Il 26 maggio non si vota solo per le europee. Ci sono le regionali in Piemonte. E ci sono circa 3.800 (la metà del totale) di Comuni chiamati al rinnovo del sindaco e del consiglio. L’attenzione sarà soprattutto sulle metropoli: sono 25 i capoluoghi di provincia alle urne. Nella maggior parte dei casi (17) si tratta di giunte di centrosinistra, mentre sono 6 i capoluoghi governati dal centrodestra. Solo due (Livorno e Avellino) vengono da una amministrazione M5s. Sarà quindi il partito di Nicola Zingaretti a rischiare di più, con la possibilità tutt’altro che remota di perdere bastioni storici, come già avvenuto l’anno scorso sulla scia dei risultati delle politiche del 4 marzo.
Il centrosinistra rischia di più
Tra i capoluoghi al voto spiccano, tra gli altri,Firenze, Bergamo, Prato, Avellino, Pesaro, Pavia, Cremona, Reggio Emilia, Campobasso, Ferrara, Pescara, Potenza, Modena, Livorno e Bari. Tutte città guidate dal centrosinistra, che è il partito che rischia di più. A Firenze, il sindaco dem Dario Nardella punta a un secondo mandato. Già vicesindaco quando a guidare la città era Matteo Renzi, Nardella è insidiato dal Carroccio, che qui come altrove farà da traino alla coalizione di centrodestra.
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Obiettivo leghista: sfondare in Toscana
Già nelle scorse amministrative 2018 il centrodestra a trazione leghista aveva strappato tre roccaforti del Pd (Siena, Pisa e Massa, governando già a Grosseto, Pistoia e Arezzo). Firenze sarebbe l’ultimo bastione sulla strada della conquista della Regione Toscana (al voto nel 2020), dove già si scalda Susanna Ceccardi, sindaco di Cascina (in provincia di Pisa e candidata al parlamento europeo), fedelissima di Salvini. Ma anche Prato e Livorno sono due “prede” ambite. A cinque anni dalla clamorosa vittoria del pentastellato Filippo Nogarin, che ha scelto di correre per un seggio a Bruxelles, la corsa per la successione a Livorno non sembra affatto scontata. E rispetto al 2014, quando il M5S riuscì a scalzare il dominio storico della sinistra in città, la situazione è molto più fluida. Con il Pd che spera di vincere al primo turno. Ma il ballottaggio all’orizzonte lascia aperti tutti gli scenari.
Il Carroccio mette nel mirino l’Emilia
Obiettivo del Carroccio è anche conquistare comuni in Emilia-Romagna, in vista delle regionali del prossimo autunno. Qui potrebbe scendere in campo Lucia Borgonzoni, sottosegretario ai Beni culturali, già candidata sindaco a Bologna e fedelissima di Salvini. L’Emilia è la regione con il maggior numero (quattro) di capoluoghi al voto (Ferrara, Forlì, Modena, Reggio Emilia), tutti appannaggio del centrosinistra.
I sindaci renziani che tentano il bis
È folta la pattuglia dei sindaci renziani che tentano il bis. A Bergamo corre per il secondo mandato Giorgio Gori (renziano della prima ora reduce dalla sconfitta alle regionali in Lombardia contro il leghista Attilio Fontana). Ma si sono ricandidati anche i sindaci dem di Prato Matteo Biffoni (presidente dell’Anci Toscana), di Pesaro Matteo Ricci (responsabile degli Enti Locali del Pd) e di Bari Antonio Decaro (presidente dell’Anci).
La partita intera nel centrodestra
Nelle amministrative 2019 c’è poi una partita tutta interna al centrodestra. Nonostante Fi e FdI, da un lato, e Lega, dall’altro, siano su fronti opposti nei confronti del governo nazionale gialloverde, alle comunali si presentano quasi sempre insieme. Anche quest’anno, come il 2018, non sarà un’eccezione: su 25 comuni capoluoghi al voto il 26 maggio il centrodestra si presenta unito ovunque tranne che a Vibo Valentia (la Lega è senza lista), Avellino e Ascoli Piceno (qui e Fi si è spaccata ed è senza il simbolo nazionale). Nella scelta dei candidati sindaco, la Lega ha fatto la parte del leone: ha un suo uomo (o comunque vicino al Carroccio) in 12 città su 22 dove il centrodestra si presenta unito. E non solo nelle città del Nord, come Bergamo, Rovigo, Pavia e Biella, ma anche in capoluoghi come Ferrara, Forlì, Modena, Reggio Emilia, Firenze, Prato, Campobasso e Potenza.
Comuni capoluogo al voto nel 2019
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