Il nodo vicepremier
Il primo nodo è quello di vicepremier. Nodo che porta ombre sull’intera buona riuscita dell’alleanza Pd-M5S. E il fatto che al Quirinale, al termine delle consultazioni, non sia uscito neppure il segretario generale viene letto, da alcune fonti parlamentari, come una forma di “understatement” del Colle rispetto al possibile nuovo governo. Il pressing M5S sul premier per lasciare Luigi Di Maio vicepremier si è rafforzato. E, in queste ore si sono intensificati i contatti tra Conte e Zingaretti. Nel suo intervento dal Colle dopo le consultazioni Di Maio ricorda un concetto: l’arrivo di Conte a Palazzo Chigi è dipeso, al di là della caratura del capo del governo, da una decisione e della volontà del leader politico del Movimento. Difficile che il premier accetti di avere un solo vicepremier, di colore Dem. Più probabile, come alternativa ai due vice, che il capo del governo scelga di circondarsi esclusivamente di un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, individuato tra gli uomini a lui più fidati. Con un rischio: affrontare nei mesi successivi un rapporto teso con il M5S.
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Possibile fiducia il 9 settembre
La difficoltà della trattativa richiede tempo, e Conte domani lo chiederà al Colle, per dirimere i nodi del programma (innanzitutto quelli relativi alla manovra) e dei ministri. Rumors riportati dall’Ansa danno come possibile giorno della fiducia al Conte bis lunedì 9 settembre.
Il rebus dei ministri
Il nodo vicepremier porta con sé il rebus dei ministri. I renziani, secondo i quali alla fine il Nazareno potrebbe accettare la formula dei due vicepremier, accreditano un tecnico come Franco Gabrielli al Viminale perché, spiega Renzi ai suoi, una personalità stimata renderebbe merito all’operazione che ha portato alla sostituzione di Salvini. Altro tecnico potrebbe sedere al Mef: con insistenza circola il nome di Salvatore Rossi ma non sono tramontate le ipotesi di Lucrezia Reichlin o di un profilo più politico, come Roberto Gualtieri. Al Mise, in quota Pd, è Paola De Micheli ad essere in pole con Maurizio Martina subito dietro. Ma il dicastero dello
Sviluppo Economico è in bilico tra Pd e M5S.
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