di Vincenzo Rutigliano
Salvini, ultimatum su autonomie: “Atteso anche troppo”
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BARI – «Non indebolire il Paese risolvendo le questioni da una latitudine a danno di un’altra. Le questioni si risolvono nell’interesse di tutti chiaramente, non di qualcuno». Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, lascia pochi margini sul tema dell’autonomia differenziata, ritenendolo una sorta di spartiacque sul quale misurare responsabilità istituzionale, senso dello Stato e salvaguardia dell’unità nazionale. Temi sui quali Confindustria è impegnata da tempo in un confronto a più voci che ha prodotto, giovedì scorso, un documento che Boccia a Bari – intervenendo alla firma di un protocollo di intesa tra Mediocredito Centrale e Confindustria Puglia e Basilicata – ha definito «frutto di un armonico confronto tra tutti i nostri presidenti delle confindustrie regionali. Speriamo così – si augura Boccia – di poter dare un contributo ad una vicenda che deve rafforzare la competitività del Paese, non indebolirlo».
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L’autonomia non sia contro il Sud
Sul punto Boccia mette un paletto chiarissimo: l’autonomia «non deve essere contro il Sud, assolutamente no, non deve essere contro la politica di coesione». Non solo. Deve anche tener conto di punti importanti, essenziali come “le clausole di supremazia”, argomenti “delicati” nei quali, dice Boccia, deve prevalere lo Stato come per la questione energetica che non può essere bloccata «da una regione a danno di un interesse nazionale». Serve dunque equilibrio tra le regioni nella logica della coesione nazionale e rispetto per una questione italiana, più ampiamente intesa, che va salvaguardata. Solo in una logica nazionale, su argomenti chiaramente sensibili, come occupazione, sviluppo, infrastrutture, l’approccio non può essere regionalizzato e quindi differenziato.
Occupazione giovanile: il Governo attivi un grande piano di inclusione
Come la questione occupazionale giovanile che riguarda il Paese ed in particolare il Sud, dove il Governo deve attivare un «grande piano di inclusione che vale per tutti i giovani italiani ed in particolare per quelli del Sud»; occorre usare i fondi di coesione come beneficio fiscale per chi investe nel Mezzogiorno; serve colmare il gap della dotazione infrastrutturale comune a tutto il Paese perché «se vogliamo includere persone – ha proseguito Boccia – dobbiamo collegare territori e per farlo abbiamo bisogno di infrastrutture che sono decisive, come insegna il caso della linea veloce del Freccia Rossa: le città attraversate sono cresciute di più e questo dovrebbe far riflettere tutto il Paese».
L’accordo di Bari
Insomma occorre aprirsi e non chiudersi come dicono i tre appuntamenti internazionali anticipati da Boccia a Bari: il 25 luglio, a Roma, l’incontro con le confindustrie del Mediterraneo, il 30 ottobre una bilaterale, a Bolzano, con gli industriali tedeschi ed il 3 dicembre, a Roma, due giorni dopo l’insediamento del nuovo presidente della Commissione Ue, una trilaterale con le confindustrie di Francia e di Germania. Si parlerà di stretegie comuni e di investimenti per il rilancio, come quelli necessari in Italia per le grandi opere pubbliche e per le imprese. Per questo ha il suo peso l’accordo presentato a Bari tra Mediocredito Centrale e Confindustria Puglia e Basilicata, per accorciare e velocizzare la filiera del credito per le imprese.L’accordo consente alle imprese, da febbraio scorso, da che è diventato operativo il portale, di interfacciarsi con il Mediocredito Centrale e verificare subito, immesso il proprio codice fiscale, «la propria compatibilità creditizia – spiega Bernardo Mattarella, ad dell’istituto – con gli strumenti offerti da Mcc».