Ritrovati dentro la carcassa del cetaceo un migliaio di oggetti, tra tazze, ciabatte da mare, bottiglie e buste. Purtroppo non è il primo caso del genere nel Sud-est asiatico, area da cui proviene oltre il 60% della plastica che finisce negli oceani
Sono da sempre avvolte nel mistero le cause del fenomeno dello spiaggiamento delle balene, ma alcuni recenti fatti di cronaca autorizzano ad attribuire una nuova, inquietante spiegazione a quella che, fino a ieri, veniva considerata una tragica fatalità naturale. L’ultima vicenda in tal senso risale a pochi giorni fa, quando sulla spiaggia del parco naturale di Wakatobi, lungo la costa sudorientale dell’Indonesia, è stata ritrovata una balena morta arenata con quasi 6 chilogrammi di plastica nello stomaco. Ad allertare le autorità sono stati gli ambientalisti, dopo che l’esemplare era stata trovato dagli abitanti di un villaggio vicino, che avevano iniziato a macellarlo. Nello stomaco del capodoglio – riferisce il Guardian – sono stati trovati oltre un migliaio di pezzi di plastica, tra cui quattro bottiglie, 115 tazze, 25 buste, due paia di ciabatte da mare e una sacca di nylon. “Nonostante non siamo stati in grado di determinare la causa della morte” a causa dell’avanzato stato di decomposizione, “quello che abbiamo visto è spaventoso”, ha sottolineato Dwi Suprapti, coordinatrice del Wwf Indonesian per la conservazione delle specie marine.
Indonesia: dead whale had 1,000 pieces of plastic in stomach https://t.co/xqGWxvtH0f
— The Guardian (@guardian) 20 novembre 2018
L’Indonesia è il secondo Paese al mondo più inquinato di plastica dopo la Cina, con una produzione di 3,2 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica malgestiti all’anno, dei quali 1,29 finiscono nell’oceano. Le autorità di Giacarta stanno cercando di scoraggiare l’uso della plastica, esortando i negozi a non utilizzarla e facendo attività di sensibilizzazione nelle scuole, con l’obiettivo di ridurne l’utilizzo del 70% entro il 2025.
Lo scorso giugno nel sud della Thailandia è stata trovata una balena morta dopo aver ingerito più di 80 buste di plastica. La Thailandia è uno dei più grandi consumatori al mondo di confezioni di plastica e ogni anno sono centinaia le vittime tra le specie marine nelle zone delle spiagge più affollate. L’esemplare maschio di balena era stato trovato vivo in un canale vicino al confine con la Malaysia e, dopo i vani tentativi di salvarlo, l’autopsia aveva evidenziato che aveva ingerito un totale di circa 8 chilogrammi di plastica.
Filippine, Vietnam e Thailandia sono responsabili di più del 60% della plastica che finisce negli oceani, ma confinare il problema ai paesi del lontano Sud-est asiatico rischia di sminuire una questione le cui dimensioni sono invece globali. Come spiega l’ultimo rapporto di Legambiente, “quello che vediamo galleggiare sulla superficie del mare e arenarsi sulle spiagge è, purtroppo, solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso che giace soprattutto sui fondali marini. Secondo le stime, sono 8 milioni, infatti, le tonnellate di rifiuti che ogni anno finiscono nei mari e negli oceani del mondo. Parliamo di un camion al minuto, e di questi, almeno il 70% affonda”.