La disobbedienza civile a Roma la fa la Santa Sede, nella persona del Cardinale Elemosinere Konrad Krajewski, già noto alle cronache per i suoi interventi personali in favore di senzatetto, barboni, rifugiati. Sabato era andato a portare regali ai 98 bambini dello Spin Time, l’ex sede Inpdap di via Santa Croce in Gerusalemme dove dal 2013 vivono 400 persone in una delle tante occupazioni “stabilizzate” di Roma. Ha trovato una situazione emergenziale. Da cinque giorni né luce né acqua. Frigoriferi spenti, bagni intasati, anche perché la pompa di collegamento alla fogna ha bisogno di elettricità. Il resto lo raccontano i residenti: ha chiamato la Prefettura, ha chiamato il Comune, ha chiesto un intervento d’urgenza, “se no alle 20 ci penso io”. Non è successo niente e alle otto e un quarto di sera il cardinale si è infilato nel tombino dei contatori e ha provveduto di persona. “Ci ha spiegato che era competente di energia elettrica perché prima di prendere i voti, in Polonia, aveva lavorato nel settore”, spiega chi c’era.
L’inaspettata e clamorosa irruzione vaticana sul terreno del disagio sociale spiazza tutti, destra, sinistra, centro, Primo Municipio (uno dei pochi dove governa la sinistra), Campidoglio, potere sindacale, e anche il capo di Action Andrea Alzetta detto Tarzan, che gestisce l’occupazione abusiva, perché tutti sono coinvolti nella surreale vicenda della Spin Time e tutti da tempo promettevano soluzioni che però non sono mai arrivate.
La causa del distacco della luce è un colossale debito – non ci sono cifre precise ma si parla di 300mila euro – accumulato con la Hera Comm di Imola, società che gestisce nel Lazio il cosiddetto Servizio di Salvaguardia, quindi anche i contratti dell’energia dei cattivi pagatori, ai quali viene imposto, per legge, un sovrapprezzo di 17 euro a MegaWatt/ora. La ricontrattazione della somma è da mesi al centro di tavoli di dibattito, con ripetute rassicurazioni: l’ultima, a distacco già avvenuto, prevedeva un intervento della Cgil per fornire garanzie alla Hera, su mediazione del vicesindaco Luca Bergamo e della presidente Pd del municipio Sabrina Alfonsi. È arrivato prima il vescovo-elettricista, prendendosi la responsabilità (anche giudiziaria) di un atto che tutti avevano paura di fare. Rompere i sigilli, ripristinare la corrente, evitare che mentre la politica discute i poveracci debbano aspettare a lume di candela e con i bagni intasati.
La destra ha trovato nel gesto di Krajeski la conferma che a San Pietro c’è un Papa comunista, peraltro sottolineata ieri dalla protesta durante l’Angelus di Forza Nuova con un colossale striscione: “Bergoglio come Badoglio – Stop immigrazione”. La sinistra è seccata: nel comunicato di Action il vescovo non è nemmeno citato e Alzetta definisce la storia dell’Elemosiniere “una fantasia giornalistica”. Comune e Municipio tacciono imbarazzati.
L’attivismo della Santa Sede sul terreno del disagio mette in difficoltà ogni soggetto coinvolto nelle politiche cittadine perché ricorda che homeless, baraccati, rom, disperati di ogni provenienza e condizione – insomma, la gran quantità di senza-niente che ogni metropoli produce – non possono essere cancellati con un colpo di penna (o con la ruspa). Sono qui, e giacchè ci sono spingerli verso marginalità sempre più estreme come vivere per strada o sugli argini del fiume, vagabondare con i bambini al seguito, cucinare su fuochi improvvisati, non solo è disumano ma non è utile a nessuno, ne’ ai cittadini “in regola” ne’ al decoro della città. Poi, c’è un secondo memorandum, e anche quello ha un suo peso: d’accordo le regole, d’accordo gli adempimenti doverosi, i tavoli, gli obblighi burocratici, ma neanche allo zoo si lascerebbero gli animali senz’acqua e senza servizi aspettando un accordo su debiti arretrati. Con 400 persone tra cui cento bambini di mezzo, l’ordinaria amministrazione deve avere un sussulto, essere capace di determinare un’eccezione, un atto emergenziale, in attesa di soluzioni a lungo termine.
Ma siamo in campagna elettorale, e più che ogni considerazione di buon senso, vale la propaganda. Il mondo del Pd tace interdetto, da molto tempo teme gli effetti controproducenti della difesa di questo tipo di situazioni. Matteo Salvini, sull’onda dell’indignazione dei suoi che sul web pubblicano inorgogliti le loro fatture Enel o Acea regolarmente corrisposte, manda a dire: “Ora Krajeski paghi le bollette”.
Pure quel mondo tuttavia dimentica che si è appena conclusa una grande operazione di salvataggio dei cattivi pagatori di tasse e di multe, con sanatoria totale delle cartelle sotto i mille euro e sostanziosi sconti per quelle superiori: una rottamazione rivendicata con orgoglio dalle destre perché ha salvato dalla clandestinità piccole imprese e famiglie alla canna del gas. Un po’ della generosità usata per i penultimi – quelli avviati al disastro causa fisco – si potrebbe usare anche per gli ultimi degli ultimi, quelli che al disastro ci sono già. Purtroppo, a ricordarsene, sembra rimasto solo il Vaticano.
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