L’idea di aumentare il prelievo su questi prodotti non è nuova a livello europeo e internazionale: dalla Danimarca alla Germania, sono diversi i paesi che sono andati in quella direzione
di Andrea Carli
Da sinistra a destra, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il primo non ha chiuso all’ipotesi di aumentare il prelievo fiscale su merendine e voli aerei per recuperare risorse per scuola e università; il secondo ha detto no a nuovi balzelli (Ansa)
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La proposta di recuperare risorse in vista della prossima legge di Bilancio aumentando il prelievo fiscale su merendine, bibite gassate e voli aerei divide la maggioranza M5S-Pd. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un primo momento non chiude a questa ipotesi, lanciata dal ministro dell’Istruzione, il pentastellato Fioramonti. Dopo l’altolà del leader politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio, che chiude a nuovi balzelli, il premier frena e chiarisce che ancora nulla è stato deciso. La partita è aperta. Secondo Fioramonti, le due tasse di scopo potrebbero servire a reperire tre miliardi da destinare a scuola e università. Intanto Assobibe, l’Associazione italiana degli industriali delle bevande analcoliche, lancia l’allarme: con un aggravio del prelievo fiscale circa l’80% delle Pmi attive nel comparto passerebbe da un utile a una perdita con anche un risultato operativo negativo, con evidenti rischi per una quota significativa di piccoli produttori.
Per approfondire – Carburante per i voli, la tassa prende quota a livello Ue
Tassa sulle merendine ad ampio spettro
La tassa sulle merendine, o più in generale un prelievo su bevande o alimenti che producono un numero eccessivo di calorie, e quella sui biglietti aerei (Fioramonti ha proposto 1 euro per un volo nazionale e 1 euro e 50 per un volo internazionale) non sono soluzioni nuove a livello internazionale. Nel primo caso, in Finlandia e Norvegia la tassazione dei soft drink è stata adottata da oltre 20 anni. Otto anni fa il governo danese ha introdotto un’imposta universale sugli alimenti con un contenuto di grassi saturi superiore al 2,3%. Ungheria e Francia hanno introdotto tasse “salutistiche” nel 2011 e 2012. Nel 2012, in particolare, in Francia è stata introdotta la sugar tax: si è registrata una diminuzione di vendite con un taglio di 3 calorie al giorno. Dal secondo anno, i consumi sono tornati ai livelli pre-introduzione della stessa tassa. Nel 2014 il Cile ha aumentato l’aliquota sulle bevande zuccherate dal 13% al 18% per i drink contenenti 6,25 g di zucchero aggiunto ogni 100 ml. Lo stesso anno il Messico ha imposto una tassa del 10% sulle bevande con e senza zucchero. L’iniziale riduzione dei consumi è stata seguita da una loro rapida ripresa ai livelli pre-tassa già nel 2016, poi superata nel 2018.
Dalla Svezia alla Germania: la tassa green sui biglietti aerei
Per quanto riguarda l’ipotesi di un prelievo fiscale green sui biglietti aerei, da aprile 2018 la Svezia prevede una tassa sui voli. Fino a 40 euro, è stata introdotta allo scopo di ridurre l’impatto ambientale dovuto al traffico aereo. A maggio di quest’anno nei Paesi Bassi il Governo ha presentato un disegno di legge al Parlamento per l’introduzione dell’aviation tax: sette euro a carico dei passeggeri di voli aerei in partenza dai Paesi Bassi e una flight tax per i voli cargo che varia da 1,925 a 3,85 euro per tonnellata trasportata a seconda della rumorosità del velivolo. La misura dovrebbe entrare in vigore entro il 2021. A luglio la Francia ha annunciato che dal 2020 applicherà un’ecotassa su quelli in partenza: 1,5 (in Economy) e 9 euro (in Business) per i viaggi domestici e dentro l’Ue, 3 euro (in Economy) e 18 euro (in Business) per quelli extra-Ue. Con questa misura il Governo pensa di far entrare nelle casse dello Stato 182 milioni di euro già a partire dal prossimo anno. Il maxi piano per la tutela dell’ambiente annunciato dalla Germania – 54 miliardi di euro entro il 2023, e 100 miliardi entro il 2030 – contempla come fonte di finanziamento un aumento dell’Iva sui biglietti aerei.