Le due splendide (e ricchissime) sessantenni Gruber (La7) e Palombelli (Rete4) si contendono lo share a colpi di miliardario. Ieri sera ospite dell’altoatesina in ceramica nientemeno che la mitologica Anna Cataldi
A esodati della Fornero, pensionati minimi e disoccupati di tutte le età -ma anche, ne siamo certi, alle partite Iva massacrate da Equitalia- il nome di Anna Cataldi, di cui Lilli Gruber, sempre in pizzo alla sedia di design che ne prolunga surrealisticamente le terga, ha presentato il nuovo libro (stranamente edito non da La Nave di Teseo, ma da Rizzoli, e c’è un suo perché), forse non dirà niente.
Allora diremo noi quel che sappiamo: la signora Cataldi è la madre di Jacaranda Caracciolo Falck, erede di Carlo Caracciolo e di una bella quota del gruppo Repubblica-Espresso, dopo una storia di riconoscimenti e di patrimoni contesi degna di Balzac, se non fosse per il DNA caracciolesco e inequivoco che modernizza la vicenda. Ma la stessa signora era stata moglie di Giorgio Falck -capo della dinastia di siderurgici milanesi dal capitale inestimabile-, che finché visse ritenne figlia sua la bellissima Jacaranda, cui non manca l’allure dei Caracciolo di Castagneto (la zia è Marella Agnelli, vedova dell’Avvocato). E nemmeno la rapacità di queste regali stirpi, viste le sanguinose liti dinastiche intrecciate con i fratellastri (anch’essi Caracciolo naturali, e giù altre vagonate di DNA).
La signora Cataldi -già di leggendaria bellezza- ha ora pubblicato un libro, imperniato sui diritti d’autore del film “La mia Africa”, di cui scrisse il trattamento, acquistato dalla Columbia Pictures e poi gettato in un cassetto. Se la cosa può consolare, il libro ha avuto l’imprimatur dell’indimenticabile Laura Boldrini, la santa dolente dei migranti, intervenuta alla presentazione in pompa magna. Tanto per ribadire la propria nota vicinanza agli ultimi. Ma anche qui c’è un suo perché: la Cataldi è anch’essa una madonna dei migranti, e, dopo eleganti confutazioni della politica di Salvini -che ha il sommo difetto, agli occhi della sinistra radical-chic, tanto velleitaria quanto più minoritaria, di avere dalla sua la maggior parte di quei buzzurri degli italiani- si è data a narrare la storia, alla portata di tutti e di interesse comune, dei propri diritti su “La mia Africa” (1986), informandoci che è in atto una class-action basata su complesse rivendicazioni cui lei ha prontamente aderito.
Ma, ha sottolineato, dopo essersi accertata di non dover pagare un centesimo a qualsivoglia avvocato, visto il suo stato di passata e presente indigenza. Dunque, le Pirobutirro di prima serata (scusate la citazione gaddiana, ma è pertinente: Frau Gruber von Bozen e sora Palombelli da via Eufrate) si contendono la prima serata a colpi di miliardari. Con le disinteressate opinioni degli stessi sull’economia reale. Anche da Gruber sono di casa Mario Monti (pensioncina e stipendiuccio di 72.000 euro al mese) -ma qui bisogna capire, fanno entrambi parte del Club Bilderberg, una sorta di bocciofila internazionale a scopo benefico- e una quantità di epuloni che sentenziano su come i poracci debbano restare poracci per l’eternità.
Dimenticavamo: Anna Cataldi è stata moglie anche di Urbano Cairo (proprietario, guarda caso, de La7), pare su forte input di Berlusconi, quando Cairo ne era il segretario personale. L’Urbano doveva sposare un grosso calibro, per arrampicare (anche come prestanome del Berlusca, dicono i maligni), e in quel momento la signora Cataldi, oltre a sentirsi sola, passava per intellettuale e teneva una figlia Falck a carico, porella, anzi, porelle tutte e due. Oggi Cairo è azionista di maggioranza del Gruppo Rizzoli Corriere della Sera. E questo forse spiega perché l’imperdibile libro della signora non sia stato edito dalla casa editrice più cool del momento, La Nave di Teseo (come il 90% dei libri promossi da Frau Gruber), ma da Rizzoli. Ce ne faremo una ragione.