Gli «impegni al governo» scritti nelle mozioni parlamentari cadono spesso nel vuoto. Ma l’attenzione sale se fra gli impegni approvati dal parlamento, come accade nella mozione varata alla Camera sui debiti della Pa alle imprese, c’è quello di ampliare «le fattispecie ammesse alla compensazione tra debiti e crediti della pubblica amministrazione» anche attraverso «strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio». L’attenzione diventa stupore se la mozione passa con voto bipartisan, allargato a Pd e +Europa. E lo stupore si trasforma in preoccupazione se tutto questo avviene in Italia.
Il ministero dell’Economia frena
Cioè nel Paese con il terzo debito pubblico del mondo, al centro di un nuovo round di confronto con la commissione europea proprio per lo sforamento degli obiettivi di debito, e con uno spread che oscilla pericolosamente intorno a quota 290 punti. Al punto che per calmare gli animi deve intervenire una precisazione ufficiale del ministero dell’Economia: «Non c’è nessuna necessità di emettere titoli di Stato di piccolo taglio», spiega una nota di Via XX Settembre, anche perché «i tempi di pagamento della Pa sono in costante miglioramento». Bene. Fino a un certo punto.
La voglia di Italexit
Perché per analisti e mercati i mini-bot, i titoli di Stato di piccolo taglio, sono quasi un sinonimo di volontà di uscire dall’euro. E non solo perché tra i loro principali fautori c’è Claudio Borghi, il presidente leghista della commissione Bilancio della Camera secondo il quale l’Italexit non è nel programma del governo solo perché non c’è una maggioranza favorevole. Il fatto è che i mini-bond sarebbero una moneta parallela. E l’ipotesi solleva qualche piccolo problema.
ECONOPOLY / Minibot, la moneta parallela che ci spinge fuori dall’euro
Contro i Trattati
A differenza di un ticket restaurant o un di un coupon, pezzi di carta a cui si attribuisce un valore economico convenzionale nell’ambito di un rapporto commerciale fra privati, la moneta fiscale andrebbe dritta contro il Trattato Ue. Lo segnala Bankitalia, che sulle questioni monetarie ha un certo peso: «La moneta fiscale non potrebbe avere corso legale – spiega Via Nazionale in un dossier sul tema pubblicato nel dicembre 2017 -; il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (art. 128) e il Regolamento EC/974/98 (art. 2, 10 e 11) stabiliscono, infatti, che le banconote e le monete metalliche in euro sono le uniche con corso legale nell’unione monetaria».
Corsa alla Grecia
E allora perché mai pensare di pagare con carta straccia le imprese che già hanno dovuto aspettare i tempi bibilici delle pubbliche amministrazioni più in difficoltà? Se è una provocazione, la mossa ha colto nel segno. Anche se le bizze mattutine dello spread volato a quota 294 punti a mezzogiorno mentre i rendimenti sui titoli quinquennali raggiungevano i tassi greci, mostra che non ce n’era bisogno.
Pd incerto
Sul piano politico, però, l’affondo è perfettamente riuscito. Colpendo in particolare il Pd che ha approvato il testo della mozione senza evidentemente fare troppo caso al riferimento ai mini-bot e alle sue implicazioni. Ora il Partito Democratico annuncia un ordine del giorno urgente sul decreto crescita per «escludere l’utilizzo dei mini-bot», definiti «strumento sbagliato che crea nuovo debito». Più che «sbagliato», lo strumento sarebbe appunto «illegittimo». Ma è evidente che l’imbarazzo domina. E la frittata è fatta.
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