In occasione dei 50 anni dall’istituzione del Nucleo di tutela del patrimonio culturale (Tpc) dei Carabinieri, anniversario che ricorre quest’anno, è stata inaugurata a Taranto, nelle sale del Museo archeologico nazionale (MarTa), la mostra dal titolo “Mitomania, storie ritrovate di uomini ed eroi”. Si tratta di una serie di reperti della ceramica apula che erano stati anni addietro trafugati dalla Puglia, portati all’estero, finiti nelle vetrine di importanti Musei e ora rientrati in Italia, a Taranto, grazie all’opera dei Carabinieri.
“Questa mostra – spiega Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo di Taranto – è nata dall’idea di restituire, a 50 anni dall’istituzione del Nucleo di tutela, delle produzioni di ceramica apula sottratti al loro contesto da scavi clandestini. Tre sono gli elementi importanti alla base della mostra: il senso della legalità, con l’attenzione a dei valori rappresentati, appunto, dai reperti sottratti eppoi tornati al patrimonio dello Stato; il recupero della storia e della coscienza umana rappresentato ancestralmente nel mito; l’identita di un territorio che si rispecchia nel Museo come elemento di continuità fra passato e presente”.
La mostra, che rimarrà aperta sino al 10 novembre prossimo, ha una particolarità. Espone tredici originali ed un falso. Lo rivela la stessa direttrice Degl’Innocenti, precisando che “ l’analisi macroscopica effettuata ha dimostrato essere questo reparto un falso, cioè prodotto in età moderna e per la prima volta è stato scoperto questo elemento”.
Mostra divisa in tre sezioni
I reperti in questione, chiarisce Degl’Innocenti, sono stati “restituiti al Paese a partire dal 2007, erano stati sottratti e acquistati da altri Musei tra cui il Metropolitan di New York”. Per la direttrice del MarTa, è la mostra “una occasione per conoscere lo straordinario patrimonio archeologico della Puglia. Celebriamo – ha aggiunto – la restituzione di reperti al loro contesto di origine. Il contesto storico e archeologico che li ha visti nascere”. La mostra del MarTa è divisa in tre sezioni: il contesto perduto, il mito della ceramica apula, l’opera dei Carabinieri del Nucleo di tutela.
Dai Carabinieri del Nucleo di tutela forniti anche alcuni dati relativi al lavoro lavoro. Nelle zone italiane soggette a sisma negli ultimi anni (Marche e Lazio e centri come Amatrice, Norcia, Ischia), dal 24 agosto 2016 al 28 marzo 2018 sono stati messi in salvo oltre 27.687 reperti. Tra beni in pericolo e beni che rischiavano di essere rubati. “Tra il Comando del Nucleo di tutela patrimonio culturale e il Museo di Taranto vi è un forte legame di collaborazione – dichiara il capitano Michelange Stefano, comandante del Nucleo di Bari -. La mostra, infatti, ci da la possibilità di illustrare il nostro ruolo nel rinvenimento di questi reperti. Il fenomeno degli scavi clandestini è molto diffuso in Puglia ed è perfettamente radicato nella mentalità di chi non comprende il danno che viene provocato alla comunità scientifica. Ma tutto questo – aggiunge Stefano – accade perché c’è la domanda. Gli scavi clandestini sono realizzati su commissione. Nei filmati che mostriamo al MarTa, si vedono proprio dei tombaroli all’opera. È un fenomeno scandaloso. È importante, quindi, che si parli de rientro di questi beni, del ripristino della legalità, ma è anche importante conoscere il fenomeno”.
Un grazie ai cittadini che segnalano
Per i Carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale, “molte indagini sono state attivate grazie alla segnalazione dei cittadini. I beni sono molto richiesti da collezionisti all’estero, disposti a pagare anche somme elevate di denaro. Non è facile recuperarli, sia perché molte volte è passato del tempo per attivare le rogatorie internazionali, sia perché non è facile conciliare le norme nazionali con quelle degli altri Paesi”.
Per il comandante Stefano, “il nostro patrimonio è vasto e non è facile spiegate ad altri che non sono semplici oggetti da vendere ma testimonianze di un passato, e che ogni reperto scavato senza metodo scientifico, porta via con se un pezzo di storia”.
“I Carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale non effettuano solo il recupero – viene spiegato – Facciamo anche uno studio sull’oggetto anche per dinostrare che è stato portato via illecitamente”. “Perché spesso – dice il comandante Stefano – ci chiedono: ma chi ci dice che questo oggetto è stato trafugato illecitamente? Ecco perché ricostruiamo il contesto perduto. Il ritorno di questi oggetti alla cittadinanza – conclude il comandante Stefano – ci rende felici per il nostro lavoro. È un segno di legalità, ma anche un modo per ribellarsi al traffico clandestino dei reperti archeologici”.
La storia del Museo di Taranto
Il Museo di Taranto è uno dei venti nazionali istituiti dalla riforma Franceschini. È dotato di autonomia e il direttore è di nomina del ministro dei Beni culturali. Il MarTa è uno dei più importanti riferimenti per la comprensione della storia e della civiltà della Magna Grecia, epoca antica di cui Taranto fu capitale. Sottoposto a lunghi lavori di restauro, il Museo è stato completato con l’inaugurazione a luglio 2016 dell’ala del secondo piano. Il nuovo allestimento ripercorre la storia di uomini e donne dal Paleolitico fino al quarto secolo a. C., ricollegandosi all’esposizione del primo piano del Museo.
Istituito nel 1887, il Museo ha avuto i primi lavori di ristrutturazione nel 1998 che sono poi proseguiti, con non poche difficoltà e ritardi, per step successivi sino al completamento del 2016. Per quanto riguarda i visitatori, il MarTa, dati Mibact, è passato dai 79.606 del 2017 ai 73.237 dell’anno scorso, con un calo dell’8 per cento, imputabile anche al fatto di aver dovuto, in alcune fasce orario, ridotto le possibilità di visita causa la carenza di personale (ora è stata stipulata una convenzione col Touring Club per sopperire in parte a questa necessità).
Nonostante la flessione, il Museo archeologico resta comunque una delle leve da azionare per il rilancio dell’immagine di Taranto – oggi sin troppo segnata dalla vicenda Ilva-Arcelor Mittal – ed una sua migliore proiezione turistica. È inoltre allo studio la possibilità che il MarTa utilizzi in futuro anche un’ala del vicino Palazzo degli Uffici – un immobile storico di Taranto da ristrutturare – per sistemarvi meglio le mostre temporanee che oggi si tengono nelle sale dello stesso. Museo. Per questo progetto, il MarTa potrebbe usare una quota dei 90 milioni che il Cipe ha destinato a Taranto per il recupero della città vecchia e la valorizzazione dei beni culturali. Ne hanno già parlato la direttrice del MarTa, Degl’Innocenti, e il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, che di recente ha visitato il MarTa.
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