E’ diventata maggiorenne quest’anno l’Orchestra di Piazza Vittorio, l’incredibile mix multietnico di suoni e culture da tutto il mondo che nel 2002 con la guida visionaria dell’ex Avion Travel Mario Tronco e il finanziamento dei cittadini del quartiere di Roma fu un primo esempio di ensemble fieramente libera, aperta e poliglotta. Oggi “l’Italia ha il record di orchestre multietniche di strada e di quartiere e forse abbiamo seminato bene”, dice all’ANSA Tronco osservando che “con onore e al tempo stesso tristezza” oggi l’Orchestra di Piazza Vittorio, un centinaio di musicisti e ancora 15-20 gli stessi dell’inizio, è nomade, internazionale e lavora soprattutto in Francia, da Lione”. Ma in quel giardino umbertino, cuore della Roma asiatica, araba e latino americana, babele di odori (anche quelli fetidi del degrado), profumi di spezie, voci di bambini con tratti somatici diversi, misteriosa dai tempi della Porta Magica, l’Orchestra di Mario Tronco torna ancora. E’ ambientato lì il film Il Flauto Magico di Piazza Vittorio, di Tronco e Gianfranco Cabiddu, un piccolo gioiello in otto lingue che mescola arte, musica, danza e cinema sulle note dell’opera di Mozart che qui diventa pop.
Già a teatro l’Orchestra di Piazza Vittorio nel 2008 aveva portato il Flauto Magico e tanti anni ci sono voluti per trasformarlo in film senza perdere libertà assoluta di suoni e suggestioni, “grazie ai due produttori eroici Arturo Paglia e Isabella Cocuzza” della Paco cinematografica che ha prodotto il film con i francesi e Rai Cinema. Arriva in sala dal 20 giugno, dopo il passaggio nell’ottobre scorso alla Festa di Roma, e potrebbe trovare nuove opportunità all’apertura scolastica di settembre perchè il film avvicina a Mozart in un modo immediato e naturale.
Partecipa alla sceneggiatura ed è anche l’unico attore professionista Fabrizio Bentivoglio, nel ruolo di Sarastro, da sempre vicino all’Orchestra. Lo spunto – racconta Tronco – “venne nel 2008 da Daniele Abbado che ci chiese un Flauto magico per le strade di Reggio Emilia, un’impresa che mi sembrò pazza visto che i nostri musicisti non leggono la musica ma lavorando su arie, fischiando le melodie e facendo errori ce la facemmo.
Da lì l’idea di un film in cui i musicisti sono anche i personaggi dell’opera riletti alla nostra maniera con Petra Magoni una Regina della Notte quasi punk, Pamina Violetta Zironi tutt’altro che succube, Tamino Ernesto Lopez Maturell principe in tempesta ormonale. “L’uscita in sala è orgoglio e gioia”, dice Bentivoglio.
Tronco parla di “rapporto sentimentale con il luogo al centro del film, che vive di una bellezza diurna e un’angoscia notturna, un giardino che sembra avere un’anima umana, una piazza romantica e tragica al tempo stesso, che mi stordisce”, spiega all’ANSA il musicista napoletano ”folgorato alla musica – racconta – dopo aver visto al San Ferdinando a Napoli la Gatta Cenerentola di Roberto De Simone”. Nel film, che vive – spiega Cabiddu – “di una libertà assoluta di azione, una improvvisazione che spazia dal classico al folk, cavalcando ogni genere, senza essere schiavo di nessuno”, ci si lascia trasportare dalle suggestioni visive oltre che sonore.