Forse non tutti sanno che, a norma di legge, i pescatori che portano in porto i rifiuti tirati su con le reti insieme ai pesci possono essere accusati di traffico di rifiuti. Per non rischiare, sono costretti a ributtare in mare la spazzatura accidentalmente raccolta: un bottino di varia natura che potranno ripescare la volta successiva. E ributtare. E via dicendo. Finora, infatti, a differenza di quelli spiaggiati che rientrano nella categoria dei rifiuti urbani, i rifiuti adagiati sui fondali non erano normati.
Nel colmare un vuoto legislativo, il disegno di legge “Salva mare” elaborato dal ministero dell’Ambiente e approvato ieri in consiglio dei ministri introduce, dunque, un cambio di rotta di 180 gradi, che salutiamo con estrema soddisfazione e di cui auspichiamo la rapida approvazione in Parlamento. Introduce una misura necessaria, prevista dalla direttiva europea Marine Strategy e finora ostacolata dalla nostra normativa, prevedendo che nei porti si realizzino delle isole ecologiche per lo smaltimento dei rifiuti, dove i pescatori possano consegnare i rifiuti trovati nelle loro reti. E finalmente consente loro di pulire i fondali marini, anzi li incoraggia a farlo.
Sarebbe, d’altronde, un controsenso pericoloso e colpevole mantenere la vecchia norma, quando sappiamo che l’inquinamento marino è un’emergenza planetaria, alimentata ogni anno secondo le stime dell’ONU da 8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica. I rifiuti galleggianti sono la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso che giace soprattutto sui fondali marini e che ha come soluzione principale per la rimozione il fishing for litter. Come dimostrano bene i risultati ottenuti con i nostri monitoraggi scientifici, in mare e a riva.
Gli oggetti in plastica rappresentano mediamente il 92% degli oggetti osservati, con una percentuale che varia dall’85 al 97% a seconda dell’area di osservazione, e con un’incidenza dell’usa e getta sul totale del 37%, secondo i monitoraggi effettuati durante la campagna 2018 di Goletta Verde e nell’ambito del progetto Med Sea Litter, finanziato dal programma Interreg Med e di cui Legambiente è partner, in cui è stato possibile censire 670 rifiuti (di dimensione superiore ai 2,5 cm) e una densità media di 96,6 oggetti ogni chilometro quadrato .
Questo provvedimento consentirà di fare in tutta Italia quelle attività di pulizia del mare condotte finora a livello sperimentale, con progetti di fishing for litter che ci hanno permesso di portare a terra, senza multe né costi aggiuntivi, i rifiuti finiti accidentalmente nelle reti dei pescatori, per contribuire al loro corretto smaltimento. Il più significativo è stato il progetto Arcipelago Pulito, coordinato dalla Regione Toscana e realizzato con il contributo di Unicoop Firenze, grazie al quale sono state prelevate dai fondali dell’alto Tirreno molte tonnellate di rifiuti in pochi mesi.
Il disegno di legge “Salva mare” è un tassello importante di una più ampia strategia di lotta all’inquinamento, nell’ottica di un’economia circolare in cui tutto si trasforma e niente finisce nell’ambiente. L’Italia sta anticipando spesso gli altri Paesi europei: abbiamo fatto da apripista grazie alle leggi sulla messa al bando dei sacchetti di plastica, sui cotton fioc e sulle microplastiche nei prodotti cosmetici. Ora per proseguire su questa strada auspichiamo che si proceda rapidamente alla discussione parlamentare del testo del ministero dell’Ambiente, apportando eventuali modifiche migliorative e integrandolo con la proposta di legge di Rossella Muroni sullo stesso tema, e all’approvazione anche della legge di recepimento della nuova direttiva europea sulla plastica monouso. Continuando di questo passo, e convincendo anche i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente a portare il proprio contributo, il risanamento del mare Mediterraneo diventerà presto realtà.
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