di Manuela Perrone
(Ansa)
4′ di lettura
La finestra elettorale per votare a settembre si chiuderà tra cinque giorni. Una deadline a cui gli alleati di Governo arrivano sfibrati da una guerriglia perenne che non accenna a placarsi. L’incontro con le parti sociali convocato oggi al Viminale dal vicepremier leghista Matteo Salvini aveva già irritato per la sua irritualità il premier Giuseppe Conte e l’altro vice, il pentastellato Luigi Di Maio.
Ma il leader della Lega li ha provocati apertamente, presentandosi al tavolo affiancato da Armando Siri, che è sì l’ideologo della flat tax ma soprattutto l’ex sottosegretario ai Trasporti allontanato dall’Esecutivo, anche grazie al pressing del M5S, perché sotto indagine per corruzione.
Insolitamente duro il commento del presidente del Consiglio, che sceglie di sfidare a sua volta Salvini su tutti i fronti: «Se oggi qualcuno pensa che non solo si raccolgono istanze da parte delle parti sociali ma anticipa dettagli di quella che ritiene che debba essere la manovra economica, si entra sul terreno delle scorrettezze istituzionali».
Perché la legge di bilancio si fa a Palazzo Chigi, dal ministro dell’Economia e da tutti i ministri interessati, «non s fa altrove e non si fa oggi: i tempi li decide il presidente del Consiglio». E ancora: la presenza di Siri «non va bene se è un vertice di Governo, va bene se si tratta di un vertice di partito». Sulla stessa lunghezza d’onda il M5S, secondo cui è la prova che l’incontro con i sindacati sia «politico, non di Governo, quindi scevro da ogni carattere istituzionale».
Un tentativo di derubricarlo che fa il paio con il post su Facebook di Di Maio, stamane, per annunciare gli impegni odierni («Oggi giornata lunga. Punto su Alitalia e poi Ilva. Massimo impegno!»), volto a sottolineare che i dossier industriali sono in mano al ministro dello Sviluppo economico. Lo stesso Di Maio avverte poi i sindacati: se «vogliono trattare con un indagato per corruzione messo fuori dal Governo, ci comportiamo di conseguenza. Ora ho capito perché alcuni sindacati attaccano la nostra proposta sul salario minimo. Parlino pure con Siri, parlino pure con chi gli vuole proteggere le pensioni d’oro e i privilegi. Hanno fatto una scelta di campo, la facciamo pure noi! Per quanto mi riguarda basta recite, pensiamo a governare».
https://www.ilsole24ore.com/art/da-siri-russiagate-nervi-tesi-m5s-e-lega-ACyoPsY