‘Un’immagine di ‘Diversion of Angels’ con la compagnia di Martha Graham in scena a Ravenna Festival, il 17 giugno, al Pala de André
Pubblicato il: 15/06/2019 17:30
Aprire finestre sul futuro senza tradire l’eredità di un nome blasonato come quello di Martha Graham è stato il rovello e l’impulso di Janet Eilber, responsabile della compagnia da quando la signora della Modern Dance è scomparsa nel 1991. Il programma con il quale la compagnia americana ritorna a Ravenna Festival, il 17 giugno al Palazzo Mauro de André, ne è un saporoso esempio, capace di ricomporre un ritratto vivo e insieme rigeneratore del repertorio di Graham, particolarmente interessante per chi ha assistito all’ultima apparizione su queste scene dello storico complesso nel 2005 e ricco di stimoli per i più giovani che non hanno avuto tale privilegio. (FOTO)
Seguendo il filo rosso di quest’edizione del Festival, e del tributo al mondo greco, fin nel labirinto del Minotauro, con il (rivisto) ‘Errand into the Maze’, il programma include anche ‘Ekstasis’ ricostruita da Virginie Mécène, il nuovissimo ‘Deo’ di Maxine Doyle e Bobbi Jene Smith (anche questo ispirato a un mito classico), le declinazioni su tema di ‘Lamentation Variations’ e ‘Diversion of Angels’, a completare il quintetto di coreografie.
La serata si apre con ‘Errand into the Maze’ del 1947, capolavoro della ‘fase mitologica’ della coreografa americana, quando esplorava le dinamiche dell’inconscio intrecciandole col mito. Al posto di Teseo, entrato nel labirinto per confrontarsi con il Minotauro, qui l’accento è spostato sulla figura di Arianna che si inoltra nei grovigli interiori della psiche per sconfiggere paure più profonde e il rapporto con la sessualità. Questo ‘rituale della paura’, come lo definiva la stessa Martha, che lo ha interpretato al debutto e più volte nella sua carriera, prendeva il nome da una lirica di Ben Belitt, poeta e suo amico.
La coreografa ne aveva rielaborato il tema, in qualche modo esorcizzando un vissuto personale fatto in quegli anni di sedute di psicoanalisi e un travagliato rapporto con il partner Erick Hawkins. ‘Errand into the Maze’ fu creato sulla scorta della musica appositamente composta da Giancarlo Menotti e sull’iconica scenografia ideata dallo scultore Isamu Noguchi. Purtroppo i costumi e le scene di Noguchi sono state inghiottite dall’uragano Sandy, che nell’ottobre del 2012 si è abbattuto anche su New York.
Così il titolo, che apparentemente apre nel segno della tradizione, diventa in realtà il primo manifesto di rinnovamento. La compagnia ha scelto infatti di riproporlo con altri costumi creati da Maria Garcia e un puro disegno luci a cura di Lauren Libretti, cercando di tracciare con essenzialità “il drammatico viaggio fisico della sola coreografia”. ‘Ekstasis’ è un altro coraggioso ‘esperimento’ di rilettura dei materiali Graham. La francese Virginie Mécène prova infatti a ricostruire un assolo presentato un’unica volta da Martha nel 1933, dove l’uso di ‘contraction e release’, punti chiave del suo stile, erano ormai materia incarnata.
Mécène ‘immagina’ la coreografia ispirandosi a foto e a parole della stessa Graham che la descriveva come un assolo concentrato sulle ondate di energia della spinta pelvica. Con ‘Deo’ il salto all’oggi è azzardato con una pièce nuova di zecca, che ha debuttato nell’aprile scorso a New York con la doppia firma di Maxine Doyle e Bobbi Jene Smith. Dedicata a Demetra, dea del raccolto, della fertilità e delle stagioni e a sua figlia Persefone, rapita da Ade e portata negli Inferi, la coreografia si raccorda alle passioni ‘mitologiche’ e del profondo di Martha.
Anche qui, il mito è uno spunto che si trasforma in investigazione sul tema della morte. Su un palco pieno di ombre si incontrano otto danzatrici in abiti lunghi, slittando nello spazio con movimenti lenti e solenni, come elaborando un lutto interiore. Al ‘mourning’, ovvero al senso di lutto, Martha dedicò un assolo potentissimo, quel ‘Lamentation’ del 1930, ispirato allo strazio di una madre che aveva perso il figlio, ma esteso al sentimento stesso della sofferenza che la danzatrice incarnava con dolorosa intensità, seduta su una panca e incapsulata in un tessuto elastico che tendeva in angoli acuti e spezzati.
La compagnia è ritornata sul senso di quel dolore, commemorando nel 2007 l’anniversario del crollo delle Torri Gemelle con la commissione a coreografi contemporanei di una breve pièce ispirata all’assolo di Graham. Doveva essere un evento unico, ma il successo ottenuto ha contagiato con entusiasmo declinazioni coreografiche di altri autori, da Yvonne Rainer a Richard Move. ‘Lamentation Variations’ presentato a Ravenna ha le firme di Bulareyaung Pagarlava, coreografo indigeno della Paiwan Tribù in Taiwan, autore di un lirico terzetto di danzatori con una danzatrice che intrecciano passi armoniosi sulle note di Mahler.
Nicolas Paul dell’Opéra di Parigi ha scelto invece evocazioni musicali barocche da John Dowland per il suo terzetto di danzatrici che danzano come ombre cinesi. Infine il ballerino newyorchese Larry Keigwin riunisce tutta la compagnia in un corale affresco di sapore bauschiano.
Finale colorato, emozionante, stavolta tutto made by Graham è ‘Diversion of Angels’, lavoro del 1948, nella piena maturità della coreografa. Una pièce scintillante con la quale Martha guardava al futuro. Mettendo da parte la trama e l’impegno, abbandonandosi al flusso di movimenti e vibrazioni che declinano le sfumature dell’amore nel susseguirsi di tre coppie.
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