Pubblicato il: 16/09/2019 15:06
Le best practice di Gruppo Cap al centro dei temi della terza edizione della Resource Recovery Conference, la manifestazione co-organizzata dall’International Water Association e, tra gli altri, dalla Commissione Europea (Easme). L’Iwa è il più autorevole organismo internazionale nel settore idrico, e in questi giorni ha riunito a Venezia, fino al 12 settembre, i più importanti player mondiali da ben 43 Paesi per confrontarsi su recupero e riuso sostenibile delle risorse provenienti dalle acque reflue.
Invitato direttamente dal comitato organizzatore in qualità di “azienda chiave”, il gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano ha presentato le attività relative all’implementazione del proprio master plan per l’Economia Circolare, evidenziando i primi risultati ottenuti (biometano, recupero sabbie, recupero zolfo, calore per teleriscaldamento etc), i progetti in corso (con particolar riferimento alla biopiattaforma di Sesto) e le attività di innovazione europee, tra cui è importante citare il progetto Horizon2020 “Digital water city (Dwc) – leading urban water management to its digital future” avviata lo scorso giugno sul territorio dell’hinterland milanese.
Il Dwc è parte del Master Plan, un piano di innovazione tecnologica comprendente diversi progetti nell’ambito di European Horizon2020. Il Dwc, coordinato dal Centro di Competenza sulle Acque di Berlino (Kwb), raggruppa 24 partner provenienti da 10 paesi europei, tra cui Gruppo Cap insieme all’Università Politecnica delle Marche, all’Università Statale di Milano e all’Istituto Superiore di Sanità, per sviluppare attività sperimentali in 5 città metropolitane Europee: Parigi, Berlino, Copenaghen, Milano e Sofia.
“Gruppo CAP è una grande realtà industriale che ha al suo attivo 40 depuratori che ogni anno producono 80 mila tonnellate di fanghi residui dal ciclo idrico” spiega Andrea Lanuzza, direttore tecnico di Gruppo CAP, intervenuto alla conferenza di Venezia. L’approccio dell’azienda verso lo sviluppo sostenibile del territorio in una logica legata all’economia circolare “si è concretizzato in un investimento di 50 milioni di euro per l’implementazione di soluzioni eco-innovative dal punto di vista energetico”.
Lo scopo, spiega Lanuzza, “è quello di trasformare gli impianti in bioraffinerie urbane, in modo da valorizzare i flussi di rifiuti, come le acque reflue e i residui organici, riutilizzandoli in modo da minimizzare l’impatto ambientale e ricavandone nuove risorse, come biometano, calore, nutrienti quali fosforo e azoto, compost, bioplastiche e fertilizzanti naturali”.
L’attività sperimentale di Dwc, progetto finanziato dalla Commissione europea per 5 milioni di euro nell’ambito della Call Horizon 2020 “Digital solutions for water” , sarà quello di potenziare, mediante un uso innovativo e intelligente di dati e tecnologie digitali, la gestione integrata dei sistemi idrici in cinque grandi aree urbane europee, in partnership con le corrispettive utilities e decine di stakeholders.
Per quanto riguarda Milano, l’epicentro della ricerca è la sede del depuratore di Peschiera Borromeo di Gruppo Cap, dove si stanno studiando e validando sul campo soluzioni digitali e tecnologiche per valutare e minimizzare il rischio nel riuso irriguo delle acque reflue trattate, in ottica di sanitation safety plan.
Nello specifico le attività di Dwc, presso l’impianto di Peschiera Borromeo, riguardano l’implementazione di una rete completa di sensori multi-parametrici per monitorare e minimizzare il rischio di contaminazione nel riutilizzo dell’acqua, compresi quelli per la misurazione in tempo reale di batteri quali escherichia coli ed enterococchi, testati per la prima volta su un’operazione di riutilizzo in Europa. Sarà inoltre utilizzato un drone connesso a una rete di sensori al fine di monitorare gli effetti dello stress idrico sul suolo e sull’atmosfera. Infine, sarà analizzato e quantificato il nesso acqua-energia-cibo-clima in relazione a sistemi di trattamento e riutilizzo delle acque reflue.
Le informazioni acquisite in tempo reale saranno utilizzate per creare un sistema di allerta precoce e prevenire la contaminazione legata al riutilizzo dell’acqua. Il WebGis “Acque di Lombardia”, il sistema digitale che raccoglie i dati della rete idrica di Water Alliance, il network di otto aziende idriche lombarde che gestisce un bacino di circa 6 milioni di persone, integrerà al suo interno i dati disponibili e i segnali di allarme rapido.
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