La Commissione europea annuncerà domani se suggerire ai paesi membri di aprire o meno una procedura per debito eccessivo ai danni dell’Italia. Le ultime indicazioni lasciano prevedere che salvo sorprese l’esecutivo comunitario riterrà giustificata una tale scelta, che in ultima analisi dipenderà dal Consiglio, possibilmente in luglio. Da qui ad allora, il governo Conte, se lo vorrà, potrà cercare di evitare una messa sotto tutela, tanto imbarazzante quanto invasiva.
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Parlando domenica su France Inter, il commissario agli Affari monetari Pierre Moscovici ha voluto essere diplomatico: «L’Europa è una comproprietà, ci sono regole che tutti osservano e non possiamo avere nemmeno uno che se ne disinteressi. Ma la mia parola d’ordine è dialogo, dialogo, dialogo». Ciò detto, il collegio dei commissari, il quale si riunirà domani a Bruxelles, sembra orientato a prendere atto che vi sono le condizioni per aprire la procedura per debito eccessivo.
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Il nuovo rapporto sul debito, atteso anch’esso per domani e che conterrà la valutazione della Commissione europea, verrà quindi analizzato dal Consiglio, prima a livello tecnico e poi a livello politico. La procedura per debito eccessivo, mai utilizzata finora, prevede una messa sotto tutela del paese. Quest’ultimo verrebbe chiamato dal Consiglio, «sulla base di una raccomandazione della Commissione», a una riduzione del debito entro precise scadenze.
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Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, la relazione della Commissione conterrebbe dati eclatanti sulle ripetute manchevolezze dell’Italia in questi anni. Per esempio, il divario nel 2019 tra obiettivo e previsioni nella riduzione del debito sarebbe del 9%. La presa di posizione comunitaria giunge dopo che settimana scorsa Bruxelles aveva mandato una richiesta di chiarimenti a Roma sulle ragioni dell’aumento del debito tra il 2017 e il 2018, missiva a cui il governo Conte ha poi risposto.
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L’Italia non è stato l’unico paese ad avere ricevuto nei giorni scorsi una richiesta di chiarimenti da parte della Commissione. Gli altri stati membri interpellati sono stati Cipro, a causa dell’andamento del deficit nel 2018; il Belgio, per via dell’evoluzione del debito sempre l’anno scorso; e la Francia, in relazione al debito dell’anno scorso e al previsto disavanzo per quest’anno. Domani, Bruxelles pubblicherà anche raccomandazioni-paese, una delle quali riguarderà i conti pubblici.
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Intanto, il vicepremier Matteo Salvini gioca su due tavoli nel tentare di «cambiare l’Europa». Il primo è quello di unire i partiti euroscettici al Parlamento europeo. Il rischio è di rimanere isolato per quanto riguarda i conti pubblici. Non solo molti partiti coltivano il rigore di bilancio, a differenza della Lega, ma la stessa Ungheria del premier di Viktor Orbán non ha dimenticato la crisi finanziaria del 2008 quando fu costretta a chiedere un prestito miliardario al Fondo monetario internazionale.
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Il secondo tavolo è meno esplicito. Come non pensare che il vicepremier pensi di poter ricattare i suoi partner, convinto che il paese sia troppo grande perché gli altri paesi non siano accomodanti nei suoi confronti? A Bruxelles l’ipotesi del ricatto è presa in considerazione, ma molti diplomatici alzano le spalle. Sostengono che la sopravvivenza dell’unione monetaria dipende dal rispetto delle regole e dalla fiducia reciproca: messi alle strette i governi opteranno per salvare la zona euro.
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