Continua l’alta tensione nel governo gialloverde sul nodo dell’autonomia differenziata regionale con botta e risposta tra Lega e Cinquestelle alla ricerca di un testo finale condiviso
di An.Ga.
Governo in stallo su Autonomia, per M5S cruciale il nodo scuola
4′ di lettura
Continua alta la tensione nel governo gialloverde sul nodo dell’autonomia differenziata regionale con botta e risposta tra Lega e Cinquestelle alla ricerca di un testo finale condiviso. Il premier Giuseppe Conte ha ribadito la «centralità del Parlamento», e ha ipotizzato che le bozze finali, «potranno essere assegnate alle commissioni competenti per i pareri» che potranno elaborare «proposte di modifica in forma di condizioni o osservazioni» che saranno «tenuti nella massima considerazione dal governo». Si tratta dell’iter sempre ipotizzato in casa Lega. Ma è qualcosa di diverso dall’«emendabilità» piena dei testi, rilanciata in più di un’occasione da molti esponenti Cinque Stelle.
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Risale al 14 febbraio il Consiglio dei ministri che ha preso atto e condiviso lo spirito delle intese o accordi preliminari – diversi tra loro – stipulati ai tempi del governo Gentiloni tra il governo e tre regioni del Nord Italia: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto (in queste ultime due si è svolto un referendum nel 2017) che chiedono maggiori competenze rispetto a quelle previste normalmente per le ragioni a statuto ordinario. Ma la richiesta di maggiore autonomia è stata avanzata da Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Campania dove però si è ancora lontani dalla fase di intese con il governo.
Lega in pressing per un via libera in tempi stretti
«Autonomia fa bene soprattutto a regioni del sud diminuisce sprechi, premia merito, chiede trasparenza e aiuta a governare meglio, speriamo gli amici dei 5Stelle se ne accorgano presto» è la posizione di Matteo
Salvini. La Lega preme affinché sulle autonomie regionali, con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna in prima fila, si faccia presto. Il Carroccio, è la linea, è a favore di una discussione del testo da parte del parlamento, ma il più velocemente possibile senza stravolgimenti dunque delle intese raggiunte dal Governo con le Regioni. I governatori del Nord, e in particolare quello del Veneto Luca Zaia, premono su Salvini per far sbloccare la situazione di impasse e “portare a casa” la riforma.
Due i nodi principali: l’istruzione e il capitolo finanziario. Lombardia e Veneto chiedono la regionalizzazione della scuola, e vorrebbero una compartecipazione fissa alle tasse nazionali (Irpef o Iva) con cui finanziare le funzioni trasferite.
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