CANNES – Almodovar su tutti con DOLORE Y GLORIA, sia perché è quello che ha messo d’accordo tutti (critici internazionali e francesi), non ha deluso le attese e sarebbe un suo riscatto (a Cannes non ha mai vinto nulla). E poi, in ordine sparso e restando ai soli maestri, potrebbero entrare nel palmares del Festival di Cannes l’unico vero ragazzo di questa edizione, ovvero Ken Loach con SORRY WE MISSED YOU (se non fosse già pluripremiato), e poi Terrence Malick con THE HIDDEN LIFE, che ha visto il suo ritorno al passato, alla storia.
Ma quest’anno nel Totopalma le sorprese, vista la delusione dei maestri, potrebbero venire dagli outsider da PARASITE a LES MISERABLES, da ATLANTIQUES a BACARAU fino al cinese THE WILDE GOOSE LAKE. E questo con quattro film mancanti all’appello (tra cui IL TRADITORE di Marco Bellocchio che passa domani). Intanto PARASITE di Bong Joon-ho una storia di ricchi contro poveri in Corea, una lotta di classe ravvicinata dove a fare la differenza c’è anche l’olfatto. I poveri puzzano un po’ troppo per i ricchi, o almeno, è quello che capita nel film che si può sintetizzare come un Loach con finale da Tarantino.
LES MISERABLES di Ladj Ly, le bande delle banlieu parigine, ovvero gitani, fratelli musulmani, prostitute nigeriane, protettori, ladri e poliziotti. Nessun ricco all’appello in questa potente opera prima, solo gente che si arrangia, poveri, ‘ultimi’ che vivono nel quartiere di Montfermeil proprio dove era ambientato gran parte del romanzo di Victor Hugo.
ATLANTIQUES di Mati Diop, regista di origine senegalese, racconta non solo di boat-people che dal Senegal si imbarcano verso la Spagna, ma anche di chi resta e aspetta e questo attraverso una storia d’amore.
BACARAU di Kleber Mendonca Filho e Juliano Dornelles, in corsa per il Brasile, è un film dalle molte anime: arcaica, ipermoderna, western, fantascientifica e surreale. Il tutto all’interno di una linea che divide metafisicamente il mondo ricco da quello povero. Tutto inizia nel villaggio di Bacurau, nel cuore del Sertao brasiliano.
THE WILDE GOOSE LAKE di Diao Yinan, thriller-noir, atmosfera che ricorda Blade Runner (piove sempre), e l’anima nera, acida, della Cina di provincia. Una Cina piena di ruggine, muri sporchi, rumori, sparatorie, sangue, gente trapassata da ombrelli e anche con quel tanto di sesso che basta.