Nelle ore più agitate e complicate per il M5S nel Transatlantico prende forma una novità. Non si tratta di una corrente ma poco ci manca. Non si tratta insomma di una corrente strutturata con tanto di capo, modello Prima Repubblica come quando i dorotei si riunivano nello stesso ristorante nel solito giorno della settimana per fare o disfare un esecutivo colpendo amici e nemici della Balena Bianca.
Qui ovviamente il discorso è diverso, è passata un’eternità da quella stagione. Ora si chatta fino a notte fonda o si organizzano le truppe nei gruppi whatapp. In questo contesto passeggiando per Montecitorio crescono sempre di più le voci all’interno dei Cinque Stelle favorevoli a proseguire l’esperienza di governo con Matteo Salvini. Ma quale ritorno anticipato alle urne? No, no. Qualcuno arriva a dire che la corrente “Forza Salvini” annovererebbe circa 100 deputati. In sostanza, la metà del gruppo alla Camera. E la stessa cosa si può dire per Palazzo Madama. E allora non importa se i rapporti di forza siano mutati e l’esecutivo sia ribaltato. Qui il refrain è sempre lo stesso: «Governiamo con Salvini e facciamo tesoro degli errori dell’ultimo mese e mezzo».
Mormora il deputato Nicola Acunzo, «non ci sono dubbi che dobbiamo continuare a governare con Salvini». Acunzo è al primo giro nei palazzi della politica, alle spalle ha una brillante carriera da attore cinematografico, fa infatti parte del cast di “The Pope”, serie televisiva su Netflix con Anthony Hopkins che racconterà le elezioni e le dimissioni di papa Benedetto XVI. «Per quale motivo si dovrebbe fermare questo governo?», si domanda mentre si dirige verso la zona fumatori del Transatlantico. E allora avanti con questa alleanza che fino a un anno fa sarebbe stata inimmaginabile e derubricata a fantapolitica. È vero, ogni giorno c’è stato e ci sarà uno scontro sul Tav, sull’autonomia differenziata, sul Venezuela e sull’Afghanistan. È vero, il Movimento è uscito azzoppato dalle elezioni europee perdendo milioni di voti.
E forse la colpa è di questa pazza coalizione che rimbrotta le élite e striglia l’Europa di Juncker e Moscovici. Ma è altrettanto vero che fra i due gruppi parlamentari c’è sinergia. E prevale, si dice, «una sorta di collante generazionale». «Con loro si lavora ottimamente», assicura la pentastellata Sabrina De Carlo, friulana, classe ’88, membro della commissione esteri. Ed è così che nelle ore più complicate per le sorti della leadership di Luigi Di Maio non solo i deputati fanno quadrato attorno al capo politico ma sostengono a bassa voce che l’esecutivo gialloverde con Salvini durerà quattro anni adesso che è finita la campagna elettorale.
Il profilo di chi appartiene alla corrente “Forza Salvini” riporta a un parlamentare o una parlamentare alla prima legislatura preferibilmente eletto in una regione del Nord. È il caso, ad esempio, di Raphael Raduzzi, classe ’91, natio di Bressanone e nel curriculum una laurea in scienza dell’economia. E Raduzzi è uno di quelli che cerca di convincere i compagni di banco con parole di questo tenore: «Nelle commissioni con i leghisti c’è un clima responsabile e collaborativo. Credo siano evidenti i provvedimenti di qualità messi in piedi da questo esecutivo». E poi ci sono i sudisti che tifano il Capitano ma cercano di dissimularlo come Andrea Giarrizzo, siciliano di Vittoria, classe ’92, appassionato – si legge sul profilo della Camera – di innovazione sociale e imprenditorialità giovanile. E Giarrizzo nei giorni della sconfitta in Abruzzo sosteneva che la causa della debacle elettorale non era certo imputabile all’alleanza con la Lega. «Non c’entra nulla Salvini. All’interno del governo si dialoga e si trova sempre una sintesi».
Sulla stessa scia Iolanda Di Stasio, napoletana, classe ’92, diplomata al Liceo Scientifico, al primo giro nei banchi di Montecitorio, che non disprezza il dialogo con i leghisti. Poi certo ce ne sono altri che preferiscono l’anonimato e ammettono «che questa è l’unico governo possibile». D’altro canto, si domandano retoricamente: «Qual è oggi l’alternativa? Avrei avuto difficoltà a confrontarmi con il centrosinistra, tantomeno con Forza Italia. Con Salvini invece lavoriamo bene, discutiamo, a volte ci scontriamo dialetticamente, ma alla fine portiamo a casa i risultati. Ed è stato bravo quando domenica scorsa ha dichiarato che squadra che vince non si cambia». Amen.
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