43 minuti circa a vagare per il campo, mai realmente coinvolto. Forse perché distratto da quell’invasione di campo “in suo onore” dopo poco più di 60 secondi. Qualche spunto personale, una pressione alta per provare a schiacciare i rossoneri, ma mai una situazione utile a Ronaldo per scalfire la coppia di centrali avversaria e costruirsi un’opportunità. Poi il lampo improvviso. Quello che prova a spezzare l’equilibrio di una gara non facile da sbloccare. Il gesto tecnico è di quelli che adora provare e riprovare: la rovesciata. Qualche mese fa, contro la stessa Juve, aveva indovinato l’angolo, ma questa volta il suo tentativo in semi si spegne di un soffio a lato. Non è il gol del vantaggio, ma è il primo segnale di un giocatore che, nonostante quasi un intero tempo in anonimità, non mostra segni di nervosismo e comincia a prendere ritmo. Cristiano Ronaldo rientra dagli spogliatoi con uno spirito diverso, più responsabilizzato e voglioso di prendersi la scena e smuovere i suoi. Dopo il brivido provato per la traversa di Cutrone, è lui ad accendere la sfida con una lunga corsa sulla fascia sinistra. Duello a tu per tu con Calabria e tiro respinto da Donnarumma. È il preludio al gol che CR7 trova dopo un’ora di gioco. Il portoghese scatta e taglia tra i difensori del Milan, riceve la scucchiaiata di Pjanic in posizione regolare e di testa insacca la rete dell’1-0. Il portiere rossonero non è esente da colpe, ma tanto basta all’attaccante per mettere il sigillo sul primo trofeo con la maglia della Juve. “Lo volevo, sono contento” ha detto alla fine, esprimendo tutta la sua soddisfazione per aver centrato uno degli obiettivi stagionali. Nella mezz’ora finale ha anche l’occasione di chiudere il match, arrotondando il punteggio. Non è, però, il Ronaldo in versione one man show e i due tentativi in ripartenza non riesce a concluderli nel modo sperato. Una breve delusione che passa via non appena Banti decreta il fischio finale e il trionfo dei bianconeri.