Salvini e il rischio di un esecutivo in carica più del previsto
Dopo aver gettato il sasso nello stagno e fatto saltare il banco, Salvini deve ora attendere che gli altri facciano le loro mosse. Il ministro dell’Interno punta a dettare i tempi della crisi. Ma non ha gli elementi per farlo. «Non decido io, decide il presidente della Repubblica – ha ammesso nelle ultime ore -. Lasciamo lavorare il presidente Mattarella, porto rispetto al presidente Mattarella». Il leghista teme che un esecutivo di transizione, che traghetterebbe il paese alle elezioni, potrebbe rimanere in carica più a lungo del previsto, con conseguente slittamento del momento in cui gli italiani torneranno a votare. L’attuale ministro dell’Interno vuole capitalizzare il consenso che gli danno i sondaggi, e lo vuole fare in tempi brevi, «rapidi e certi». Teme governi tecnici. Avrebbe pertanto preferito che Conte, una volta aperta la crisi di governo, avesse rimesso il proprio mandato nelle mani del Capo dello Stato, senza passare per il voto del parlamento. Tutto questo, ha fatto capire l’”avvocato del popolo”, non accadrà. «Chi perde tempo vuole solo salvare la poltrona – tuona Salvini su Facebook -. Per qualcuno prima la poltrona, per noi prima gli italiani. No inciuci! No governi tecnici! No giochini di palazzo! L’Italia dei Sì non aspetta, la parola subito al Popolo!».
Conte accetta la sfida della parlamentarizzazione della crisi
Conte ha accettato la sfida di Salvini. L’attuale capo del governo ha annunciato che si presenterà in Parlamento, perché dovranno essere le Camere (Salvini non basta) a sfiduciarlo. Ha messo in evidenza che se il leader della Lega ha deciso di interrompere l’esperienza gialloverde è solo perché vuole «capitalizzare il suo consenso». Nonostante abbia negato di essere disponibile, in ambienti del Carrocio non si esclude che l’attuale capo del governo possa presentarsi come candidato M5S, considerato che l’attuale leader politico, il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, allo stato attuale non si può ricandidare, in base alla regola dei due mandati. Tra le ipotesi, anche quella di un nuovo governo Conte, senza la Lega, con il sostegno esterno di Pd e Forza Italia. «Sento toni simili tra Pd e Di Maio – osserva Salvini -, sarebbe incredibile che ci fosse un governo così. Spero che Conte non pensi a un altro governo come premier, diverso da questo. Ci siamo sempre detti che dopo questo governo ci sarebbero state solo le elezioni. Un governo Pd-Di Maio – conclude il leghista – sarebbe orribile».
Di Maio: «pronti al voto», ma prima passi taglio dei parlamentari
Lui, Di Maio, ha vissuto la giornata che si è conclusa con la rottura di Salvini a Palazzo Chigi, con a fianco i collaboratori più stretti. Il timore dell’attuale leader pentastellato è che la crisi aperta da Salvini di fatto faccia saltare la riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari, fortemente voluta dai Cinque Stelle, e allo stato attuale calendarizzata in aula a Montecitorio per il 9 settembre. In caso di scioglimento delle Camere, la riforma sfumerebbe. Di Maio si dice «pronto al voto», ma allo stesso tempo chiede che prima passi in aula il taglio dei parlamentari. Salvini chiude. «Approvare prima la riforma per il taglio dei parlamentari come chiede Di Maio? Così poi non si vota -afferma -. Se passa questa legge non si va più a votare, tanta gente che ha paura di non essere rieletta userà nei prossimi giorni qualsiasi mezzo per mantenersi la poltrona ancora a lungo. Tempo scaduto». Di qui la contromossa pentastellata, che starebbe prendendo forma in queste ore: M5S starebbe pensando di chiedere la convocazione straordinaria della Camera, prima che venga votata la mozione di sfiducia al governo, per approvare in via definitiva la riforma costituzionale. I Cinque Stelle farebbero ricorso all’articolo 62 della Costituzione, stando al quale ciascuna Camera può essere «convocata in via straordinaria per iniziativa di un terzo dei suoi componenti». Tra le ipotesi che circolano in queste ore, quella che vede una staffetta tra Alessandro Di Battista e Di Maio, con il primo candidato premier e il secondo ancora nel ruolo di leader politico del Movimento.
L’ipotesi di un’alleanza Pd-M5S
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha chiarito che i Dem sono pronti alla sfida delle elezioni. Si tratta di capire chi potrebbe essere il candidato di punta. Tra i nomi che circolano, quelli di Paolo Gentiloni e Giuseppe Sala. Nelle ultime ore, tuttavia, si sono intensificati i contatti tra M5s e la parte del Pd più sensibile alle sirene di un’alleanza giallorossa. I pentastellati potrebbero “strizzare l’occhio” ai Dem per un governo balneare che portasse a casa la riforma del taglio dei parlamentari. Zingaretti chiude a questa ipotesi e i renziani ufficialmente restano per la linea più volte ribadita del “senza di me”. Ma le Camere sono piene di deputati e senatori che corrono il grande rischio della non rielezione.
Il pressing di Berlusconi su Salvini perché facesse saltare il tavolo
Anche l’altro principale partito di opposizione, Forza Italia, si prepara per andare al voto. Nei mesi scorsi Silvio Berlusconi ha chiesto in più di un’occasione a Matteo Salvini di staccare la spina al governo giallo verde e di mettere in campo una maggioranza di centrodestra, sullo schema di quella che si è presentata alle scorse politiche. Ora Salvini ha fatto saltare il banco. Allo stesso tempo, prima ha annunciato che intende correre da solo per Palazzo Chigi, poi ha chiarito che «non si è deciso nulla se correremo da soli. Abbiamo un’idea di Italia per i prossimi cinque anni che sottoporremo a chi la condivide con noi».
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