Un’immagine di ‘Shine. Pink Floyd Moon”, lo spettacolo firmato da Micha van Hoecke in tournée in Italia con i Pink Floyd Legend
Pubblicato il: 22/08/2019 17:54
Non si stanca di ripeterlo, Micha van Hoecke. “Con Maurice Béjart e il suo Ballet du XX Siècle eravamo, negli anni ’70, come i Pink Floyd. Amati, seguiti, osannati. Riempivamo gli stadi e i palasport. E la musica della celebre band inglese era per noi era veramente una droga”. E’ quanto ha dichiarato all’Adnkronos il regista e coreografo di origine russa Micha van Hoecke, ‘autore’ di ‘Shine. Pink Floyd Moon’, lo spettacolo che ha debuttato a Ravenna Festival e che sarà in tournée nei maggiori teatri e nelle arene italiane. Prossimi appuntamenti, Piazza Duomo all’Aquila nell’ambito della ‘725a Perdonanza Celestiana – il primo giubileo della storia’ (24 agosto), Teatro Romano di Verona (5 settembre), Arena Sferisterio di Macerata (7), Teatro Olimpico di Roma, nell’ambito delle ‘Giornate della Danza’ dell’Accademia Filarmonica Romana, dal 3 al 8 marzo 2020.
In scena, accanto alla musica live dei Pink Floyd Legend, i solisti e il corpo di ballo della Compagnia Daniele Cipriani, l’étoile internazionale Denis Ganio. “Un’opera rock, ‘Shine’, una sorta di autobiografia danzata – ha aggiunto- Musiche, poesie, testi meravigliosi. In fondo i Pink Floyd corrispondono ad un’epoca precisa. Ed io oggi ho l’età della famosa band. Ricordo che nel mio appartamento di Parigi avevo un muro tapezzato dalle immagini di Schubert, ma la notte ascoltavo i Pink Floyd. ‘Cullavano’ le mie delusioni d’amore”.
Non è la prima volta che il noto regista e coreografo si serve della musica dei Pink Floyd per i suoi spettacoli. Questa estate è andato in scena al Teatro Massimo di Palermo con ‘Pink Floyd- Atom Heart Mother’. “‘Shine’ è un affresco più ampio, è un’opera legata alla mia esistenza, qualcosa di più personale – ha confessato – Una musica, quella dei Pink Floyd, che ha un’anima, diventata negli anni un ‘classico’, un punto di riferimento musicale. Così raro oggi. Ma la musica della storica band è fatta anche di testi meravigliosi, sublimi”.
“Testi politici, sociali, filosofici, che rivendicano urgenze e istanze importanti. Soprattutto in un periodo fondamentale per la nostra storia”, ha proseguito Micha van Hoecke.
Secondo Micha van Hoecke si tratta di “una musica che ha un’anima – ha continuato nella lunga intervista all’Adnkronos- Che ritrovo spesso nei canti religiosi, quelli legati, per esempio, alla mia cultura russo -ortodossa. Ha qualcosa di sacro, di diverso. Una musica giovane, ma impegnata. Eterna”.
Matrimonio perfetto tra la musica live e la coreografia. Un equilibrio difficile da raggiungere. Scommessa vinta per Micha van Hoecke che ritrae un’epoca, mai dimenticata, nel ricordo anche del viaggio del primo uomo sulla Luna, con continue citazione per celebrare il mito di Selene, la follia e il senno smarrito, l’Orlando Furioso, l’eterno femmineo. “Si tratta di citazioni impercettibili – ha spiegato ancora Micha van Hoecke- Fonte di ispirazione dell’opera rock il personaggio di Syd Barret con le sue ‘fughe’ dalla realtà”.
“Un personaggio che lega i diversi quadri di ‘Shine’ con uno specchio più giovane interpretato da Mattia Tortora ispirato al Pierrot Lunaire”. Un nuovo gruppo per Micha van Hoecke dopo la chiusura del suo Ensemble. Ritrova qualcosa del suo passato nei suoi giovani danzatori? “Non trovo nulla di nuovo – ha risposto – Al contrario ritrovo in loro qualcosa che, da piccolo, la mia insegnante Olga Preobrajenska considerava come fondamentale per un ‘essere danzante’. Qualcosa che si trasmette all’infinito, di generazione in generazione.”.
“Bisogna possedere l’espressività, naturalmente, la musicalità, ma soprattutto bisogna avere quel fuoco sacro, quel ‘feu sacré’. O si ha o non si ha – ha proseguito il grande regista e coreografo- E poi c’è la necessità, anche in scena, di esprimere la propria libertà. Lavoro complesso, difficile. Per me ‘libertà’ significa ‘danser sa vie’, ho rubato la citazione ad un testo del filosofo e scrittore francese Roger Garaudy, ‘danzare la propria vita’. Significa danzare un vissuto, esprimere te stesso, avere qualcosa da comunicare che nasce dentro di te”.
“E oggi viviamo, purtroppo, in un’epoca che non ti permette di esprimerti – ha continuato- Tutto deve essere ‘preconfenzionato’, concepito con molto anticipo. Non siamo più alla scoperta della luna – ha concluso- ma forse abbiamo ancora bisogno di pensare che, in ognuno di noi, sia rimasta una traccia flebile e lontanissima del suo incanto, della sua meravigliosa poesia”.
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