«Sullo sfondo blu del cielo del mondo occidentale, le stelle rappresentano i popoli dell’Europa in un cerchio, simbolo di unità. Proprio come i 12 segni dello zodiaco indicano l’intero universo, le 12 stelle rappresentano tutti i popoli d’Europa, compresi quelli che non possono ancora partecipare alla costruzione dell’Europa nell’unità e nella pace».
Con questa spiegazione nel 1955 il Consiglio d’Europa (l’organizzazione internazionale nata nel 1949) scelse come vessillo europeo la bandiera delle 12 stelle su un campo blu. Nel 1985 l’allora Cee, con il beneplacito sempre del Consiglio d’Europa, la scelse come proprio simbolo. Con il trattato di Maastricht del 1992 è diventata la bandiera ufficiale della Comunità europea, oggi Unione europea. Ma ogni bandiera ha una sua storia, una sua origine e ha un significato storico e simbolico. L’eterogenea comunità degli Stati che compongono l’Ue raccoglie attorno ai propri vessilli nazionali storie spesso antiche e leggendarie.
Bandiera a tre bande, due rosse e una bianca al centro. Il vessillo ha origine nel XIII secolo dall’ambizioso Federico II di Babenberg detto il Bellicoso che cercava di emanciparsi dal Sacro Romano Impero anche se alcune leggende la fanno risalire a un dono di Federico Barbarossa ai Babenberg. I colori entrarono poi nell’emblema asburgico. Divenne bandiera della repubblica d’Austria dopo la fine dell’impero nel 1918 e tornò a esserlo nel 1945 finita l’occupazione nazista.
Tre bande verticali: nero, giallo e rosso. I colori derivano da quelli del Ducato di Brabante. Ideata a Bruxelles nel 1830, fu adottata poco dopo l’indipendenza dai Paesi Bassi. In origine l’ordine dei colori era rosso-giallo-nero divisi in bande orizzontali. Per differenziarla dalla bandiera olandese si decise poi di girare le bande. Una modifica decisa a furor di popolo e mai ratificata dalla legge. Ancora oggi la bandiera del Paese non è quella descritta in Costituzione.
Bianco, verde e rosso in tre bande verticali. Il vessillo bulgaro fu adottato dopo l’indipendenza dallo Stato ottomano nel 1878. Oggi non ha più nell’angolo in alto a sinistra lo stemma del leone rampante che risaliva al Regno di Bulgaria.
Adottata nell’agosto 1960 in occasione dell’indipendenza del Paese, la bandiera fu ideata da un insegnante d’arte turco-cipriota. Rappresenta la sagoma dell’isola con sotto due ramoscelli d’ulivo, simbolo della pace raggiunta, ma sempre fragile, tra i turchi e i greci.
Rosso, bianco e blu (i colori del panslavismo e della bandiera russa) in tre bande orizzontali. Al centro lo scudo a scacchi rossi e bianchi, simbolo del Paese e oggi sulle casacche sportive delle nazionali. Deriva dalla bandiera del regno di Croazia e Slavonia adottata nel 1868.
Chiamata dal popolo dannebrog, il panno danese, è tra le più antiche bandiere al mondo e deriva dagli stendardi dei crociati medievali. L’origine leggendaria è però più appassionante. Era il 1219 e alla battaglia di Lyndanisse (oggi la città estone di Tallinn), Re Valdemar II, come l’imperatore Costantino, vide nel cielo una croce bianca e la interpretò come il segno divino che lo invitava all’attacco. Il rosso della bandiera rappresenterebbe sia il cielo scuro in cui il re vide la croce che il sangue versato. Il disegno a croce fu poi adottato da tutte le nazioni nordiche: Svezia, Norvegia, Finlandia e Islanda.
Adottato nel 1990 dopo l’indipendenza dalla Russia sovietica, il tricolore a bande orizzontali estone (sinimustvalge) nacque a fine Ottocento come drappo dell’Associazione degli studenti dell’università di Tartu e venne successivamente associato al patriottismo estone. Il blu in alto è il colore del cielo, dei laghi e del mare. Il nero è in mezzo: è il colore della terra patria e dello stemma nazionale. Il bianco è il colore del popolo che cerca la felicità e la luce.
Siniristilippu in finlandese o “bandiera dalla croce blu” è costituita da una croce blu in campo bianco e ricalca le bandiere nordiche. I colori rappresentano la natura: il blu i colori dei laghi e del cielo e il bianco la neve che ricopre la Finlandia per molti mesi all’anno. Fu adottata nel 1918.
Il vessillo della Rivoluzione francese divenne bandiera nazionale nella Prima Repubblica del 1794 e ispirò molte altre bandiere nazionali. Il drapeau français nacque unendo i colori della città di Parigi (blu e rosso) al colore dei Borbone, lo spirito anti-monarchico attribuì successivamente il colore bianco a San Giovanna d’Arco.
Nero, rosso e giallo in tre barre orizzontali. Il Dreifarb (tricolore) tedesco debuttò, con colori in ordine diverso, nel 1832 al castello di Hambach durante una manifestazione nazionalista e democratica. Venne unito il giallo dello stemma dell’Imperatore del Sacro Romano Impero al rosso e al nero, i colori delle divise dei Lützowsche Freikorps, i volontari che combatterono contro Napoleone. Divenne la bandiera ufficiale tedesca dopo la Prima Guerra mondiale e dopo il nazismo fu adottata (con al centro stemmi diversi) dalle due Germanie.
Risale al 1822, ma nella versione attuale la bandiera greca è stata adottata solo nel 1978 alla fine della dittatura dei colonnelli. Nove strisce blu intenso come il mare greco e bianche come il cielo richiamano le nove sillabe della frase Eleftheria i Thanatos (libertà o morte), motto della rivoluzione ellenica contro l’Impero Ottomano. In alto a sinistra una croce, come tributo alla chiesa ortodossa e alle tradizioni religiose del popolo greco sopravvissute al dominio turco.
Simile al tricolore italiano con l’arancione al posto del rosso, la An Bhractach N nta (in gaelico) simboleggia l’unione delle differenti origini in una comune identità nazionale irlandese. Il verde rappresenta i cattolici, l’arancione i protestanti e il bianco il sodalizio pacifico tra le due popolazioni.
Il parlamento della Repubblica Cispadana di Reggio Emilia adottò un tricolore chiaramente ispirato al modello rivoluzionario francese. Era il 7 gennaio 1797. Oggi la bandiera italiana è descritta nell’articolo 12 della Costituzione repubblicana. Il bianco e il rosso comparivano nell’antico stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. I colori vennero poi adottati dalla Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell’Emilia e della Romagna che combattevano a fianco di Napoleone.
Un vessillo a tre bande verticali, due rosso scure e una bianca più sottile al centro. L’origine della bandiera lettone risalirebbe all’Alto Medioevo, quando un drappo rosso con una striscia bianca era lo stendardo dei guerrieri. Adottata nel 1923 e poi sostituita durante il comunismo, è ritornata bandiera nazionale nel 1990 dopo la riconquistata indipendenza.
Un tricolore giallo, verde e rosso a strisce orizzontali anch’esso ispirato a quello rivoluzionario francese. Molto probabilmente l’idea della scelta dei colori (che venivano usati frequentemente negli abiti tradizionali del Paese) appartiene agli esuli lituani che vivevano in Europa o negli Stati Uniti durante il XIX secolo. Dopo l’indipendenza dall’Urss, la bandiera tricolore venne consacrata dalla nuova Costituzione della Lituania del 1992.
Molto simile al tricolore olandese, la bandiera lussemburghese fu introdotta in occasione dell’indipendenza dai Paesi Bassi negli Anni 30 dell’Ottocento, ma l’adozione ufficiale come bandiera del Granducato avvenne solo nel 1972. I colori rosso-bianco-azzurro sono ripresi dal tradizionale stemma del Lussemburgo che raffigura un leone rampante rosso incoronato su bande azzurre e bianche.
Due bande verticali, una bianca e una rossa. Nell’angolo superiore sinistro è rappresentata la una croce bordata di rosso. È la croce di re Giorgio conferita da Re Giorgio VI al popolo maltese dopo la Seconda Guerra mondiale. La bandiera è stata adottata nel 1964 quando l’isola divenne indipendente dal Regno Unito.
È uno dei tricolori più antichi, adottato dal XVI secolo con i colori arancio, blu e bianco come vessillo del Principato di Orange. L’arancio della bandiera dei Paesi bassi divenne rosso forse per ragioni più pratiche che simboliche. Le bandiere sulle navi, infatti, tendevano a scolorirsi in fretta e il rosso resisteva meglio alla salsedine.
Due bande orizzontali, una bianca e una rossa, in alcune occasioni adornate, nella parte alta, dallo stemma con l’aquila bianca che ricorda una leggenda sulla fondazione della nazione. Fu adottata con l’indipendenza della Polonia nel 1919. I colori ricordano però i vessilli della sfortunata rivolta nazionale del 1830 contro l’impero russo (la cosiddetta Rivoluzione Cadetta) e simboleggiano l’unione tra il popolo polacco e quello lituano, ai tempi alleati contro lo Zar.
Adottata dal 1911, la bandiera portoghese ha due bande asimmetriche, una verde e l’altra rossa che rappresenterebbero (ma le interpretazioni sono molteplici) la speranza, il coraggio e il sangue dei caduti in combattimento. In mezzo, l’antico stemma raffigurante il tradizionale scudo portoghese sovrapposto a un astrolabio sferico, simbolo dell’antico dominio sui mari.
Tutti la chiamano Union Jack, anche se il nome ufficiale è Union Flag. L’attuale versione risale all’inizio dell’Ottocento quando si unirono il Regno di Gran Bretagna e quello di Irlanda. La croce rossa della bandiera irlandese di San Patrizio fu inserita nel vessillo alla precedente bandiera britannica (King’s colours) risalente al 1601 che aveva a sua volta unito insieme la croce inglese di San Giorgio alla croce scozzese di Sant’Andrea. In primo piano però è sempre rimasta la croce inglese.
Derivata dalla bandiera bianco-rossa del regno di Boemia, ha sul lato del pennone un triangolo blu. Venne ideata, a quanto pare, da un archivista ministeriale in occasione dell’adozione ufficiale di un vessillo nazionale cecoslovacco nel 1920. Lo Stato era nato dopo la Grande Guerra con la disgregazione dell’Impero asburgico. Nel 1993 la Cecoslovacchia si è divisa pacificamente in due entità sovrane. La Repubblica Ceca ha mantenuto la bandiera.
La Romania nacque nel 1859, quando la Moldavia occidentale e la Valacchia si unirono, conferendo il principato unico ad Alexandru Ioan Cuza. Il tricolore rumeno a bande verticali simboleggia le tre regioni della Romania: Valacchia, Transilvania e Moldavia. Dal 1947 al 1989 il vessillo aveva al centro lo stemma della Romania comunista, emblema che venne strappato durante la rivoluzione del 1989. La bandiera con il buco nel centro divenne simbolo della lotta per la libertà.
È nata nel 1848, ma è stata adottata ufficialmente il primo gennaio 1993 alla nascita della Slovacchia, Stato sorto dalla divisione dell’ ex-Cecoslovacchia. La bandiera nazionale è un tricolore orizzontale bianco, blu e rosso, con, nella parte di sinistra, lo stemma nazionale che raffigura una croce doppia che sorge su tre montagne. Lo stemma serve oggi a distinguerla dalla bandiera russa. La somiglianza è intenzionale. Nel 1848, agli albori del movimento panslavista, gli slovacchi adottarono come loro la bandiera di quella che vedevano come nazione-guida.
Altra variazione della bandiera russa in onore al panslavismo. Il tricolore orizzontale bianco-blu-rosso è ornato dallo stemma nazionale, uno scudo con che reca il profilo del monte più alto della regione, il Tricorno. Lo stemma è stato ideato ispirandosi dell’ex stemma della Slovenia comunista, nel 1991 dall’artista Marko Pogačnik.
Ha un’origine napoletana la bandiera nazionale spagnola, formata da tre bande orizzontali (rosso, giallo e rosso) con la parte gialla di dimensione doppia e con lo stemma spagnolo sulla banda centrale. Risale al ‘700 e al Pabellón de la Marina de Guerra l’insegna navale del Regno di Spagna ai tempi di Carlo III. La bandiera sarebbe stata ideata dallo stesso re in ricordo della sua precedente esperienza come sovrano del Regno di Napoli, viceregno spagnolo che aveva adottato nelle insegne i colori giallo e rosso, simbolo degli aragonesi.
Modellata a croce sull’esempio della bandiera danese, la bandiera svedese venne utilizzata come bandiera mercantile fin dalla seconda metà del XVII secolo, diventando poi bandiera ufficiale della nazione nel 1906. I colori richiamerebbero, secondo alcuni interpretazioni, alcuni stemmi dinastici tradizionali: quello dei casati dei Folkung e dei Vasa.
I colori sono gli stessi dell’Italia, ma posti orizzontalmente e con il rosso in alto. Il rosso simboleggia la forza, il bianco la fedeltà e il verde la speranza. Il vessillo comparve durante i moti del 1848 animati da Lajos Kossuth e divenne ufficiale dalla fine dell’impero austro-ungarico in poi. Da allora per alcuni periodi al centro del vessillo è comparso prima lo scudo nazionale poi, durante l’epoca dell’Urss, l’emblema comunista.