Ha preso il via a Milano il Living Planet Symposium, la più grande conferenza mondiale sull’osservazione della Terra dallo Spazio, organizzata dall’Agenzia spaziale europea in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e il contributo di alcuni dei principali player del settore, tra cui l’italiana Leonardo.
Fino a venerdì 17 maggio 2019, oltre 4mila scienziati, tecnici e ricercatori provenienti da tutto il mondo discuteranno dello stato di salute del pianeta e di “sfide globali” a partire dalla lotta al cambiamento climatico, come ha spiegato il direttore dell’Esa, Jan Woerner, in apertura dei lavori.
«Naturalmente ognuna di queste sfide è importante – ha detto – il cambiamento climatico certo, ma anche l’immigrazione, la mobilità, le comunicazioni, l’energia, la riduzione delle risorse, lo sviluppo demografico , le catastrofi».
L’intento è soprattutto mostrare come le missioni spaziali di osservazione della Terra possano aiutarci nell’intraprendere queste sfide, ad esempio nella prevenzione delle catastrofi naturali, nei compiti di protezione civile o anche per l’agricoltura. Tre nuove missioni Esa saranno lanciate entro il 2023: Biomass che misurerà la biomassa delle foreste, Flex per la fotosintesi e EarthCare per studiare i cambiamenti climatici misurando la riadiazione solare in atmosfera.
«Oggi abbiamo creato un sistema di osservazione della Terra che è il migliore in assoluto – ha detto Josef Aschbacher, direttore dell’Esrin e dei programmi di osservazione della Terra dell’Esa – veramente sono orgoglioso di dirlo, perché è un sistema di tutta l’Europa, compresa l’Italia con CosmoSkymed e Prisma. Abbiamo in Europa un sistema molto forte e molto capace di osservare la Terra e questo è un asset importante che però dobbiamo mantenere affinché nei prossimi 10 anni si mantenga un sistema capace di fare tutte le osservazioni, per questo ci vuole innovazione».
Al symposium verranno presentati i dati più aggiornati relativi al monitoraggio satellitare delle foreste, all’innalzamento dei mari, al buco dell’ozono o allo scioglimento dei ghiacci nell’Artico ottenuti grazie a missioni come Prisma e Cosmo SkyMed dell’Asi, Copernicus dell’ESA, come anche Aeolus anche allo studio dei venti nella parte alta dell’atmosfera.
Ma non solo, la conferenza rappresenta anche l’occasione per fare il punto sulla cosiddetta space economy, cioè sulle possibilità di business per le imprese del settore aerospaziale in cui il made in Italy riveste un ruolo predominante.
L’Italia, infatti, punta a crescere ancora nel settore dell’osservazione della Terra dallo spazio: forte della sua lunga esperienza, culminata con il recente lancio del satellite Prisma ormai pronto a entrare in azione, potrà probabilmente contare anche su un aumento dei fondi grazie alla nuova governance dello spazio italiano. È questa la speranza espressa da Giorgio Saccoccia, neopresidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi): «L’Italia ha una lunga esperienza nell’osservazione della Terra» ha ricordato Saccoccia. «Abbiamo una serie di prodotti innovativi che dobbiamo mandare avanti: l’ultimo in ordine di tempo è Prisma, appena lanciato lo scorso 22 marzo, dotato di tecnologie estremamente innovative nel campo iperspettrale. Tutta la sua esperienza potrà essere trasferita sulle prossime Sentinelle del programma europeo Copernicus».
Importante poi ricordare il ruolo del programma satellitare radar italiano CosmoSkyMed, per cui «dobbiamo continuare il percorso già iniziato: prossimamente lanceremo due nuovi satelliti, il primo entro l’anno; poi miglioreremo la risoluzione sotto il metro e potremo fare diversi tipi di osservazione». Il contributo dell’Italia alle iniziative europee «dovrà essere mantenuto e possibilmente aumentato, dipenderà dalle risorse», afferma Saccoccia. «Il nostro Paese ha bisogno dell’osservazione della Terra in tutti i campi di applicazione: dalle situazioni di crisi al monitoraggio delle difficoltà ambientali. Oggi l’Asi investe oltre un quarto del suo budget nell’osservazione della Terra, ma la nuova governance dello spazio italiano, che mette insieme fino a 12 ministeri interessati dalle applicazioni spaziali, in futuro ci potrà dare la possibilità di avere potenzialmente accesso a finanziamenti finora preclusi o non ancora considerati», auspica Giorgio Saccoccia. Intanto «dobbiamo continuare a sostenere le iniziative sul versante dei servizi: abbiamo già un set di piccole e grandi industrie attive nel settore. Il futuro della data economy è appena cominciato».
Al Living Planet Symposium, infine, spazio anche alle nuove generazioni con la presenza di 2mila studenti delle scuole primarie e secondarie.