Si tratta di un disegno di legge a firma Mattia Crucioli (vicepresidente della commissione giustizia) e Gianluca Ferrara (capogruppo M5S in commissione Esteri). La proposta si limita a mettere paletti maggiori all’uso delle armi. I punti salienti sono l’estensione ai disturbi psico-patologici, oltre alle malattie mentali, delle condizioni che possono impedire l’autorizzazione a detenere in custodia un’arma da fuoco. Nonché l’isitituzione di un’anagrafe informatizzata dei detentori d’armi.
Pd senza proposte sulla sicurezza urbana
Se si guarda alle proposte presentate in Parlamento finora dal Pd, non si registra una particolare sensibilità sui temi della sicurezza. L’inziativa forse più significativa viene da Emanuele Fiano sul fronte della sicurezza urbana. Suo il ddl con “Disposizioni per il coordinamento in materia di politiche integrate per la sicurezza e di polizia locale”. Il testo mira a «definire formalmente ed efficacemente le modalità di collaborazione tra Stato, regioni ed enti locali in materia di sicurezza», nonché «gli elementi essenziali della funzione di polizia locale e del suo esercizio».
Dall’hate speech alla commissione di inchiesta
Va segnalato poi un ddl (prima firmataria la senatrice dem Daniela Sbrollini) per la «modifica all’articolo 61 del codice penale, in materia di circostanza aggravante comune per i delitti commessi in danno di minori all’interno di asili nido e scuole dell’infanzia». Un’altra proposta (prima firmataria la senatrice dem Paola Boldrini) introduce norme contro l’hate speech, come «la reclusione fino a tre anni per chi, attraverso la diffusione e la distribuzione di scritti, immagini o altro materiale anche mediante la rete internet, i social network o altre piattaforme telematiche, propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico». Infine anche dai dem arriva la proposta di «istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città» con particolare attenzione «alle implicazioni sociali e della sicurezza legate anche a una maggiore presenza di stranieri residenti».
Pd: no alla legittima difesa. Ma poi vota sì all’art. 2
La legge sulla legittima difesa appena approvata dal Parlamento è stata duramente criticata dal Pd. Il segretario dem Nicola Zingaretti la ha definita «un passo falso del governo, perché quello della sicurezza è un tema centrale per le famiglie italiane e il governo se ne lava le mani dicendo alle persone “fate da soli”». Va ricordato però che lo scorso ottobre alla Camera il Pd ha votato insieme alla Lega l’articolo 2 del provvedimento. La decisione dei dem di non contrastare più di tanto il progetto di legge leghista sarebbe dipendesa dal precedente della legge Ermini. Nel 2017, infatti, venne approvata dalla Camera (con 255 si, 166 no e 11 astenuti) la proposta di legge messa a punto dal renziano Davide Ermini (Pd) che parlava appunto di «turbamento» psichico se l’aggressione avveniva di notte. E l’articolo 2 del provvedimento attuale parla proprio di turbamento come giustificazione della legittima difesa.
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