Una zavorra che si è creata nel tempo e di cui l’ultimo miliardo di disavanzo emerso negli ultimi mesi è solo la punta di un iceberg
di Nino Amadore
La Sicilia festeggia 73 anni di autonomia regionale
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Lo possiamo chiamare Fattore D. D come disavanzo, ma D come debito. Vale oltre 13 miliardi di euro ed è il peso finanziario che i siciliani dovranno sostenere fino al 2048: una zavorra per i contribuenti ma anche per l’intero sistema economico. Una zavorra che si è creata nel tempo e di cui l’ultimo miliardo di disavanzo emerso negli ultimi mesi è solo la punta di un iceberg. «Ogni volta che mettiamo mano alla contabilità della Regione – ha detto l’assessore all’Economia Gaetano Armao – troviamo spazzatura».
La «spazzatura»
La spazzatura, in questo caso, è rappresentata dagli ultimi 400 milioni trovati dal ragioniere generale Giovanni Bologna nel castello di carte dei bilanci regionali che vanno sommati ai 600 milioni già noti. Di questo balletto di numeri, difficile da comprendere per i troppi tecnicismi che costellano la contabilità pubblica, ci resta un dato certo: per il momento il governatore siciliano Nello Musumeci, in attesa che arrivi la parifica da parte della Corte dei conti, ipotizza lo stop della spesa regionale. Musumeci ha scritto al presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Micciché per eliminare le norme di spesa dal collegato in discussione all’Ars: una minifinanziaria che prevedeva (inizialmente almeno e al netto della valanga di emendamenti presentati dai deputati) spese per contributi vari per 40 milioni per dare «risposte» a chi era rimasto a mani vuote con la finanziaria. Ma c’è chi paventa il rischio che si fermino tutte le leggi di spesa. Anche se l’assessore all’Economia Armao è di tutt’altro parere. Non solo, aggiunge ulteriori elementi per spiegare come la Regione potrà fronteggiare questo ultimo disavanzo: «Una possibilità è quella di spalmarlo in tre anni, l’altra che io ritengo percorribile è di sparlmarlo in dieci anni. Come? Abbiamo approvato un testo per il ripianamento in dieci anni che è passato in Commissione paritetica Stato-Regione ed è alla Corte dei conti per il parere. Questo testo deve essere approvato in Consiglio dei ministri e poi entrare in vigore con un Dpr. È una possibilità che ci viene data dallo Statuto speciale. Intanto aspettiamo la parifica sul disavanzo della Corte dei conti poi vedremo quale strada seguire per fronteggiare il problema. In questo momento escludo vi possano essere aumenti di addizionali Irpef o Irap». Il responso dei giudici contabili è atteso per la metà di ottobre, intanto il dipartimento Economia lavora alla nuova manovra, che sarà di tagli.
Il disavanzo
Sta di fatto che oggi il disavanzo complessivo della Regione siciliana, secondo quanto riferito dagli esponenti del governo, si attesta a 7,3 miliardi di cui 6,286 miliardi sono già stati spalmati in gran parte nei bilanci dei prossimi trent’anni. E qui sta una delle tante note dolenti di questa storia. Lo spiega il governatore siciliano Musumeci che accusa il precedente governo guidato da Rosario Crocetta: «Questa vicenda finanziaria non si può iscrivere al mio governo. Nessuno può dire io non c’entro, riguarda i governi degli ultimi trent’anni, centrodestra e centrosinistra. Se nel 2015 avesse fatto il proprio dovere spalmando l’intero disavanzo in trent’anni noi oggi non avremmo ulteriormente appesantito il bilancio della Regione».
Un «rosso» che viene da lontano
Ma questo è solo un aspetto di una vicenda complessa che affonda le radici nella gestione delle finanze regionali negli ultimi vent’anni. Uno squarcio è stato aperto dalla commissione di studio sul disavanzo regionale 2017 nominata dall’assessore all’Economia che ha consegnato a giugno la relazione che conferma quanto sia grave la situazione: «Il tema dei disavanzi e della loro copertura assume estrema importanza in quanto sottrae risorse al finanziamento delle spese di sviluppo e di funzionamento di un ente pubblico – si legge nel documento -. I disavanzi vanno esaminati non solo a consuntivo ma anche in una visione prospettica per le refluenze che avranno sulle future generazioni». Quale sia il peso per le future generazioni lo spiegano gli esperti e l’elenco delle cifre mostra una situazione più grave di quella prospettata pubblicamente in questi giorni: «Non può non rappresentarsi l’elevato importo che dovrà essere coperto nei futuri esercizi fino al 2048, in base agli attuali piani di copertura pari a 8,368 miliardi. Aggiungendo a tale importo l’ammontare dei disavanzi generati negli esercizi precedenti al 2018, già iscritti in bilancio (4,092 miliardi), si perviene a un totale dei disavanzi a carico della Regione pari a 12,460 miliardi». Poi gli esperti fanno un altro calcolo: «Ove all’importo di 8,368 miliardi per disavanzi a carico degli esercizi 2018 e seguenti, si volesse aggiungere l’ammontare del debito residuo per mutui e prestiti obbligazionari determinato alla fine dell’esercizio 2017, pari a 5,287 miliardi (al netto delle anticipazioni di liquidità), si perverrebbe a un totale complessivo di oneri a carico degli esercizi successivi al 2017, pari a 13,655 miliardi che graverebbe pesantemente sulle future generazioni».
Imprese preoccupate
Numeri da far accapponare la pelle e che fanno dire al vicepresidente vicario di Sicindustria Alessandro Albanese: «Dopo anni di politiche rivelatesi miopi, ora è forse giunto davvero il momento della resa dei conti affrontando in maniera decisa i nodi che hanno portato la Regione a questo punto. Ci sono interventi che non richiedono cassa ma solo capacità di scelta e visione a lungo termine. Per questo, però, è necessario un atto di responsabilità della politica tutta. Il governo da solo può fare poco se poi il Parlamento non approva le leggi».
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