2054: “Il lavoro che conoscevamo è scomparso”. Comincia così un video pubblicato su YouTube alla mezzanotte del 16 gennaio dalla Casaleggio Associati. Nove minuti e mezzo che partono dalla fine, immaginata, della storia del lavoro dell’uomo, quando dedicheremo al lavoro solo l’1% del tempo della nostra vita. E la maggior parte dei lavori che conosciamo non esisterà più. Tra 35 anni, ipotizza il video.
Conclusione di un percorso che ha subito un’accelerazione negli ultimi 300 anni, quando il tempo che dedichiamo al lavoro ha cominciato a diminuire: “Fino all’Ottocento vigeva il concetto secondo cui ‘se sei vivo, lavori’”, spiega il video. Poi qualcosa ha cominciato a cambiare: sono stati limitati i lavori minorili, è stata introdotta la formazione dell’obbligo, le pensioni, i diritti alle ferie e ai giorni festivi.
Nello stesso tempo è aumentata la produttività con l’introduzione di macchine e nuove tecnologie: “Nel Novecento questo aumento della produttività viene trasferito equamente. Esiste un rapporto fisso tra quota per il capitale (un terzo) e quota per i lavoratori (due terzi)”.
Ma l’aumento della produttività indotto dalle nuove tecnologie dell’automazione “preoccupa gli economisti che teorizzano una scomparsa dei lavori di massa”. Ed è quello, spiega il video, che è successo a cavallo tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, insieme alla ‘rottura’ di quel rapporto tra capitale e lavoratori: l’aumento della produttività comincia ad essere un vantaggio solo per il capitale, mentre né i salari né il numero di lavoratori hanno un incremento.
Il reddito di base incondizionato e “la nuova era dell’immaginazione”
Il resto è storia recente. Robot che creano prodotti, organizzano la logistica, e la produttività. Guidano i camion e preparano i cocktail al posto del barman all’occorrenza. Fin qui al 2018, nel percorso storico ricostruito nel video. Poi comincia la parte in cui si ipotizza il prossimo futuro. Con l’automazione che permette di abbattere i costo di trasporto e di dazi.
La Casaleggio immagina quindi che i lavoratori dei fast food, del retail, autotrasportatori, della logistica, bancari, gradualmente scompariranno insieme a tutti quei lavori che possono essere sostituiti da robot, bot e software.
Così si arriva al 2040. Quando gli squilibri globali saranno così forti, con la ricchezza accumulata nelle mani di poche aziende multinazionali a discapito della maggior parte delle persone (ex lavoratori, ora senza occupazione). I cittadini chiederanno una redistribuzione del reddito.
Nel 2054 “I lavoratori rimasti sono quelli dove i clienti preferiscono il tocco umano: gli atleti, gli artigiani, gli infermieri per gli anziani e gli amanti”. Scompare il concetto di ufficio. La formazione sarà continua. Ma quello che più importa è che tutte le nazioni in questi anni avranno adottato un reddito di base incondizionato, “finanziato dall’uso dell’infrastruttura dei cittadini”, che hanno “sviluppato l’autosovranità”: “Le società completamente automatizzate vengono tassate in funzione del loro utilizzo e premiate per l’assunzione di persone”, e “le tasse sul consumo vengono usate per redistribuire all’interno di una comunità o uno Stato il reddito”.
Ultimo passo che dovrebbe permettere all’uomo, stando alla previsione del video della Casaleggio, di entrare “nella nuova era dell’immaginazione”.