Pubblicato il: 02/09/2019 17:08
(Adnkronos/Cinematografo.it) – “Questo film parla di me. E del grande amore che provo per Hong Kong”. Yonfan, regista che due anni fa componeva la Giuria del Festival, torna alla Mostra di Venezia, stavolta in concorso, con ‘No. 7 Cherry Lane (Ji Yuan Tai Qi Hao)’, film d’animazione che narra la storia di Ziming, uno studente dell’Università di Hong Kong combattuto tra i sentimenti che nutre per la signora Yu, una madre in autoesilio da Taiwan negli anni del Terrore Bianco, e la sua bellissima figlia Meiling. Ziming le porta a vedere diversi film e, attraverso i momenti magici catturati sul grande schermo, si fanno strada passioni proibite. L’arco temporale coincide con gli eventi turbolenti vissuti a Hong Kong nel 1967.
“È la storia di un amore disperato, farcito di ingredienti contraddittori: il tutto mescolato a migliaia di immagini realizzate a mano che costellano l’intera pellicola”, spiega Yonfan, che aggiunge: “È il mio primo tentativo nell’ambito dell’animazione, perché è solo attraverso questa forma d’arte che posso trasmettere il mio sentimento di ‘desolazione nello splendore’. È la mia lettera d’amore dedicata a Hong Kong e al cinema. Una storia che parla di ieri, oggi e domani. E soprattutto, è un film che parla di liberazione”.
E che, alla luce della situazione attuale ad Hong Kong, dove da qualche mese è scoppiata una violenta protesta in opposizione all’ingerenza sempre più accentuata di Pechino, sembra quanto mai profetico: “Per realizzare un film d’animazione di questo tipo, con i disegni fatti a mano, ci sono voluti 7 anni. La sceneggiatura è stata scritta 7 anni fa, dunque, quindi non potevo minimamente prevedere quello che sarebbe successo oggi. E la Mostra di Venezia, allo stesso modo, ha preso il film lo scorso marzo, poco dopo averlo ricevuto. Il riferimento agli accadimenti di oggi è totalmente casuale, dunque. Semplicemente, dopo 52 anni, la storia si è ripetuta di nuovo: una nuova forza arrivata da chissà dove, in nome dei diritti dell’uomo, ha creato nuovamente il caos ad Hong Kong. Spero la situazione si risolva presto, ma il vaso di Pandora ormai è stato aperto”.
Ma da dove nasce la nostalgia che attraversa l’intera opera? “Io me ne andai da Taiwan nel ’64, perché lì c’era la legge marziale. Appena arrivato ad Hong Kong ho annusato il profumo della libertà. Tre anni dopo, nel ’67, anno in cui è ambientato il film, scoppiò questo moto di turbolenza, e rimasi coinvolto nei movimenti di quel periodo. È stato il grande momento della rivoluzione, ma dopo sei mesi questa forza è scomparsa, io avevo 20 anni. E sotto il sistema britannico di istruzione non sapevo cosa fossero i diritti umani, la democrazia”, racconta il regista, che spiega: “Ho cercato di catturare lo spirito di quei giorni, portando in superficie il differente pensiero tra le due generazioni rappresentate dai personaggi della madre e della figlia”.
In merito agli innumerevoli riferimenti presenti in No. 7 Cherry Lane, da Proust al cinema francese, l’ossessione per i film con Simone Signoret, Yonfan dice: “L’arte ha più volti, nella musica ci sono molti aspetti, così come nella scrittura e via dicendo. Sono stato molto audace, ho inserito tanti elementi contradditori, dalla musica classica alla street music, fino all’opera cinese. Mentre dal punto di vista visivo ci sono i quadri degli impressionisti francesi, la pop art, poi la scuola cinese, abbiamo insomma di mescolare più ingredienti, proprio come avviene nella nostra cucina, per creare un unico piatto dal sapore unico”.
Infine, sulla prima esperienza come regista di un film animato, Yonfan ringrazia gli animatori, “è incredibile come siano riusciti a darmi con precisione tutto ciò che volevo, dai disegni alle ambientazioni. Prima hanno utilizzato il 3D per fare il film completo e dopo che ho approvato i movimenti completi, 100 artisti hanno disegnato il film in 2D, che secondo me dona più fantasia. Sono consapevole che questo non è un lavoro d’animazione come viene concepito abitualmente, questo è un film nel vero senso della parola, con immagini in movimento. Ero consapevole del grande rischio, del fatto che chi va abitualmente a vedere film d’animazione non andrà mai a vedere questo lavoro”.
Prova ne è che “il produttore dopo averlo visto è scomparso, mentre la società di distribuzione francese ci ha detto che il film era molto bello ma che non potranno venderlo”, svela ancora Yonfan, contento però che la censura di Hong Kong lo abbia inquadrato come categoria “2B, ovvero che i ragazzi sotto i 18 anni potranno andarlo a vedere, sebbene accompagnati”.
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