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Il mercato del lavoro si sta fermando: dopo il rallentamento registrato a giugno, a luglio l’occupazione scende di 18mila unità sul mese, invertendo, per la prima volta nel 2019 il trend di crescita registrato sempre dall’Istat nei primi 5 mesi dell’anno. Sull’occupazione pesa essenzialmente la frenata generalizzata dell’economia, e il riacursi dell’instabilità politica di questi giorni certo non aiuta. A calare sono in primis i rapporti stabili, -44mila, proprio a segnare la fase di incertezza degli operatori. Se non c’è prospettiva e fiducia le aziende sono caute.
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Segno meno per i 35-49nni
Il segno meno sull’occupazione riguarda in particolare i 35-49enni (-45mila occupati sul mese, -198mila sull’anno). Qui a pesare è la ripresa delle crisi aziendali testimoniata dalla crescita, da diversi mesi, della Cigs. La difficoltà dei più giovani è testimoniata dal tasso di disoccupazione degli under 25 che resta intorno al 29 per cento. Sul mese peraltro il numero di disoccupati sale di 28mila unità, così come riprende la crescita degli autonomi. Sull’anno il quadro resta in chiaro scuro: l’occupazione cresce di 193mila unità spinta dai contratti stabili come effetto delle stabilizzazioni dei mesi scorsi. I disoccupati si riducono di 121mila persone. In discesa anche gli inattivi.
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Gli effetti del decreto dignità
Il dato di luglio 2019 ha anche un valore simbolico. È un anno di vigenza del decreto dignità, che come noto ha introdotto una forte stretta sui contratti a termine e in somministrazione. Il provvedimento sta producendo due effetti, tirati per la giacca di volta in volta dalle forze politiche. Da un lato, le nuove regole stanno spingendo le stabilizzazioni dei rapporti precari, quelli di più lunga durata (per non disperdere le competenze formate). L’Inps, di mese in mese, evidenzia un picco di trasformazioni: +372mila nell’ultima rilevazione di giugno. L’altra faccia della medaglia del decreto dignità è però la caduta verticale di contratti a termine e in somministrazione, che sono tutelanti per i lavoratori, mentre stanno risalendo i rapporti precari con meno garanzie, ad esempio il lavoro intermittente.