Si aspetta la Bce per sapere quanto tempo in più sarà esattamente concesso, ma la partita per presentare un’offerta per Carige andrà ai supplementari. L’unico possibile partner rimasto per la banca ligure, commissariata da Francoforte a inizio anno, è un fondo di BlackRock che però ha chiesto piu’ tempo per lavorare al dossier e preparare la propria offerta.
Fino ad ora le indicazioni che erano arrivate dall’istituto, guidato dai commissari Fabio Innocenzi, Raffaele Lener e Pietro Modiano, davano metà mese come termine per le proposte. Ora, dopo che anche l’altro attore potenzialmente interessato, il fondo Varde, si è sfilato la settimana scorsa, questa finestra sarà allargata di qualche settimana, ma entro maggio l’eventuale offerta dovrà essere formalizzata.
Per mettere in sicurezza la banca e proseguire con il piano industriale disegnato dai commissari e presentato a febbraio servono 630 milioni: il fondo del gigante americano della gestione del risparmio, che è assistito da Mediobanca come advisor e che non farà l’operazione con risorse proprie ma con capitali terzi, sarebbe intenzionato tuttavia a coprire solo parte dell’aumento.
Che faranno i Malacalza?
Il tempo extra dunque serve per definire la struttura dell’operazione e per le trattative fra le varie parti in causa, a partire dall’attuale azionista di riferimento di Carige, la famiglia Malacalza, e dello Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi, che lo scorso novembre ha sottoscritto un bond subordinato da 320 milioni.
La riservata famiglia di imprenditori, che sul dossier è ufficialmente silente da gennaio, secondo le ipotesi circolate, potrebbe sottoscrivere solo parte della propria quota di aumento e diluirsi a circa la metà della partecipazione attuale, pari al 27,5% delle azioni. Un’ulteriore quota dei 630 milioni potrebbe venire da una conversione, almeno parziale, del bond sottoscritto dallo schema volontario, che le principali banche (fra queste Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm, ndr) hanno già svalutato a bilancio.
Che succede se si sfila anche BlackRock
Se per qualche motivo l’operazione non si dovesse concretizzare, tornerebbe d’attualità l’apertura di un secondo paracadute statale, oltre a quello già usato per puntellare la liquidità di gruppo, sotto forma di ricapitalizzazione precauzionale, già prevista dai decreti del governo. Secondo la relazione finanziaria al 31 dicembre scorso predisposta dai commissari, infatti, per sopravvivere Carige ha bisogno o di una “business combination, come definita da Bce” o, se questa non dovesse realizzarsi nel breve periodo, di un “aumento di capitale da 630 milioni, ovvero, in ultima istanza, alla ricapitalizzazione precauzionale” da parte dello Stato.
“La mancata realizzazione di uno dei suddetti scenari, comporterebbe quindi effetti negativi rilevanti sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria complessiva della Banca e del Gruppo con impatti sulla continuità aziendale”, si legge nel documento.
Sul fronte della liquidità, invece, la relazione sottolinea come la fuga dei depositanti dopo l’assemblea dello scorso 22 dicembre, che ha bocciato l’aumento di capitale proposto dal cda, avesse spinto i livelli di liquidità a breve periodo di Carige sotto il minimo regolamentare. Il 31 dicembre scorso, infatti, il ‘Liquidity Coverage Ratio’ del gruppo era sceso all’87%.
“Tale valore è stato prontamente ripristinato e nel mese di febbraio 2019 e’ pari al 154%, anche per effetto dell’avvenuta emissione nel mese di gennaio di due obbligazioni con garanzia dello Stato per un importo complessivo di 2 miliardi”, aggiunge la banca.
Durante lo scorso esercizio, Carige ha perso circa 1,7 miliardi di raccolta diretta da clientela privata e imprese e 2,4 miliardi di raccolta diretta complessiva, passando dai 16,9 miliardi di fine 2017 ai 14,5 del 31 dicembre scorso.
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