Pubblicato il: 03/09/2019 16:01
“È stato il mito greco della cornucopia traboccante di prodotti e di frutta di ogni genere a ispirarmi a unire tutte queste scene, tutti questi temi in uno stesso film. Io voglio sottolineare la bellezza di essere vivi e umani, ma per dimostrarlo ci vuole un contrasto, bisogna rivelare anche il lato peggiore. Questo film è sull’infinità dei segni dell’esistenza”. Il regista svedese Roy Andersson parla così di ‘Om Det Oändliga (Sull’infinito)’, il suo nuovo film, presentato oggi in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, in cui il regista propone, attraverso una serie di ‘quadri’ che confermano la sua abilità di maestro della messa in scena, una riflessione sulla vita umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità.
Il regista trasporta lo spettatore in un sogno, facendolo guidare dalla gentile voce narrante di una Sherazad. Momenti irrilevanti assumono lo stesso significato degli eventi storici: una coppia fluttua su una Colonia devastata dalla guerra; mentre accompagna la figlia a una festa di compleanno, un padre si ferma per allacciarle le scarpe sotto una pioggia battente; ragazze adolescenti ballano all’esterno di un caffè; un esercito sconfitto marcia verso un campo di prigionia. Ode e lamento al tempo stesso, ‘Om det oändliga’ è un caleidoscopio di tutto ciò che “è eternamente umano: una storia infinita sulla vulnerabilità dell’esistenza”.
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