Un’analisi multidimensionale sulle dinamiche più profonde (e a volte più nascoste) che determinano la competitività e il potenziale di crescita delle imprese italiane. A questo servirà il nuovo Censimento permanente che oggi Istat presenta a Milano.
All’evento, organizzato nella Sala Lettura della Fondazione Feltrinelli, in viale Pasubio 5, parteciperanno il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, e i rappresentanti delle principali istituzioni che partecipano al Censimento: Gian Maria Gros-Pietro, vicepresidente vicario Abi, Dario Focarelli, direttore generale Ania, Enrico Quintavalle, di R.E.TE. Imprese Italia e responsabile Ufficio Studi di Confartigianato Imprese.
Coinvolto è un campione di 280mila aziende di dimensione diversa (con 3 o più addetti), che verrà sottoposto a una survey a cadenza triennale. Si parte il 20 maggio per chiudere il 16 settembre e noi abbiamo chiesto a Roberto Monducci, capo del Dipartimento per la produzione statistica Istat qual è il valore aggiunto di questa nuova iniziativa. «Con questa nuova rilevazione di tipo campionario – spiega – raccoglieremo informazioni su aspetti qualitativi della vita e della strategia delle imprese. Dai livelli di digitalizzazione raggiunti al tipo di governance di cui si sono dotate, per esempio per utilizzare più o meno a fondo il nuovo capitale digitale generato dai più recenti investimenti. E questi nuovi dati verranno integrati con quelli quantitativi raccolti annualmente dai registri statistici sulle imprese e che interessano l’occupazione, i risultati economici, le attività di import-export eccetera».
Si abbandona il passo decennale dei censimenti tradizionali con risultati statistici più frequenti. A cosa serviranno?
Il primo ciclo coprirà gli anni dal 2019 al 2022. Con questa tempistica triennale una lettura multidimensionale delle dinamiche delle imprese ci consentirà, per esempio, di leggere con maggiore profondità l’impatto delle politiche pubbliche. Impresa 4.0, per esempio oppure i recenti provvedimenti sull’accumulazione di capitale o sulla fiscalità. Potremo capire meglio, partendo dal campione, gli effetti di tutte le forme di incentivazione introdotte e il dato raccolto verrà restituito a livello censuario, su una popolazione totale di imprese di poco superiore al milione di unità.
Quali sono i settori coinvolti?
Tutti i settori sono coperti dal campione, compreso quello finanziario, del credito e delle assicurazioni. Sono escluse l’agricoltura, le pubbliche amministrazioni e le istituzioni non-profit, oggetto di altri tipi di censimento permanente.
Integrazione di un’indagine campionaria con i dati amministrativi, un frontiera che Istat sta battendo ormai da qualche anno.
Ci stiamo muovendo, con questo nuovo Censimento permanente delle imprese, in un campo che è complementare con quello delle produzioni statistiche Eurostat. Sugli aspetti qualitativi del Censimento permanente delle imprese non abbiamo alcun commitment europeo e pensiamo di poter offrire una capacità di analisi aggiuntiva su aspetti tipici dell’economia italiana proprio alle imprese, che dopo i lunghi anni della crisi hanno cambiato in profondità i loro assetti produttivi. È un’iniziativa strategica per l’Istat ma anche per il Paese.
Come sempre in questi casi si spera nella massima collaborazione delle aziende interpellate.
Utilizziamo una piattaforma web Istat e una rete di supporto alla rilevazione dedicata; l’idea è di limitare al massimo il fastidio statistico sulle imprese e agevolare la compilazione del questionario. L’output sarà garantito da un set di dati analitici che oggi non abbiamo e che ci consentiranno di capire meglio le strategie vincenti e perdenti, i fattori alla base della creazione di valore e della crescita sostenibile.
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