Il suo non è uno dei nomi riempilista, Yanis Varoufakis fa sul serio: da un anno si è trapiantato a Berlino e i comizi del suo movimento Democrazia in Europa 2025 sono uno degli eventi più caldi non solo della capitale tedesca ma della piatta campagna per le Europee dal 23 al 26 maggio. L’ex ministro dell’Economia greco si è candidato in Germania e a sostenerlo nel rush finale è apparsa a Berlino nientemeno che l’ex star di Baywatch, la bionda Pamela Anderson: il nuovo astro nascente della sinistra che difende a spada tratta anche Julian Assange ha dichiarato davanti alla Porta di Brandeburgo di voler spendere la sua «fama per una buona causa». E quale volto migliore nel prossimo Europarlamento dell’economista centauro che nell’acme della crisi greca litigò con la cancelliera Angela Merkel e con ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, pronto a punirlo cacciando Atene dall’euro?
IN GERMANIA PIÙ FACILE ESSERE ELETTI
Quell’anno, il 2015, Varoufakis diede le dimissioni dal primo governo Tsipras: era pronto al default statale ma non voleva la Grexit, e resta per un cambiamento radicale dell’Ue dall’interno. Per mostrare il muso duro contro l’austerity imposta dai tedeschi ha scelto Berlino, la città più cool e meno tedesca della Germania, anche perché la ripartizione proporzionale pura – e senza soglia di sbarramento – gli dà più possibilità che altrove di entrare nell’assemblea di Strasburgo. Per militare poi, paradossalmente, tra i 96 eurodeputati della Germania. L’ex sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni, Sandro Gozi, già assistente politico di Romano Prodi negli anni alla presidenza della Commissione Ue, spicca invece al 22esimo posto della lista francese Renaissance guidata da En Marche del presidente Emmanuel Macron. Gozi è un laureato della prestigiosa SciencesPo di Parigi, dopo Prodi è stato consigliere politico anche dell’ex supercommissario Manuel Barroso.
GOZI DEL PD NEL PARTITO DEI BANCHIERI DI MACRON
Non sarà insomma un pesce fuor d’acqua, se passerà. Nondimeno la scelta descritta da Gozi come «unica ed entusiasmante» fa discutere per l’idiosincrasia tra Macron e la sinistra: mentre socialisti europei tentano di ricostruirsi una base elettorale, tornando a proporre politiche sociali, con Gozi arruolato in En Marche («uno dei sette pionieri di altre nazionalità») il Pd si avvicina al movimento di Macron, rischiando l’etichetta di partito dei banchieri. Se Gozi è per la «solidarietà politica, ecologica e sociale nell’Ue» e per una «maggioranza a Strasburgo con Verdi, Socialisti e magari anche la sinistra Tsipras», lontano dai Popolari europei di Merkel, allora che ci sta a fare con Macron? Se lo chiedono in tanti in Italia, dentro e fuori dal Pd, mentre all’estero dell’Italia fanno parlare soprattutto i due discendenti del duce candidati per le Europee. Alessandra Mussolini è una veterana: all’Europarlamento per quasi due legislature, prima sovranista poi berlusconiana, non desta più stupore.
I DUE MUSSOLINI CANDIDATI IN ITALIA
La novità è il pronipote Caio Giulio Cesare Mussolini, cugino di Alessandra e suo diretto sfidante per l’estrema destra di Fratelli d’Italia nella circoscrizione Sud, già sommergibilista di Marina e grand commis in Medio Oriente per Finmeccanica. Un «patriota», come si definisce, che porta il cognome Mussolini candidato per le politiche europee fa sempre sgranare gli occhi in Paesi, come per esempio la Germania, dove i famigliari e i parenti di Hitler hanno modificato i loro cognomi e si tengono lontani da ruoli politici. Figuriamoci se i candidati sono due. Non desta simili stupori la corsa a 90 anni, in Grecia, della figura storica della sinistra italiana Luciana Castellina, su richiesta del premier e leader di Syriza, Alexis Tsipras. Una «candidatura simbolica», ha ammesso la stessa fondatrice del Manifesto, che non poteva rifiutare per il suo legame con la Grecia dagli anni del suo arresto da parte del regime dei Colonnelli fino alla sua presenza fisica, nel 2015, alle proteste di piazza Syntagma.
Il candidato più giovane per la poltrona della Commissione Ue è la leader tedesca dei Verdi, Franziska “Ska” Keller, 37 anni e in corsa anche nel 2014 per l’incarico andato a Jean-Claude Juncker, tra i più giovani membri dell’europarlamento dove sta dal 2009. Mentre nelle Europee più surreali dei britannici (con gli olandesi i primi a votare, il 23 maggio, nonostante la Brexit rimandata) spicca la corsa dell’ex rifugiato di origine somala Magid Magid, attivista e sindaco di Sheffield fino al maggio scorso. Trent’anni a giugno, è arrivato Oltremanica nel 1994 come profugo, milita nei Verdi ma la politica non lo trattiene dal partecipare ai reality show. Magid ama apparire fuori dagli schemi, non lesina le foto con indosso la t-shirt «Donald Trump is a wasteman» e come capolista dello Yorkshire agile le acque. Eppure prenderà molti più voti il redivivo Nigel Farage, in pista con il nuovo Brexit party (al 30%) per portare – da Strasburgo – prima possibile il Regno Unito via dall’Ue.