Dalle colonne del New York Times al tetto del ministero dell’Interno a Roma, per i gabbiani della Capitale il passo, o meglio il volo, non è poi così grande. Dopo esser stati protagonisti a settembre di un servizio del quotidiano americano che descriveva una Roma da incubo in preda a questi grossi volatili prepotenti e aggressivi, ora questi uccelli tornano sotto la lente della cronaca grazie a Matteo Salvini.
Salvini dal tetto del Viminale: «Gabbiani? Sono degli F35!»
Tornato a collegarsi via Facebook con i suoi fan dal piano più elevato del Viminale che dà sui tetti della capitale, il leghista non esita a porre l’accento, lui che si occupa di sicurezza, sui gabbiani che – sue parole testuali – «non sono gabbiani, sono degli F35, dei mostri», che prosperano grazie all’immondizia nelle strade.
L’appello a Raggi: «Via l’immondizia dalle strade, non se ne può più»
Di qui, l’appello del vicepremier al Comune di Roma (gestito dalla pentastellata Virginia Raggi): «togliete l’immondizia dalle strade, non se ne può più. Sono sul tetto del ministero a Roma e sono a rischio – rincara il ministro – qui ci sono dei gabbiani che sono degli F35. Cerchiamo di schivarli ma continuo a sentire delle urla, questi ingrassano perché mangiano l’immondizia che trovano per strada».
Il servizio del New York Times: tutta colpa della discarica di Malagrotta
A ricostruire i motivi della presenza di questi “netturbini con le ali” è stato il New York Times che in quel famoso servizio cita tra le cause della loro presenza in città la discarica di Malagrotta. «Era la più grande in Europa – si leggeva nel servizio -, fino a quando le autorità non decisero che non era adatta per trattare i rifiuti. Dalla sua chiusura nel 2013, la spazzatura non raccolta di Roma ha rimesso tutto in moto. Il Vaticano ha aggiunto rare prelibatezze al menu», proseguiva l’articolo, ricordando quando un gabbiano attaccò e uccise le colombe lanciate dal palazzo apostolico in occasione della preghiera per la pace in Ucraina nel gennaio 2014. Nonostante la repulsione che possono provocare – «cibandosi di rifiuti, puzzano come la spazzatura» – e la paura che trasmettono – «possono staccarti una mano con una beccata», dicono testimoni intervistati. «Per i gabbiani è solo la legge della selezione naturale. Non si possono incolpare perché seguono il loro istinto di proteggere i loro piccoli e apprezzano le strade all-you-can-eat» di Roma, concludeva il New York Times.
Oltre 10mila esemplari a Roma
Loro intanto continuano a riprodursi (le ultime stime, probabilmente in difetto, parlavano di oltre 10mila esemplari), a dominare la scena appollaiati sopra i cassonetti o nei cornicioni dei palazzi, pronti a scendere in picchiata per catturare qualche piccione o, anche, roditori. Che in una Roma sommersa dai rifiuti, in questi giorni infuocati di giugno, non mancano.
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