Si sbloccheranno il 25 settembre le agevolazioni per gli investimenti nelle zone economiche speciali, con il codice tributo dell’agenzia delle Entrate che metterà fine a un’estenuante attesa burocratica
di Carmine Fotina
Zone economiche speciali: cosa prevede il decreto Sud
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Si chiamano Zone economiche speciali, piccole «enclave» che nelle aree industriali intorno ai porti dovranno ospitare nuovi investimenti produttive e nella logistica.
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L’idea è garantire alle imprese zero burocrazia o quasi. Ma sono diventate a modo loro un esempio delle complicazioni amministrative. Oltre due anni dopo il decreto legge che ha introdotto per le Regioni la possibilità di istituire le Zes – il Dl Mezzogiorno del 2017 – solo dal prossimo 25 settembre le imprese che hanno già avviato investimenti potranno ufficialmente far scattare l’iter con l’agenzia delle Entrate, a valle di una comunicazione sul regime dell’aiuto di Stato che il ministero del Sud invierà a Bruxelles.
Ma non è finita qui. Perché sempre il ministero invierà un quesito alla Commissione per ottenere l’ampliamento dei settori incentivabili anche alla logistica. Le complicazioni amministrative, già emerse dalla fine del 2017 e poi nel 2018, si sommano alle lentezze con cui le singole Regioni devono procedere, di intesa con le relative Authority portuali, a istituire le rispettive zone speciali. Lentezze che non saranno a costo zero, perché chi è partito prima avrà una sorta di priorità nell’accesso ai benefici fiscali.
Sono sole tre le zone già istituite (Campania, Calabria e Zes Ionica Puglia-Basilicata), andranno in coda quelle che non hanno completato le procedure: Abruzzo, Sardegna (teoricamente possibili due zone), Adriatica (Foggia-Molise). In Sicilia manca l’accordo su quante (possibili due) e quali zone mandare avanti. Quando poi a fine anno il regime sarà ampliato al Centro-Nord – ma su questo punto già affiorano la contrarietà di diversi parlamentari meridionali – si potrebbe superare le dieci zone. È comunque probabile che i 250 milioni non bastino a coprire tutti gli investimenti già partiti, bisognerà quindi rifinanziare la misura per non rischiare il flop.