La strategia del leader della Lega, tesa a sfruttare il vento in poppa nei sondaggi per entrare a Palazzo Chigi, s’è rivelata sbagliata, tanto da perdere (almeno per il momento) quel ruolo da protagonista mantenuto per tutta la durata del governo gialloverde
di Ivan Cimmarusti e Andrea Gagliardi
Consultazioni, Salvini: chi ha paura del voto non può scappare all’infinito
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Una crisi di governo fatta esplodere tra i mojito al Papeete Beach di Milano Marittima e gli scontri con l’ex alleato Luigi Di Maio. La strategia di Matteo Salvini, tesa a sfruttare il vento in poppa nei sondaggi per entrare a Palazzo Chigi, s’è rivelata fallimentare, tanto da perdere (almeno per il momento) quel ruolo da protagonista che il leader del Carroccio ha tenuto per tutta la durata del governo gialloverde.
È la parabola di Matteo Salvini. L’8 agosto tuonava: «Andiamo subito in Parlamento per prendere atto che non c’è più una maggioranza, come evidente dal voto sulla Tav, e restituiamo velocemente la parola agli elettori». Ieri si acconciava a proclamare per il 19 ottobre una manifestazione di piazza contro il governo M5s-Pd, definita «una grande giornata di orgoglio italiano».
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L’offerta di premiership a Di Maio
Salvini, nel suo innescare la crisi di governo aveva probabilmente immaginato un epilogo assai diverso da quello andato in scena il 20 agosto al Senato con le bastonate metaforiche e politiche («Autoritario, privo di coraggio e di cultura costituzionale, irrispettoso delle regole, reo di aver aperto la crisi per motivi personali e di partito») che Giuseppe Conte gli ha dedicato, a lui e solo a lui, nel suo discorso. E non aveva immaginato la mossa di Renzi che ha sparigliato il campo aprendo a un governo Pd-M5s.
Salvo poi tentare di dare una lettura assai diversa alla genesi della caduta dell’esecutivo, diventata la nuova narrazione leghista: l’accordo tra M5S e Pd sarebbe per Salvini un’ipotesi su cui in realtà le due forze stavano lavorando da tempo. Di qui i tanti no in casa M5s. Pur di uscire dall’isolamento politico, il leafer leghista ha tentato però con ogni mezzo di ricucire con i Cinque Stelle e di stoppare il loro dialogo con il Pd, anche offrendo la premiership a Di Maio. Ma non c’è stato nulla da fare.
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