Il sistema europeo di posizionamento e navigazione satellitare ‘Galileo’ sembra essere più resistente alle interferenze dovute alle tempeste solari rispetto allo statunitense Gps ormai di uso comune negli smartphone e nelle automobili. A suggerirlo è lo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), dedicato proprio ai disturbi indotti sui segnali Gps dalle turbolenze nella parte alta dell’atmosfera (ionosfera) nella regione artica.
L’Ingv vanta il primato mondiale della più lunga serie storica di dati acquisiti da un ricevitore per segnali Gps situato nelle isole Svalbard, a largo della Norvegia, e configurato per studiare la formazione di irregolarità nella ionosfera che causano fluttuazioni rapide dell’intensità dei segnali Gps (l’effetto noto come ‘scintillazione’) e di conseguenza l’impossibilità di fornire un posizionamento attendibile. I dati sono disponibili dalla fine del 2003 e hanno permesso di studiare la probabilità di questi disturbi lungo tutto un ciclo solare, cioè lungo quell’arco di tempo, di circa 11 anni, durante il quale il Sole manifesta la sua grande varietà: dall’estrema quiete nei periodi di minima attività ai fenomeni esplosivi che possono investire la Terra nei periodi di massima attività. La possibilità di poter considerare tutti i tipi di fenomeni originati dal Sole ha permesso di studiare dove e quando il segnale Gps viene deteriorato, in modo da mitigare il rischio di errato posizionamento per gli utenti. .
Inoltre, dalla fine del 2015, l’Ingv ha studiato anche i segnali emessi dalla costellazione europea ‘Galileo’ (nata dall’accordo tra l’Unione europea e l’Agenzia spaziale europea) e ricevuti in parallelo dal ricevitore alle Isole Svalbard. Lo studio ha evidenziato che, sebbene Gps e Galileo siano esposti agli stessi pericoli, la costellazione europea sembra avere una resistenza maggiore ai disturbi di origine solare.