Il porto Canale, ricostruito in miniatura, portato in processione da viale La Plaia a via Roma, sotto il Consiglio regionale, come se fosse un santo. Per ora non è un funerale. “Ma abbiamo paura – sorride con amarezza uno dei lavoratori in corteo – che lo sia fra qualche settimana”.
Il riferimento è alla corsa contro il tempo per evitare che la Cict, il principale terminalista dello scalo industriale di Macchiereddu, dopo l’avvio della procedura di licenziamento per 210 addetti, chiuda i battenti. Per scongiurare l’addio e la perdita dei posti di lavoro sono in corso trattative anche a livello ministeriale.
Ma i dipendenti, stanchi di aspettare, questo pomeriggio hanno marciato verso il palazzo di via Roma per chiedere, in concomitanza con la seduta del consiglio regionale, garanzie alla politica.
La loro protesta è diventata una cosa sola con quella dei lavoratori dell’Aias, in presidio da venerdì scorso sotto i portici per reclamare stipendi arretrati e un futuro più sereno.
“Questo è il momento – spiega all’ANSA William Zonca della Uil – decisivo: la politica sarda e il presidente Solinas devono dire da che parte stanno”.
Una corsa per evitare i licenziamenti veri e propri: “Non c’è più tempo – attacca Massimiliana Tocco della Cgil – devono agire immediatamente”. All’attacco anche la Cisl: “Questi lavoratori sono un patrimonio di conoscenze capace di insegnare quello che sa anche in altri porti – spiega Corrado Pani- perdere questa forza sarebbe incomprensibile.
L’unica soluzione è l’apertura immediata di un tavolo ministeriale”. Prime risposte dal Municipio. “Porteremo subito – promette Edoardo Tocco, neo presidente del Consiglio comunale – l’argomento in assemblea civica: il porto è fondamentale per Cagliari”. Lavoratori compatti sotto il Consiglio regionale: urlano ai politici “fuori, fuori”. Una delegazione ha incontrato l’assessora del Lavoro, Alessandra Zedda, e la titolare dell’Industria, Anita Pili.